Ecclesia Dei. Cattolici Apostolici Romani

CAMMINO NEOCATECUMENALE., Vogliamo parlarne?

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Raimundus
view post Posted on 28/3/2006, 04:37     +1   -1




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Pag. 322 (1°, 3° e 4° capoverso)

"La liturgia è solennissima: canti grandiosi e musica. ..."

"Ma soprattutto questa massa di gente pagana, vede, in fondo, la liturgia cristiana con i suoi occhi religiosi: l'idea del sacrificio. C'è un completo retrocedere all'antico testamento che era stato superato dallo stesso Israele. ..."

"Perciò quando poi nel medio evo si mettono a discutere del sacrificio, in fondo discutono di cose che non esistevano nell'Eucaristia primitiva. ... L'Eucaristia è sacrificio di lode, una lode completa di comunicazione con Dio attraverso la Pasqua del Signore. Ma in questa epoca l'idea del sacrificio non è intesa così ma nel senso pagano. Ciò che essi vedono nella messa è che qualcuno si sacrifica, cioè il Cristo. Nell'Eucaristia vedono soltanto il sacrificio della croce di Gesù Cristo. E se oggi chiedeste alla gente qualcosa a questo proposito, vi direbbe che nella messa vede il calvario."

A questo punto, prima di una nostra nota, premettiamo un giudizio del Card. Ratzinger (Messori, Rapporto sulla fede, Pag. 134) su certe accuse di trionfalismo, che qui riaffiorano nelle parole di Carmen: "Non è affatto trionfalismo la solennità del culto con cui la Chiesa esprime la bellezza di Dio, la gioia della fede, la vittoria della verità e della luce sull’errore e sulle tenebre. La ricchezza liturgica non è ricchezza di una qualche casta sacerdotale; è ricchezza di tutti, anche dei poveri, che infatti la desiderano e non se ne scandalizzano affatto.

Tutta la storia della pietà popolare mostra che anche i più miseri sono sempre stati disposti istintivamente e spontaneamente a privarsi persino del necessario pur di rendere onore con la bellezza, senza alcuna tirchieria al loro Signore e Dio".

C'è in questa pagina una tra le espressioni più negative del testo. L'idea del sacrificio - sostiene Carmen - è stata introdotta nella Chiesa sotto la pressione delle idee pagane poiché non esisteva nella Chiesa primitiva.

La dottrina della Chiesa sulla S. Messa come vero e proprio sacrificio, è antica come la Chiesa. I teologi sono concordi nell'affermare che già il solo fatto che Gesù abbia reso presente il suo Corpo ed il suo Sangue sotto specie separate, indica il carattere sacrificale della Messa.

Questo carattere è ancor meglio evidenziato dalle parole di Gesù: "questo è il Corpo dato... e il Sangue sparso per voi" che sono termini biblici indicanti l'offerta di un vero sacrificio.

Inoltre Gesù dice che il Suo Sangue è quello dell'alleanza nuova ed eterna che come l'antica è conclusa con l'offerta di un sacrificio cruento (cfr. Es 24,8; Eb 13,10; 1Cor 10,15-21).

La Chiesa ha visto sempre nell'Eucaristia un vero e proprio sacrificio (vedi Didachè c. 14 - Clemente Romano, Ignazio di Antiochia, Giustino, Tertulliano, Cipriano, Ambrogio, Agostino ecc. ecc.).

Anche tutte le liturgie antiche attestano il carattere sacrificale della Messa.

Furono i Protestanti, preceduti da Wicleff, a negare il carattere sacrificale della Messa. Secondo Harnach e Wieland la Chiesa dei primi due secoli avrebbe conosciuto solo un sacrificio soggettivo e spirituale di lode, di adorazione e di ringraziamento. Il testo così come suona ripete le eresie appena ricordate!

"L'Eucaristia è Pasqua, passaggio dalla morte alla risurrezione... L'Eucaristia è sacrificio di lode, una lode completa di comunicazione con Dio attraverso la Pasqua del Signore. Ma in questa epoca l'idea di sacrificio non è intesa così, ma nel senso pagano..." (dice Carmen).

Se l'affermazione di cui sopra (fine del quarto capoverso), fosse vera, avremmo avuto un periodo, nella storia della Chiesa, in cui questa ha sbagliato nel ritenere la Messa un sacrificio e, cosa ancora peggiore, come un sacrificio pagano. Sarebbe mancata perciò una caratteristica fondamentale della Chiesa: la sua infallibilità. Questa è pura eresia!

Ci scusiamo dell’insistenza avendo già dimostrato la falsità di queste affermazioni. A proposito dell'Eucaristia-sacrificio facciamo notare che, se l'Eucaristia (che è il "memoriale", cioè l'attualizzazione, del mistero Pasquale di Cristo, = mistero di morte e resurrezione) non è un vero sacrificio, ne consegue che anche il fatto che è attualizzato da questo rito (la morte in Croce di Cristo) non è un vero sacrificio.

Ma con questa affermazione si nega completamente non solo il valore redentivo della morte di Cristo, ma altresì il valore sacramentale dell'Eucaristia.

Secondo la teoria di Kiko l'Eucaristia diventa "il memoriale" di un rito qualsiasi, e non di un rito sacrificale, redentore (quello della morte in Croce di Cristo). Gesù, istituendo l'Eucaristia, (come già ricordato) dice chiaramente che essa è "il memoriale" "del suo Corpo dato e del suo Sangue versato per la remissione dei peccati". Cioè, è "memoriale" di un atto sacrificale, nel quale Egli dà la sua vita per la salvezza degli uomini.

Ne consegue quello già detto: com'è un vero sacrificio la sua morte, così è vero sacrificio il "memoriale" di essa.

Questa è la dottrina che la Chiesa ha sempre insegnato, come verità rivelata, negando la quale non si è più nella Chiesa.

Kiko e Carmen sembrano negare completamente questa dottrina, nascondendo questa eresia, che poi e' la stessa di Lutero, sotto una valanga di parole, di espressioni roboanti, capaci forse di colpire orecchie di principianti, ma non l'intelligenza di chi conosce più a fondo l'insegnamento della Chiesa.

Da queste premesse dottrinali, diffuse insistentemente tra gli aderenti al movimento, sono originati altre convinzioni ed atteggiamenti che non sono conformi né alla dottrina cattolica né alla prassi comune dei fedeli, come per esempio l'assenza quasi assoluta dei N.C. a qualsiasi pratica in onore della Santissima Eucaristia al di fuori della S. Messa.



Pag. 323 (1° e 2° capoverso)

"Se abbiamo trovato gente che non vive la Pasqua, né la capisce, adesso ci troviamo di fronte al fatto che comincia a non capirsi neanche il latino.... Allora la gente deve immaginare le cose."

