| Preti di Gallura. Il sacerdote interviene criticamente sui temi scottanti del momento
«Gay? La Chiesa dovrebbe difenderli»
Don Francesco Tamponi controcorrente su Pacs e omosex «La Chiesa dovrebbe rispettare l'individuo, a prescindere da come esercita la sua sessualità. Nel caso degli omosessuali, da sempre discriminati, dovrebbe prendere posizione e stare con loro, difenderli da un Occidente omofobo». Don Francesco Tamponi, 48 anni, direttore dell'ufficio beni culturali e artistici della diocesi di Tempio-Ampurias, sull'argomento ha le idee chiare, chiarissime. E non gli importa di metterle in piazza. Undici anni fa, quando era parroco di Bulzi, al vescovo che gli impedì di celebrare la messa in sardo dopo un precedente accordo che aveva coinvolto l'intero paese, rispose togliendosi i sandali e i paramenti sacri: "Non continuerò a fare il parroco". Era scoppiato il finimondo, con i massimi prelati isolani a chiedere la testa del sacerdote (volevano sospenderlo a divinis) il quale, nel frattempo, riceveva valanghe di attestati di solidarietà. Il dibattito sul tema, andato avanti per mesi, aveva messo in moto intellettuali e politici. Tant'è che due anni più tardi, la legge di tutela della lingua venne finalmente approvata dal Consiglio regionale. «Non ho alcun merito in questo ? precisa don Francesco ? diciamo che ho fatto da testimonial. Il merito è della Chiesa, dei preti di campagna. Mi avevano chiamato mosca cocchiera, senza sapere che quel tipo di mosca punge i cavalli e li fa correre». Appunto. Nello studio di Palazzo Villamarina, splendido edificio nel cuore di Tempio, vecchi cimeli religiosi sistemati tipo soprammobili e uno scrigno contenente un osso di San Simplicio, il martire patrono di Olbia. «L'ho acquistato a un'asta su E-bay ? sorride ? anche se non ho ancora capito come abbia potuto finire sulla rete». Comunque adesso è qui, insieme a statue del Cristo e della Madonna tirate fuori chissà dove e in attesa di essere restaurate, in un ambiente che, non fosse per questi reperti, di Chiesa non avrebbe niente. «L'Ufficio beni culturali molti pensano si occupi di cose vecchie. È vero, però nell'arco di sei mesi ha creato ben 422 posti di lavoro dei 1800 previsti entro il 2008. Molti a tempo determinato, la gran parte a tempo indeterminato. Diciamo che è una risposta alle esigenze di lavoro della nostra terra». Don Francesco, cos'è oggi la Chiesa? «È tutto e nulla, e non sempre la si conosce bene. Ci vorrebbe una full immersion. Sì, perché non tutti hanno capito che ci si deve anche sporcare le mani in prima persona, fare qualcosa e non aspettare che altri la facciano per noi». Che significa? «Guardi, io mi sento responsabile pure dei preti mandroni, non voglio dire che io lavori più degli altri, ma c'è modo e modo di farlo. Le persone da un sacerdote si aspettano che le ascolti, che dia un senso ai loro dubbi e alle loro perplessità. La Chiesa in questo ha punte di eccellenza, in positivo e in negativo, perché si è fatta travolgere da una società disarticolata». Vanno bene i don Borrotzu che difendono gli operai di Ottana? «La sua è una battaglia sacrosanta. Mi chiedo dov'era la Chiesa di Nuoro quando si firmavano gli accordi di programma. Bisogna stare vicino ai potenti, certo, ma stando attenti, cercando di capire cosa potrebbe succedere. E non cedere alla tentazione di una Chiesa costantiniana, cioè guardare agli utili economici, al potere e a qualsiasi forma di prostituzione. Dobbiamo metterci a disposizione dei politici, per consigliarli». E invece? «Invece ci manca la profezia, la voglia di scommettere sul futuro. In Gallura la Chiesa aveva favorito l'Aga Khan, organizzato un convegno per sostenere le sue proposte di sviluppo. Oggi non si vigila più su chi viene a depredare il territorio per poi scappare con le tasche piene». Esiste il collateralismo tra Chiesa e potentati politici ed economici? «Esiste quando la Chiesa è succube di idee preconcette. In Sardegna il vero collateralismo è il silenzio, fatta salva qualche rara eccezione. Il lavoro che si fa non è da esempio». Coppie di fatto. «Nessun problema, e la società si dovrebbe astenere dal giudicare. Piuttosto la Chiesa, per la sua natura stessa, parla ma riferendosi al matrimonio in quanto sacramento, porta aperta su una realtà spirituale. E sintesi di due principi universali, il maschile e il femminile che generano la vita». Niente in contrario sul fatto che lo Stato le riconosca? «No, lo Stato può prevedere istituti giuridici per i diritti individuali e non è compito della Chiesa interferire». Ruini però parla troppo. «Spesso viene strumentalizzato, lui chiede attenzione e cautela. Talvolta, magari, esagera». Vito Fiori
05/04/2006 Omosessuali, Pacs, Chiesa. Don Francesco Tamponi parla a ruota libera dei temi più dibattuti del momento.
05/04/2006
Edited by TotusTuus - 6/4/2006, 11:42
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