| L'INDAGINE Ancora il 42% dei connazionali (contro il 52% dei cattolici spagnoli e il 55% dei praticanti francesi) legge individualmente i testi sacri, però soltanto il 3% dichiara di farlo tutti i giorni. Presentato ieri a Roma uno studio dell’Alleanza Biblica Universale
La bibbia in italia, questa sconosciuta
Monsignor Paglia: «Siamo davanti a un'ignoranza materiale della Scrittura». Il sociologo Diotallevi: «Italiani però interessati non solo alla comprensione della lettera, ma all'arricchimento dello spirito» Il linguista De Mauro: «Di fronte allo scarso interesse della gente per i libri, la Chiesa ha un'enorme responsabilità nel promuovere la lettura». Don Bissoli: «E ben 150 diocesi possiedono centri biblici»
Di Vincenzo Grienti
La Bibbia c'è ma occorre aprirla, leggerla e meditarla. Nonostante i quarant'anni successivi al Concilio Vaticano II abbiano registrato in modo progressivo e massiccio l'entrata del testo sacro nelle famiglie di tutto il mondo, resta urgente nell'era di Internet e della comunicazione multimediale uno «scatto in avanti» da parte di cattolici, ortodossi e protestanti nel promuovere il Libro attraverso la mediazione della comunità cristiana. L'input viene all'indomani della presentazione - presso la Sala stampa estera a Roma - dell'indagine commissionata dall'Abu (l'Alleanza biblica universale) sulla conoscenza della Scrittura. «Ci sono molti aspetti incoraggianti che emergono dalla ricerca, che illustrano l'importanza della parrocchia nella vita cattolica e i benefici duraturi della partecipazione alla vita della Chiesa - ha spiegato il pastore Miller Milloy, segretario generale dell'Abu -. Tuttavia lo studio mostra chiaramente che per molti la Bibbia è un libro chiuso. Benché tra il 42 e il 55 per cento degli intervistati legga la Bibbia, i numeri scendono quando si comincia a considerare la frequenza alla lettura». L'indagine si è svolta in tre fasi nell'arco di tre anni ed è stata diretta dal sociologo Luca Diotallevi dell'Università Roma Tre. La prima fase riguardava uno studio della letteratura esistente sull'argomento; la seconda ha puntato sulle interviste telefoniche di 650 persone per ciascuno dei tre Paesi interessati, realizzate dall'Eurisko di Roma su un campione di cattolici praticanti in Italia e Spagna, e di cattolici «anagrafici» e cattolici «praticanti» in Francia. Nella terza fase sono stati presi in considerazione i dati presentandone un'analisi conclusiva. «In particolare il 42 per cento degli italiani, il 52 per cento degli spagnoli e il 55 per cento dei francesi cattolici praticanti leggono la Bibbia a livello individuale; se si passa alla lettura in gruppo, gli italiani arrivano al 17 per cento, gli spagnoli al 12 e i francesi al 21», ha precis ato Diotallevi. Osservato che dal punto di vista empirico si tratta di dimensioni tutt'altro che trascurabili, il dato interessante riguarda l'omelia: il 41 per cento sia degli italiani che degli spagnoli, infatti, e il 45 per cento dei francesi preferiscono accostarsi alla Bibbia attraverso la predica. «È la dimostrazione - ha aggiunto il sociologo - che non sono solo interessati alla comprensione della lettera, ma all'arricchimento dello spirito che nasce da una domanda di declinazione di senso». Se «l'80 per cento dei praticanti ascolta la Bibbia solo la domenica e il 3 per cento la legge tutti i giorni, siamo davanti a un'ignoranza materiale del testo sacro - ha rilevato tuttavia il vescovo di Terni-Amelia Vincenzo Paglia, presidente della Commissione episcopale per l'ecumenismo e dialogo della Cei e vice presidente della Società biblica in Italia -. Ciò manifesta l'urgenza di intensificare l'impegno da parte dei cattolici nella promozione della Bibbia a partire dagli