"Appaiono nelle chiese i grandi quadri che rappresentano la vita e i miracoli di Gesù Cristo. Del popolo di Israele che è il popolo dell'udito, abbiamo fatto il popolo dell'immaginazione...."

Nota: Il fatto che il popolo pian piano non abbia capito il latino della liturgia, non significa che non abbia creduto al Mistero al quale partecipava.

Non è la conoscenza della lingua che rende più comprensibile il mistero. Esso resta sempre. Al mistero ci si avvicina con la fede e con l'amore.

I grandi quadri, i mosaici, che compaiono nelle Chiese, costituirono per il popolo, in gran parte analfabeta, la Bibbia viva, la Parola di Dio che essi contemplavano con gli occhi estasiati ed amavano con il cuore semplice. Kiko, con il suo accenno, vuol forse condannare quell'arte ancora oggi tanto ammirata; piena di fede, di bellezza, di poesia, per esaltare una certa arte moderna spesso fatta di sgorbi o di macchie di colori?



Pag. 324 (3° e 4° capoverso)

"In quell'epoca ... si giunge ad una superstizione completa ..."

"Si comprende perciò perfettamente perché sorse Lutero ..."

Nota: Anche in questa pagina abbondano, come di consueto, affermazioni contraddittorie.

Prima si afferma che, nel passato, non si capiva più niente dell'Eucaristia; che si era perso il senso dell'assemblea; che la messa era diventata un rito penitenziale ecc.. Adesso, si dice che la Chiesa "manteneva il nucleo essenziale dell'Eucaristia". Abbiamo più volte fatto notare questo dire e disdire, che rivela una tattica: demolire, screditandola, la Chiesa prima del Vaticano II, nel tentativo di provare, o convincere, che quella che essi (N.C.) presentano è la vera Chiesa.

Questa convinzione è fortemente radicata nei laici e nei presbiteri del movimento che affermano con molta ... chiarezza ed umiltà (!): "noi siamo la vera Chiesa! Noi siamo i veri preti di questo post-Concilio!".

Scrivere ed insegnare queste cose, significa affermare che "in quelle epoche", il Magistero infallibile della Chiesa non esisteva più. Questo è eresia!



Pag. 325 (inizio pagina)

"Con Papa Pio V ci fu un tentativo di riforma nel Concilio Laterano..."

Nota: Abbiamo già notato come gli autori del testo, per i loro fini, sono pronti a travisare e alterare Parola di Dio, storia, teologia, filosofia ecc. ecc.

San Pio V (1566 - 1572) lavorò molto per la riforma della Chiesa, in attuazione dei decreti del Concilio di Trento, ma non radunò, come qui si afferma, nessun Concilio al Laterano.



Pag. 325 (2° e 3° capoverso)

"... la liturgia è in continuo rinnovamento."

"... La liturgia è vita, una realtà che è lo Spirito vivente tra gli uomini. Perciò non lo si può mai imbottigliare,..."

Nota: C'è qui un'altra dimostrazione delle contraddizioni del testo. Prima ci si scaglia contro le innovazioni introdotte nel corso dei secoli, affermando che venivano da concetti pagani o da altri ... interessi. Qui si riconosce il diritto ad un rinnovamento, perché la liturgia è vita.

Ma dopo aver negato questo diritto alla Chiesa del passato, e successivamente averlo riconosciuto, i neocatecumenali dovrebbero conoscere quanto stabilisce il Vaticano II (S.C. n° 22,1-2-3): "regolare la Sacra Liturgia compete unicamente all'autorità della Chiesa, la quale risiede nella Sede Apostolica e, a norma del Diritto, nel Vescovo"....Di conseguenza nessun altro, assolutamente, anche se Sacerdote, osi, di sua iniziativa, aggiungere, togliere o mutare alcunché in materia liturgica.

Queste norme non esistono per i N.C. che celebrano l'Eucaristia come piace a loro.

"La liturgia non è un show, uno spettacolo che abbisogni di registi geniali e di attori di talento. La liturgia non vive di sorprese "simpatiche", di trovate "accattivanti", ma di ripetizioni solenni. Non deve esprimere l’attualità e il suo effimero, ma il mistero del Sacro. Molti hanno pensato e detto che la liturgia debba essere "fatta" da tutta la comunità, per essere davvero sua. È una visione che ha condotto a misurare il "successo" in termini di efficienza spettacolorae, di intrattenimento. In questo modo è andato però disperso il "proprium" liturgico che non deriva da ciò che noi facciamo, ma dal fatto che qui accade qualcosa che tutti noi insieme non possiamo proprio fare. Nella liturgia opera una forza, un potere che nemmeno la Chiesa tutta intera può conferirsi; ciò che vi si manifesta è l’assolutamente Altro che, attraverso la comunità (che non è dunque padrona ma serva, mero strumento) giunge fino a noi (Card. Ratzinger in Messori, Rapporto sulla fede, pag. 130).

"Per il cattolico, la liturgia è la Patria comune, è la fonte stessa della sua identità: anche per questo deve essere "predeterminata", "imperturbabile" perché attraverso il rito si manifesta la Santità di Dio. Invece, la rivolta contro quella che è stata chiamata "la vecchia rigidità rubricistica", accusata di togliere "creatività", ha coinvolto anche la liturgia nel vortice del "fai-da-te", banalizzandola perché l’ha usa conforme alla nostra mediocre misura." (Messori, Rapporto sulla fede, pag. 130-131).



Pag. 325 (4° capoverso)

"...Il sacramento parla più dei ragionamenti. Ma a quel tempo poiché non si capisce ciò che è il sacramento, si cerca di dare spiegazioni filosofiche del mistero. E così cominciano i dibattiti su: "Come è presente?" Lutero non negò mai la presenza reale, negò solo la parolina "transustanziazione" che è una parola filosofica che vuol spiegare il mistero"

Nota: Il valore e l'efficacia del Sacramento, come già detto, non dipende dalla valorizzazione del segno. Esso agisce per forza propria: ex opere operato (come si esprime la teologia). Cfr. note per la pagina 326.

Le spiegazioni filosofiche non vogliono spiegare il mistero: sono tentativi legittimi per rendere l'atto di fede "obsequium rationabile". Cercare, cioè, di eliminare l'apparente contrasto tra la fede e la ragione.

Lutero non ha potuto negare la presenza reale, limitandola però al momento dell'uso, cioè alla Comunione, ammettendo anche una coesistenza del Corpo e Sangue di Cristo, con la sostanza del pane e del vino. Per i Protestanti i Sacramenti sono soltanto pegni della promessa divina della remissione dei peccati, e mezzi per risvegliare e fortificare la fede fiduciale che sola giustifica.

Quindi non mezzi di grazia (come insegna la Chiesa), ma di fede, e contrassegni di questa. Dottrina condannata però dal Concilio di Trento. A riguardo della parola "transustanziazione", che secondo Kiko è una parola filosofica che vuol spiegare il mistero, il C.C.C. n° al numero 1376 dice: "Il Concilio di Trento riassume la fede cattolica dichiarando... che con la consacrazione del pane e del vino si opera la conversione di tutta la sostanza del pane nella sostanza del Corpo del Cristo, nostro Signore, e di tutta la sostanza del vino nella sostanza del suo Sangue. Questa conversione, quindi, in modo conveniente e appropriato è chiamata dalla santa Chiesa cattolica "transustanziazione" ". Ma Kiko, che dice di accettare la dottrina del Vat II, continua a rifiutare questa parola.



Pag. 325 (verso la fine)

" ...Ma la cosa importante non sta nella presenza di Gesù Cristo (nell'Eucarestia). Ossia, la presenza fisica nel mondo ha uno scopo che è il resuscitare dalla morte. Questa è la cosa importante. La presenza è un mezzo per il fine, che è la Sua opera: il mistero di Pasqua. La presenza è in funzione dell'Eucarestia, della Pasqua...".

Nota: La Carmen afferma che la presenza di Gesù Cristo nell'Eucaristia, non è la cosa più importante... perché la presenza fisica nel mondo ha uno scopo che è il resuscitare dalla morte. Ma "Gesù si è incarnato per cancellare il peccato e riconciliare gli uomini con Dio per mezzo del suo Sacrificio di croce (Eb 10,15)". Questo disegno di Dio comportava da parte di Cristo l'immolazione reale del suo Corpo sulla croce alla quale, come suggello dell'accettazione da parte del Padre, sarebbe seguita la sua resurrezione. Poiché la Messa è il "memoriale" del Sacrificio Pasquale di Cristo, è ripresentazione della sua Passione, morte e resurrezione. Se nell'Eucarestia non ci fosse il suo Corpo, cioè la presenza reale di Gesù, non ci sarebbe neppure il memoriale del suo Mistero pasquale. L'Eucaristia, se non fosse presenza di Cristo, non sarebbe né sacrificio, né memoriale. Quindi non sarebbe neppure Sacramento, ma una semplice cena commemorativa.



Pag. 326 (1° capoverso)

"... Il memoriale che Egli lascia è il Suo Spirito resuscitato dalla morte, ..."

Nota: La frase è composta di parole senza senso. Perciò chiediamo alla Carmen: "Gesù è presente nell'Eucaristia con il suo solo Spirito risuscitato dalla morte" o con la realtà del suo Corpo?

Nel primo caso si nega la Risurrezione di Cristo nel suo vero Corpo.

Nel secondo l’espressione è teologicamente sbagliata.



Pag. 326 (2° capoverso)

"E' quando non si capisce più ormai questa presenza della Pasqua, di questo sacramento che si vuole spiegare filosoficamente, che si cominciano i dibattiti su come è presente, con gli occhi o senza gli occhi, fisicamente ecc. Tutte queste spiegazioni partono da un punto falso, consistente nel voler spiegare razionalmente qualcosa di diverso."

Nota: La spiegazione che la teologia "razionale" ha cercato di dare al mistero eucaristico, non ha mai preteso - come afferma Carmen - di offrire una spiegazione filosofica, valida razionalmente, dell'oggetto di fede, ma mostrare che tra l'atto di fede ed i postulati della ragione, non c'era opposizione. La teologia, non spiega con la ragione, i sacramenti. Essendo essi "segni efficaci di una realtà invisibile" questa non è oggetto di alcuna spiegazione filosofica, ma solo di fede. La teologia si sforza di capire, dopo aver emesso anch'essa un atto di fede nel mistero che tratta, il significato che quei segni possono avere per noi, e conoscere quando i segni stessi diventano veramente efficaci, produttori di grazia.

La teologia, studiando il mistero, non cerca evidenze razionali per sottrarsi al dovere di credere. Non chiede: "è vero quello che dice il Signore?", ma: "Signore, aiutaci a capire meglio quello che ci dici."

La teologia è a servizio dei fratelli: non deve far da padrona sulla fede, ma collaborare alla gioia dei credenti (cfr. 2Cor. 1,4) ed aiutare l’intelligenza ragionante a compiacersi anch’essa dei misteri della fede.



Pag. 326 (5° capoverso)

"Un sacramento è formato da due elementi: uno è il segno, esplicitazione del mistero, e l'altro è l'efficacia del segno, che realizza quello che il segno significa."

Nota: Il Sacramento è formato da due elementi: il segno esterno e la parola che lo accompagna. L'efficacia del segno non è - come si dice qui - un elemento essenziale del Sacramento. Cioè, non è il Segno, o la comprensione che di esso si ha, che rende efficace il Sacramento - come afferma Carmen.

Da questo concetto i neocatecumenali partono all'attacco della Comunione con l'ostia (uso in vigore all'inizio del secolo IX) che data la forma, "sembra di carta".

Però si conclude che "anche in questo caso, quanto all'efficacia il sacramento si realizza" (pag. 326).

In questa affermazione c'è una chiara contraddizione con quanto Carmen stessa prima aveva affermato sul significato del segno come elemento costitutivo del Sacramento. Se infatti il sacramento è efficace comunque, anche con l'ostia che sembra carta, ciò significa che l'efficacia del segno sta nelle parole del Ministro, e non nella percezione del suo significato da parte di chi lo riceve. Ma questa conclusione, anche se, logica non piace a Carmen. Ci ritorna alla fine della pagina 326 appoggiandosi ad una frase di Farnes che fa un paragone tra il cesto o il secchio usati per raccogliere la pioggia. "Questa è sempre efficace, ma quell'efficacia col secchio rimane, col cesto invece si perde". Il paragone però non è valido. Il secchio o il cesto non è segno della pioggia che cade: può essere segno solo della volontà, efficace o meno, di chi usa i diversi mezzi per raccoglierla. Il Segno sacramentale del Battesimo (cioè l'acqua) che di natura sua poteva indicare molte cose, ne indica invece un'altra di carattere completamente diverso, anche se simile, perché soprannaturale. Questa indicazione è data dalle parole (la forma) che usa il Ministro nell'utilizzare quel segno.

Quell'acqua che poteva servire per dissetare, innaffiare, rinfrescare ecc., viene utilizzata secondo il fine determinato dal Ministro del Sacramento. Se colui che lo riceve è, poi, un secchio o un cesto, certamente non sarà questo suo stato a determinare il valore dell'atto, ma soltanto la fruttuosità nei suoi confronti (cfr. C.C.C. n° 1145 ss).



Pag. 327 (1° capoverso)

"La liturgia è piena di segni, perché da essi non si può prescindere affinché la grazia si realizzi".