insegnamenti della Dei Verbum. Se poi il 45 per cento dei francesi e il 41 per cento degli italiani e degli spagnoli intervistati ritiene che l'omelia sia importante per crescere nella fede cristiana, occorre dire che bisogna migliorare anche la qualità delle prediche». In tale contesto, comunque, la parrocchia rimane «la cassa di risonanza della Parola» come è dimostrato dal 46 per cento degli spagnoli, dal 42 per cento dei francesi e dal 39 per cento degli italiani che la indicano come «l'aspetto più positivo della Chiesa», perché presumibilmente »proprio lì vivono la loro esperienza di fede e sperimentano la comunità». Tuttavia la parrocchia sembra riuscire a far poco per alimentare la conoscenza religiosa; fattore che si desume dalla scarsa frequenza agli incontri di catechesi o di cultura religiosi: circa un quarto dei cattolici praticanti (Spagna 28, Francia 26 e Italia 21 per cento). E poi singolarmente, nell'arco di un anno, appena un cattolico su due dedica del tempo a letture a carattere religioso. In generale, dall'indagine emerge una conoscenza religiosa «debole o nulla» (Spagna 56%; Italia 47%; Francia 44%) e una alfabetizzazione biblica inevitabilmente bassa: Italia 30 per cento; Spagna 22 per cento; Francia 21 per cento. Il pastore Daniele Garrone, presidente della Società biblica in Italia, ha evidenziato lo sforzo fatto dall'associazione fin dagli anni Settanta: «La diffusione e la traduzione della Bibbia sono una pietra miliare del cammino ecumenico. La traduzione interconfessionale della Bibbia è una palestra di incontro, di dialogo e di lavoro comune». In effetti l'Abu - associazione interconfessionale mondiale di 141 Società bibliche che lavorano in oltre 200 Stati per tradurre, stampare e diffondere la Bibbia - certifica che solo nel 2005 la Scrittura è stata tradotta in 2403 lingue e distribuita in 373 milioni di testi biblici. «Alla luce di questi dati i cattolici dovrebbero comunque rallegrarsi se si confrontano con i dati generali - ha detto il linguista Tullio De Mauro, ex ministro dell'Istruzione e docente all'Università di Roma -. Indagini osservative sulla capacità di lettura e di scrittura degli italiani sottolineano che il 5 per cento della popolazione italiana non sa leggere e scrivere, mentre meno del 30 per cento della popolazione viene definita dall'Istat in grado di avere una buona capacità di lettura e di scrittura». Poi, rivolgendosi ai rappresentanti delle Chiese cristiane De Mauro ha aggiunto: «Avete una enorme responsabilità e una possibilità di esercitare una influenza positiva per promuovere la lettura a partire dalla Bibbia». L'impegno tutto italiano sul fronte della promozione della Bibbia è stato descritto da don Cesare Bissoli, responsabile del Settore apostolato biblico dell'Ufficio catechistico nazionale della Cei: «Su 227 diocesi, più di 150 Chiese locali hanno una struttura stabile che sollecita a radunarsi attorno alla Bibbia».
Parco «don De Luca» A Sasso di Castalda, in provincia di Potenza, nascerà il parco letterario intitolato a don Giuseppe De Luca, il prete-scrittore nato a Sasso nel 1898 e morto a Roma nel 1962, che ha segnato una parte importante nella storia cattolica del Novecento. In questo parco letterario, che è il primo che sorge nella provincia di Potenza, oltreché il primo intitolato a don De Luca, verranno trasferiti gli oltre 85 mila pezzi tra libri, appunti e carteggi del sacerdote, attualmente conservati a Roma, in alcuni bauli situati all'interno della Biblioteca Vaticana. La prima iniziativa programmata dal parco e fissata per il 19 agosto, è la presentazione ufficiale del carteggio tra De Luca, Loris Capovilla e Papa Giovanni XXIII.
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