Nota: Il segno è richiesto perché Gesù l’ha usato per trasmetterci il dono invisibile e spirituale della grazia. Ma questi segni conferiscono la grazia soltanto se usati come Cristo li ha usati. Così il pane e il vino nell'Eucaristia diventano segni di una realtà soprannaturale solo quando sono trasformati dalle parole della consacrazione. Ma questa realtà soprannaturale si percepisce solo con la fede e non attraverso la visione del segno.

La Chiesa nella liturgia, affinché il sacramento, fonte di grazia, si realizzi, (C.C.C. n° 1127-1128) non può prescindere da quel segno assunto da Cristo (C.C.C. n° 1151-1152) e da Lei riconosciuto.

Nell'Eucaristia il segno è quello del pane e del vino e le parole sono quelle contenute nei testi liturgici. Gli altri segni usati sia prima, sia dopo la consacrazione, non sono essenziali, ma solo integranti.



Pag. 327 (8° capoverso)

"Si recuperano i segni: si comincia a comunicare con il pane e non con un'ostia che non sembra più pane, si beve al calice. Il Concilio Vaticano II ha stabilito che si recuperino i segni in tutta la loro ricchezza di segni. Si recupera l'abbraccio di pace nonostante ciò risulti difficilissimo alla gente dato che non siamo né in assemblea né in comunità."

Nota: La Dottrina della Chiesa definisce quello che è l'essenziale per il Sacramento: (la materia, la forma: (Decr. 887 e 884) e il Ministro (Conc. Lat. 1215; Dc 430 - a24 e 961 - 949). I segni che però danno la grazia sono quelli usati nei sacramenti della Chiesa. Gli altri segni, anche se usati in celebrazioni liturgiche, sono soltanto dei simboli adatti a stimolare o approfondire la conoscenza del mistero che si sta celebrando. Questi non danno la grazia santificante.

Il ricupero dei segni non si ha ripetendoli soltanto, ma comprendendone e vivendone il significato. Anche dopo la riforma del Vaticano II troppi segni restano muti perché non è stata fatta una catechesi adeguata.



Pag. 327 (9° capoverso)

"L'offertorio nella riforma ha perduto di importanza, immaginate cosa significa per la gente togliere il poco a cui partecipava."

Nota: Conosciamo bene l'importanza della riforma a cui abbiamo dato l'approvazione fin dalla stesura della S.C. del Vaticano II. Non approviamo tuttavia, quanti, in nome del Concilio, vogliono introdurre abusi, o false interpretazioni.

Qui, nel testo, ce n'è una prima:

"non ci sarà una vera assemblea, se non sorgeranno comunità che vivono dello Spirito per esultare in Comunione". Cosa si vuole insinuare? Che saranno indispensabili le Comunità neocatecumenali per attuare i dettami conciliari? Le altre non contano?

La traduzione in lingua volgare, che non doveva eliminare la lingua latina (S.C. 36,1), non risolve il problema della comprensione dei riti, se mancherà una solida e continua catechesi.

L'Ostia tradizionale, ancora non è stata abolita dalla Chiesa, ma dai neocatecumenali, molti anni prima di averne l'autorizzazione! Anche per la Comunione al calice da questi non vengono osservate le norme emanate in materia. Belli esempi di obbedienza all'autorità della Chiesa!

L'offertorio nella riforma non ha perduto di importanza, anzi ha assunto una maggiore solennità (vedi le Messe papali), anche se è chiaro il suo significato teologico!



Pag. 328 (7° e 8° capoverso)

"Neppure c'è il Gloria ..."

"Lo stesso per il Credo ..."

Nota: Per i neocatecumenali il Gloria e il Credo non ci sono mai nelle loro celebrazioni. Anche se il Gloria è entrato più tardi nella liturgia, esso ha un’origine antichissima; ed è un inno con il quale la Chiesa, radunata nello Spirito Santo, glorifica e supplica Dio Padre e l’Agnello.

Ma per Carmen e Kiko il Gloria non ha senso perché duplica, essi dicono, l’anafora. Anche se questa motivazione è portata da alcuni liturgisti, si deve ricordare che le forme e i modi della celebrazione sacramentale, solo la Chiesa gerarchica può disporli (C.C.C. n° 1124, 1125 e 1126).

I neocatecumenali che si dichiarano figli obbedienti della Chiesa di cui vogliono portare nel mondo l’insegnamento, dimenticano i dettati del C.C.C. n° e del Vaticano II, S.C. n° 22-26.

Le uniche norme per loro valide sono quelle emanate da Kiko!

A nostro avviso, trascurando la considerazione sul tempo dell’introduzione del Gloria nella Messa, si può affermare che la sua collocazione dopo il Kyrie e prima della "colletta", costituisce un atto di riverenza e di amore verso la Santissima Trinità, fonte del mistero che si sta celebrando.

Per il Credo identico è il comportamento dei N.C.. "Esso, affermano, viene dal tempo delle eresie; quando cominciarono ad apparire eretici e apostati; prima di passare all’Eucaristia gli si faceva confessare la loro fede".

La Chiesa oggi lo recita per suscitare nell’assemblea, dopo l’ascolto della parola di Dio, una risposta di assenso e di richiamo alla mente delle regole della fede, prima di incominciare la celebrazione dell’Eucaristia. Ma anche qui Kiko si ritiene autorizzato a disporre a suo piacimento della liturgia della Chiesa. Contro ogni disposizione essi rifiutano la recita della formula niceno-costantinopolitana, usando talvolta (come nella visita del Papa alla comunità di Porto S. Giorgio) altre formule.

Dalla confessione di un ex-NC si apprende che la mancata recita del Credo proviene da un’altra motivazione, e non da quella di voler ritornare alle origini. Verso la fine del Credo, infatti, si dice: "Credo la Chiesa, una santa, cattolica e apostolica". Poiché i NC non ammettono la Chiesa gerarchica, non vogliono neppure recitare una formula con la quale sarebbero costretti ad affermare la loro fede in quella Chiesa in cui non credono. La motivazione diffusa tra gli aderenti che essi non recitano il Credo "perché non ne sono degni" è semplicemente ridicola! Il Credo è la formula antichissima con la quale il Cristiano esprime la sua fede. E poiché la fede è una risposta a Dio che si rivela, questa non sarà, né può esserlo, un atto che il Cristiano non è degno di porre, anzi è la conseguenza logica e doverosa della sua fede.

Dopo queste disposizioni kikiane, riguardanti la celebrazione del mistero centrale della nostra fede, si pone la domanda: "Come mai, tanti Vescovi e Sacerdoti permettono, da circa trenta anni, una prassi liturgica contraria a quella della Chiesa; mentre continuano a ripetere che le catechesi di Kiko sono un dono dello Spirito Santo per la Chiesa del nostro tempo?"

Si deve concludere che certi pastori queste catechesi o non le hanno mai lette oppure anch’essi, seppur tacitamente, le approvano.

In entrambi i casi c’è da esclamare: "Signore, pietà"!



Pag. 329 (2°, 4°, 5° e 6° capoverso)

Pag. 330 (2° e 3° capoverso) Pag. 331 (2° e 4° capoverso)

"Dicevo che la Chiesa primitiva non ha mai problemi sulla presenza reale. Se a San Pietro fosse stato chiesto se Gesù Cristo sia presente nell'Eucaristia, si sarebbe meravigliato, perché lui non si pone il problema. Per lui Cristo è una realtà vivente che fa Pasqua e trascina la Chiesa. Non è questione di briciole o cose di questo tipo; San Pietro si sarebbe scandalizzato molto più del fatto che non c'è l'assemblea o che uno solo beve dal calice. E' questione di sacramento, di assemblea."

"Cominciano le grandi esposizioni del Santissimo, (prima mai esistite), perché la presenza era in funzione della celebrazione eucaristica e non il contrario. Il pane e il vino non sono fatti per essere esposti, perché vanno a male. Il pane e il vino sono fatti per essere mangiati e bevuti."

"Io sempre dico ai Sacramentini, che hanno costruito un tabernacolo immenso: se Gesù Cristo avesse voluto l'Eucaristia per stare lì, si sarebbe fatto presente in una pietra che non va a male."

"Il pane è per il banchetto, per condurci alla Pasqua. La presenza reale è sempre un mezzo per condurci ad un fine, che è la Pasqua. Non è un assoluto, Gesù Cristo è presente in funzione del mistero pasquale."

"La presenza di Gesù Cristo è un'altra cosa. E' il carro di fuoco che viene a trasportarci verso la gloria, a passarci dalla morte alla resurrezione, a farci veramente entrare nella morte, che è molto diverso. L'Eucaristia è completamente dinamica, ci mette in cammino. Noi l'abbiamo trasformata in qualcosa di statico e manipolabile per noi. Pensate che è tanto vero quel che dico che facciamo il ringraziamento dopo aver comunicato, mentre tutta l'Eucaristia, come abbiamo visto, è azione di grazie."

"Tutti i valori di adorazione e contemplazione, che non sono alieni alla celebrazione del banchetto, sono stati tirati fuori dalla celebrazione come cose marginali. L'adorazione al Santissimo, per es. ..."

"Come una cosa separata dalla celebrazione cominciano le famose devozioni eucaristiche: L'adorazione, le genuflessioni durante la messa ad ogni momento, l'elevazione perché tutti adorino. ..."

"L'adorazione e la contemplazione sono specifiche della Pasqua, ma dentro la celebrazione, non come cose staccate. ..."

Nota: A riguardo di questa ultima frase che sembra escludere la presenza di Gesù al di fuori della celebrazione eucaristica ci sia consentito riportare quanto scrive il Card. Ratzinger: "Si è dimenticato che l’adorazione è un approfondimento della Comunione. Non si tratta di una devozione "individualistica", ma della prosecuzione o della preparazione del momento comunitario" (Messori, Rapporto sulla Fede, pag. 157).

"Ma gli "archeologi" della liturgia hanno da ridire su tutto quello che non c’era nella liturgia dei primi secoli, non riconoscendo al "sensus fidei" del popolo cattolico la possibilità di approfondire, di portare alla luce, secolo dopo secolo, tutte le conseguenze del patrimonio che gli è stato affidato" (ivi).

Riportiamo inoltre da "Princìpi e norme" del Messale Romano: "Il mistero della Presenza reale del Signore sotto le specie eucaristiche, (oltre che essere esplicitamente affermato dal Vat. II e da altri documenti del Magistero) è posto in luce "dal senso e dall’espressione esterna di sommo rispetto e di adorazione di cui è fatto oggetto nel corso della liturgia Eucaristica. Per lo stesso motivo al Giovedì Santo e nella solennità del Corpo e Sangue del Signore, il popolo cristiano è chiamato ad onorare in modo particolare con l’adorazione questo ammirabile sacramento.

Si può concludere, molto amaramente, che:

1) I neocatecumenali (o meglio Kiko e Carmen) non credono alla presenza reale di Cristo sotto le apparenze del pane e del vino consacrati terminata la messa.

2) Non credono che questa presenza si estenda anche ai frammenti ("le briciole") del pane.

3) Ne consegue che quanti credono nella presenza reale dell'Eucaristia, terminata la Messa, a giudizio dei N.C. compiono un atto di idolatria.

4) E poiché la "lex orandi" è una dimostrazione della "lex credendi", e cioè, che la preghiera della Chiesa dimostra la sua fede, si dovranno condannare, secondo queste premesse, tutti coloro che promuovono il culto eucaristico, nelle varie forme o manifestazioni, come XL ore, congressi eucaristici, ore di adorazione, ecc. ecc.

5) Infine, l'affermazione in cui si dice "che se Cristo avesse voluto l'Eucaristia per restare lì (= cioè nel Tabernacolo) si sarebbe fatto presente in una pietra che non va a male", è un insulto a tutta la Chiesa, che incominciando dal Sommo Pontefice ed abbracciando schiere numerose di Istituti religiosi, di Santi, di Martiri, di Vescovi e Sacerdoti hanno fatto, nel corso dei secoli, dell'adorazione eucaristica il centro della loro spiritualità e del loro apostolato. Spiritualità questa che sostiene, anche oggi, milioni di fedeli di ogni grado culturale e sociale.

Non è da meravigliarsi se da queste teorie, diffuse nelle catechesi, nascono poi certi comportamenti comuni (dove più dove meno) a tutti i gruppi neocatecumenali.

"L'adorazione e la contemplazione (é scritto nel testo) sono specifiche della Pasqua, ma dentro la celebrazione, non come cose staccate" (pag. 331).

Questa affermazione è conseguenza della convinzione che la Presenza reale non esiste più terminata la celebrazione della Messa. Ed i neocatecumenali sono logici all'insegnamento loro impartito. Risulta da innumerevoli testimonianze che essi non fanno mai (con eccezioni rarissime) alcun gesto di adorazione passando davanti al Tabernacolo, né qualche visita al SS.mo. Lo stesso avviene il Giovedì Santo, quando il SS.mo viene solennemente esposto dopo la celebrazione della Messa in "Coena Domini".

Si aggiunga la trascuratezza verso i frammenti del pane consacrato ("le briciole") che numerosi cadono per terra, sia per il modo di confezionare il pane usato nella celebrazione, sia per quello di passarselo reciprocamente. Questi frammenti, visibili anche ad occhio non esperto, se caduti per terra, non sono raccolti ma calpestati e trascurati come le briciole che cadono da una qualsiasi mensa.

Esistono a questo proposito documentazioni che vengono da ogni parte oltre quelle viste personalmente insieme ad altri testimoni avvenute nella Basilica di S. Giovanni in Laterano. Dopo certe celebrazioni dei neo-catecumenali, pie persone hanno curato di raccogliere - per poi inviare alle autorità del Vicariato - i frammenti che numerosi erano caduti per terra e che venivano calpestati dai presenti, ma si è cercato di impedirli.

I neo-catecumenali per difendersi dall'accusa di profanazione affermano che sui frammenti rimasti dopo la celebrazione, prima che vengano buttati come rifiuti comuni, un loro "ostiario o ostiaria" recita una preghiera che li ... sconsacra!

Ad un sacerdote che si meravigliava per quanto si faceva delle "briciole", un presbitero ha detto: "ma tu ci credi ancora?".

Collegato a questa convinzione è l'atteggiamento da essi tenuto dopo la S. Comunione. Il ringraziamento non si deve fare (pag. 330). A sostituirlo hanno introdotto una specie di danza "biblica" fatta intorno al tavolo che è servito da mensa, perché essi non celebrano mai su un altare consacrato, anche se si radunano in chiese o basiliche, o sono presenti Vescovi o Cardinali.

Vale la pena riportare quanto scrive un teologo moderno (Francois X. Durwell, l.c. pag. 128 e seg.): "Proprio perché la Messa non è solo una azione della comunità, fatta di preghiere, di canti, di partecipazione fraterna, la festa non si chiude appena finita la Cena. Ma la Messa è la celebrazione dell'amicizia, anzitutto di quella di Cristo. Ma né il suo Sacrificio, né la sua presenza, svaniscono dal nostro mondo, ma entrano nel nostro del quale Cristo prende possesso perché 'chi mangia la mia carne ... dimora in me ed io in lui' (Gv 6,56).

La grazia eucaristica è quella di una amicizia identificante. Perché non attardarsi in questo incontro destinato a divenire eterno? Perché non ritardare per qualche istante, la dispersione nelle attività terrestri, affinché non proiettino il fedele fuori di Cristo, ma si riempiano esse stesse di carità?

Dio fa comunione con l'uomo ... lo fa sedere al banchetto della sua presenza reciproca: perché non goderlo per qualche minuto? Egli ci ha permesso di avvicinarci alla fonte del seno aperto; perché non bere ai fiumi dello Spirito (che da esso sgorgano)?

La comunione eucaristica coinvolge tutto quanto l'uomo, ... È nella stessa natura di questa Comunione l'essere accompagnata da una certa esperienza di unione con Cristo. Questa esperienza - certo - è vissuta nella fede, ma la fede non è il velo che nasconde il mistero, ne è la rimozione incompleta....

Come pregare in azione di grazie?

Accogliendo amorosamente il Signore che viene e offrendosi a Lui perché faccia in essi ciò che ama. Abbandonarsi all'amore infinito non è umiliarsi. È sottomissione d'amore che risponde al dono d'amore di Dio diventato nostro cibo, dato nelle nostre mani." (Durrwel op.c.).

Agli atteggiamenti sopra accennati dei neocatecumenali, si deve aggiungere l'arbitrio ormai dilagante di disporre a piacimento dei riti della messa; tralasciando ciò che non piace o cambiando come a loro piace: l'aggiunta di modifiche, preghiere, interventi, proibiti dall'autorità della Chiesa che è l'unica competente nel regolare S. Liturgia (S.C. 22,1-2-3; 23) per cui spesso la Messa diventa uno show accompagnato da chitarre, danze, abbracci e baci!



Pag. 333 (1° e 5° capoverso)

"Carmen vi ha spiegato come le idee sacrificali, che Israele aveva sublimato, si introdussero di nuovo nella Eucaristia cristiana. Forse che Dio ha bisogno del Sangue del Suo Figlio, del suo sacrificio per placarsi? Ma che razza di Dio abbiamo fatto? Siamo arrivati a pensare che Dio placava la sua ira nel sacrificio di Suo Figlio alla maniera degli dèi pagani. Per questo gli atei dicevano: Che tipo di Dio sarà quello che riversa la sua ira contro Suo Figlio nella croce? ... E chi poteva rispondere? ..."

"I macelli avvenuti nella storia della Chiesa ci dimostrano una cosa: che noi uomini ci siamo impegnati a distruggere la Chiesa e non ci siamo riusciti. Gli uomini di Chiesa han fatto tutto il possibile per abbatterla. Il fatto che oggi esista la Chiesa è uno dei miracoli più grande che vi sia"

Nota: Kiko conferma ancora una volta la sua adesione alle idee eretiche di Carmen, per la quale il concetto di Sacrificio è stato introdotto dalla Chiesa mutuandolo in parte dal concetto che se ne aveva nel Vecchio Testamento, in alcuni momenti della storia del popolo eletto, senza tener conto del vero concetto che i profeti più volte avevano richiamato.

E prosegue: "a queste deformazioni è arrivata la teologia nella Chiesa a causa delle razionalizzazioni sull'Eucaristia!" e con questo, conferma di non riconoscere il carattere sacrificale della Morte di Cristo. Lapidario è, infine, il suo giudizio sulla teologia di grandi mistici, e di grandi e santi teologi: "Tutta una deformazione" della verità? S. Tommaso, S. Bonaventura, S. Teresa di Gesù, S. Alberto Magno, S. Caterina da Siena, S. Giovanni della Croce, S. Ignazio, S. Francesco d'Assisi, S. Antonio da Padova, S. Bellarmino ecc. ecc. Kiko li mette tra i "deformatori della verità"!

È paurosa questa ignoranza della teologia cattolica!

Dove troveranno la verità quelli che la cercano appassionatamente, non potendo essi rivolgersi più alla dottrina e al Magistero della Chiesa? Logicamente la risposta dei N.C. è: in Kiko!



Pag. 333 (6° capoverso) e Pag. 334 (1° capoverso)

"... Lo Spirito Santo ha permesso che apparissero questi rivestimenti in determinate circostanze storiche perché era necessario; in un certo momento, per esempio, fu necessario insistere contro i protestanti sulla presenza reale."

"Ma una volta che questo non è più necessario, non bisogna insistervi più. ..."

Nota: Iniziando dall'ultimo capoverso della pagina 333, Kiko, afferma che quanto precedentemente aveva chiamato "un macello nella storia della Chiesa", non è un fatto negativo, perché "in certe circostanze, alcuni di questi cambiamenti erano necessari". Ma se egli già sapeva che il fatto in sé non era negativo perché mettere tanto impegno nel criticare, ridicolizzare quanto veniva fatto in quelle epoche, se poi "quei cambiamenti erano necessari"?

Si cerca, forse, con questo metodo di screditare la visione di una Chiesa, per valorizzarne un'altra: quella post-Conciliare o, peggio, quella che sogna Kiko?

Ma nonostante l'inciso di cui sopra, si continua a parlare di idee sacrificali che la Chiesa ha introdotto (perché prima non l'aveva?) sotto la pressione di particolari eventi storici.

Lo stesso è avvenuto, si dice, in altri settori (anche se meno importanti): così per le offerte durante la Messa. Anche l'Omelia, che oggi finalmente si può ascoltare, perché prima non c'era, come il gesto di pace, così per il pane che sembrava un pezzo di carta, potersi accostare al calice al quale beveva solo il sacerdote ecc. ecc.

Tutte queste sono le stupende novità che egli promette, dimenticando però che l'Omelia c'è sempre stata, (vedi Giustino e Concilio di Trento), e rinnegando nuovamente e le decisioni date dal Magistero nel corso dei secoli e la validità dei cambiamenti che aveva accettato come necessari per quei tempi. L'amore alla Chiesa dovrebbe coniugarsi con l'amore alla verità e alla logicità!



Pag. 335 (2° capoverso)

"Celebreremo l'Eucaristia questa notte, sabato. Gesù Cristo risuscitò nella notte tra il sabato e la domenica. ... I cristiani si riunivano il sabato notte, in seguito si passò alla domenica mattina. Per questo il Concilio ha cominciato a lasciar celebrare l'eucaristia il sabato notte. ... La Chiesa ha posto l'Eucaristia il sabato sera perché è molto più segno. Il sabato ha molto più senso festivo, la domenica la festa è già finita. ..."

Nota: La riforma liturgica ha posto al sabato notte solo la celebrazione della Veglia Pasquale e non la Messa di tutte le domeniche.

Per Kiko, come ripete in altre parti, anche la notte nella quale si celebra l'Eucaristia, fa parte del Sacramento. Per questo motivo le celebrazioni neocatecumenali sono sempre tra la notte del Sabato e la Domenica. Il Sabato infatti si dice, ha un senso più festivo della Domenica. (Sembra di leggere Leopardi!).

Siamo sull'orlo dell'assurdo e del ridicolo! Ma è un assurdo, che piano piano si sta radicando nella mentalità e nella pratica di tanti semplici neocatecumenali, che non credono più al valore di una Messa celebrata di giorno, anche se questo è la Domenica.

"A pensarci bene lo spostamento della celebrazione della Messa alla notte tra il Sabato e la Domenica, sembra essere un tentativo simile a quello protestante di progressivo slittamento all’indietro, di un ritorno al monolitico Jahvé, mentre il Dio Trinitario rischia di scolorire." (Messori: Sfida della fede, pag. 238-239).

Da questo spostamento ne segue che la Domenica, per i N.C., è soltanto il giorno dell’incontro, della convivenza, dell’esposizione delle proprie esperienze, e non più il giorno dell’incontro con Dio: il giorno del Signore.

In qualche parrocchia, i N.C. sono capaci di partecipano raramente alla Messa domenicale.

Per fortuna molti Vescovi italiani, tra cui quattro Cardinali, hanno preso posizione contro questa pratica della messa notturna dei N.C. Si confronti anche quanto a più riprese ha scritto il liturgista P. Rinaldo Falsini, su "Vita Pastorale" in alcuni numeri del 1996 e 1997!



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A questo punto, come indicato, riportiamo la nota conclusiva del testo "UN SEGRETO SVELATO":



CONCLUSIONE

Come le note hanno certamente evidenziato, l'esame accurato del testo "orientamenti" di cui ci siamo limitati a riportare i passi più significativi, ci ha portato a concludere che il Movimento Neocatecumenale fonda la sua Catechesi nella negazione di alcune verità fondamentali della fede. Esse comprendono: il Magistero della Chiesa; i Sacramenti, specialmente della Penitenza e dell'Eucaristia; il valore sacrificale della Messa; la presenza reale di Gesù dopo la celebrazione eucaristica; il valore redentivo della morte in croce di Cristo; la distinzione tra sacerdozio ministeriale e sacerdozio comune. Altri errori, non meno gravi, riguardano la grazia, la libertà, il peccato.

Anche se tra gli aspetti positivi riconosciuti comunemente, c'è quello di un riaccostamento alla Parola di Dio, questo viene gravemente vanificato dal metodo interpretativo della medesima, che non è sempre rispettoso oltre che delle verità fondamentali, a cui sopra abbiamo accennato, anche delle norme dell'esegesi e dell'insegnamento del Magistero. Sussiste invece un massimalismo tenace, per il quale gli aderenti al Movimento vengono assimilati ai "Testimoni di Geova".

Dal testo risulta inoltre che il Cammino sarà lungo. Infatti gli anni della sua durata sono andati gradatamente crescendo: da 7 a 15, a 20! Si ha così un lungo periodo in cui centinaia di cristiani rimangono inutilizzati per ogni attività pastorale, ("sono messi in frigorifero", come si esprimeva un Ecc.mo Arcivescovo).

Durante questo periodo essi vengono inesorabilmente plagiati, attraverso numerosissime adunanze-catechesi svolte la maggior parte in ore notturne, quando diminuiscono le resistenze psico-fisiche del soggetto.

Si usano anche riti, gesti, simbolismi, espressioni adatte ad influenzare l'intelligenza, la volontà e la psiche dei partecipanti, ai quali, ad un certo punto, si arriva a far compiere azioni ed assumere comportamenti che la fede cristiana non impone a nessuno come condizione assoluta per la salvezza. Si giunge così a distruggere personalità, libertà, onorabilità, legami familiari e sociali.

Tra i motivi del consenso che accompagna il Movimento, oltre al profondo desiderio di Dio nel cuore umano al quale il movimento dà una sua risposta, oltre alla approvazione, talvolta entusiasta, data da una parte del clero, oltre al clima di socialità ed amicizia che si instaura nel gruppo, ne viene apertamente avanzato un altro: "il denaro". Si dice infatti che i milioni, anzi i miliardi, raccolti tra gli aderenti con modalità discutibilissime, dopo aver preso la destinazione del sostegno delle opere del Movimento prendono anche altre vie... sulle quali non vogliamo pronunciarci.

Con il nostro lavoro non abbiamo inteso condannare le singole persone che sono nel Movimento. Moltissime sono in buona fede e incapaci di controbattere gli errori contenuti nella catechesi loro impartita! Ma si può pensare che la stessa buona fede esista anche nei sacerdoti, che dopo i lunghi anni di studio della teologia hanno ricevuto, con il sacramento dell'Ordine, la missione di essere le guide del popolo di Dio, i Maestri della Verità per le anime affidate alle loro cure? Com'è possibile che questi ministri del Signore che per anni hanno partecipato a tutto lo svolgimento del cammino N.C., non siano riusciti a vedere o capire quello che tanti fedeli stanno da tempo dolorosamente constatando e denunziando?

Siamo lieti, nel constatare che alcune delle idee espresse in questo lavoro, pubblicato in edizione dattiloscritta fin dal 1990, siano condivise da molti illustri membri dell’Episcopato e del clero italiano. Ciò risulta dalla nota pastorale pubblicata dalla Conferenza Episcopale Pugliese (1/12/1996); dalla lettera di Mons. NONIS, Vescovo di Vicenza (18/12/1996); dai decreti del Card. SALDARINI, Arcivescovo di Torino (17/5/1995); dagli interventi del Card. PIOVANELLI (25/3/1995); da quelli del Vescovi di Palermo, Card. PAPPALARDO (22/2/1996); dal Vescovo di Foligno, Mons BERTOLDO (1/8/1995); dal Card. BIFFI di Bologna (31/3/1996). Inoltre è opportuno ricordare gli interventi dei Vescovi piemontesi nel 1981; del Vescovo di Brescia, Mons. FORESTI nel 1986; del Vescovo di Novara nell’agosto del 1987 e della Commissione Episcopale Umbra (2/3/1986).

Col nostro lavoro non intendiamo suggerire ai nostri pastori un particolare comportamento nei riguardi dei fratelli neocatecumenali. A norma del Vaticano II (P.O. 7) e delle leggi della Chiesa (C.J.C. c. 305), ci siamo proposti di dare, col nostro modesto lavoro, un contributo alla conoscenza della verità. Lo abbiamo fatto non guidati da preconcetti, ma stimolati da dolorose esperienze di molti che, invece di incontrare il Signore, si sono ritrovati, a causa del Movimento N.C., lontani da Cristo e dalla sua Chiesa.

Lo abbiamo fatto perché desideriamo che i nostri confratelli sacerdoti, per la missione ricevuta da Cristo, possano correggere gli errori che serpeggiano nel popolo di Dio. Lo abbiamo fatto anche per aiutare i carissimi fratelli neocatecumenali a crescere in una fede genuina ed in una carità autentica e universale. Solo così essi diventeranno quello che affermano già di essere, e che noi pure sinceramente desideriamo: un dono dello Spirito Santo per la Chiesa dei nostri tempi.

Fonte: http://www.geocities.com/Athens/Delphi/6919/ita_index.htm
 
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Defensor hominum
view post Posted on 28/3/2006, 09:41     +1   -1




Mah... Io non aggiungo niente, si commenta da solo!

I fedeli legati alla tradizione invece...
 
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Raimundus
view post Posted on 28/3/2006, 10:00     +1   -1




Ah, guarda, in questo forum non sarà consentito a nessuno di ragliare contro i fedeli legati alla Tradizione cattolica
 
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TotusTuus
view post Posted on 28/3/2006, 10:08     +1   -1




Consiglio la lettura e la diffusione (anche ai prelati!) di questo libro:

don Elio Marighetto, I segreti del Cammino Neocatecumenale *

Comunità di cristiani, o setta che confonde la fede e insidia la Chiesa? Frutto dello Spirito, o cancro devastante che sta facendo danni incalcolabili alla comunità cristiana? Leggendo questo libro, troverai la risposta.


* Acquistabile visitando il sito web Libri Cattolici
 
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Raimundus
view post Posted on 28/3/2006, 11:35     +1   -1




Lo regalerò al mio parroco
 
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robertopluto
view post Posted on 28/3/2006, 14:21     +1   -1




Io ad alcuni altri!
 
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PRAECENTOR
view post Posted on 28/3/2006, 18:48     +1   -1




Bene cari ragazzi, questa storia dei Neocatecumenali, anche se fosse vera solo per un quarto, deve insegnarvi qualcosa. Adesso avete capito a che cosa servono i tradizionalisti nella Chiesa contemporanea. Non un esiguo manipolo di esteti disubbidienti che non si sanno adattare al presente, ma coscienza critica della Chiesa che non condanna più gli errori. Se non ci fossero stati i domenicani e i francescani, come sarebbe ora la Chiesa? forse un pò più povera. Noi tradizionalisti siamo i "carabinieri di Dio" del nostro secolo.
 
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Raimundus
view post Posted on 28/3/2006, 22:21     +1   -1




Indegni carabinieri, se ci raffrontiamo a uomini della levatura di Alfredo Ottaviani. Ma son d'accordo con te, Praecentor!
 
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Defensor hominum
view post Posted on 29/3/2006, 10:05     +1   -1




CITAZIONE (PRAECENTOR @ 28/3/2006, 19:48)
Noi tradizionalisti siamo i "carabinieri di Dio" del nostro secolo.

Modestino...
wink.gif
 
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robertopluto
view post Posted on 29/3/2006, 12:02     +1   -1




CITAZIONE (Raimundus @ 28/3/2006, 23:21)
Indegni carabinieri, se ci raffrontiamo a uomini della levatura di Alfredo Ottaviani. Ma son d'accordo con te, Praecentor!

Sono d'accordo con Te.
 
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Raimundus
view post Posted on 29/3/2006, 12:15     +1   -1




Ora vi racconto una cosa: tempo fa scrissi un intervento su un forum cattolico, con una citazione del Card. Ottaviani.
Un moderatore (diciamo il peccato ma non il peccatore) censurò Ottaviani, dicendo "è contrario al magistero".

Edited by Raimundus - 29/3/2006, 13:30
 
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robertopluto
view post Posted on 29/3/2006, 12:17     +1   -1




Ammazza! Complimenti al genio.... ma non sarai stato Tu?? ahahah
 
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Raimundus
view post Posted on 29/3/2006, 12:31     +1   -1




No, il moderatore di quel forum...
brrrrrrrrrrrrrrr
 
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PRAECENTOR
view post Posted on 29/3/2006, 12:55     +1   -1




CITAZIONE (Defensor hominum @ 29/3/2006, 11:05)
CITAZIONE (PRAECENTOR @ 28/3/2006, 19:48)
Noi tradizionalisti siamo i "carabinieri di Dio" del nostro secolo.

Modestino...
wink.gif

Se ti sembra una definizione immodesta non m'interessa.
Io credo che i bravi tradizionalisti facciano un servizio maggiore alla Chiesa di tanti "neocons" che pensano:
-che se si facesse bene il Novus Ordo ci sarebbero meno tradizionalisti (aspetta e spera)
-che basta sistemare un attimino qualche testa calda ed è tutto a posto!
NON SI CURA UN TUMORE CON LE CAREZZINE!!!!!!!

Poi, riguardo a Ottaviani: lui fece la sua parte da cardinale. Noi la facciamo da fedeli laici. A ognuno il suo ruolo. Certo, chi ha maggior autorità ha maggiori doveri e ha spesso anche maggior visibilità.
 
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robertopluto
view post Posted on 29/3/2006, 13:07     +1   -1




E maggiore peso..
 
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118 replies since 28/3/2006, 04:37   4351 views
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