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Pasolini “L’aborto è una legalizzazione dell’omicidio”

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view post Posted on 4/12/2013, 16:50     +1   -1
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Pasolini “L’aborto è una legalizzazione dell’omicidio”







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Pasolini era  contro l'aborto

Quando
Pier Paolo Pasolini, nel 1975, pubblica sulla rubrica del Corriere
della Sera “Scritti corsari” un articolo durissimo contro la
legalizzazione dell’aborto, in tantissimi corrono a condannare la presa
di posizione del poeta bolognese: i compagni comunisti, i movimenti
femministi e, soprattutto, i radicali non comprendevano come un marxista
omosessuale potesse difendere istanze che, allora, erano ritenute
peculiari di una classe bollata come conservatrice e confessionale.












L’articolo
esordisce con una frase che, considerata l’epoca, suonava quasi
reazionaria: “Sono traumatizzato dalla legalizzazione dell’aborto,
perché la considero, come molti, una legalizzazione dell’omicidio”. Il
poeta qui attinge a una sensibilità prenatale che egli sente viva nel
quotidiano e nei sogni; egli ricorda la propria “felice immersione nelle
acque materne: so che là io ero esistente”. Il messaggio di Pasolini a
difesa della vita umana è racchiuso in queste parole, che danno la cifra
dell’uomo e dell’intellettuale capace di difendere le ragioni della
vita usando le ragioni della ragione. La vita è sacra, in assoluto,
anche perché è presupposto irrinunciabile del pensiero umano; anche
delle sue derive illuministe, nonché d’innumerevoli barbari ragionamenti
positivisti.

La legge sull’aborto, sopprimendo l’esistenza di
creature inermi, è senz’altro l’espressione più spietata del
razionalismo positivista. Da ragazzo frequentavo le manifestazioni del
Movimento per la Vita, ero un cristiano praticante e riponevo la mia
fede in Dio, ma quando combattevo il relativismo etico e la cultura
abortista usavo le armi della ragione. Oltre la stessa Fede ho sempre
ritenuto la vita un valore laico e poi non mi andava di tirare per la
giacca Dio per contrastare il pensiero di un uomo, mi appariva quasi
blasfemo. Dicevo: “Se tutti gli uomini sono stati embrioni, perché non
tutti gli embrioni possono diventare uomini?” e ancora: “Come si può
stabilire per legge un termine entro il quale la vita non è tutelata?” e
nessuno sapeva mai rispondere a queste banali domande.

Ricordo
quando una mia cara amica rimase incinta per un rapporto occasionale,
era giovanissima, non conosceva nemmeno il proprio partner e decise di
abortire. Recatasi all’ospedale, in attesa del suo turno, vide una madre
uscire con un bimbo tra le braccia e scappò via. Lo scorso anno si è
sposata e ad accompagnarla all’altare c’era quel bambino ormai undicenne
che, microfono alla mano, le ha dedicato una preghiera per la felicità
della sua famiglia, commuovendo l’intera assemblea nuziale. L’aborto è
una sconfitta della ragione e dei sentimenti, un crimine legalizzato,
utile soltanto a rafforzare il relativismo etico tanto caro al potere
consumistico. Per questo penso che nessuno possa dirsi abortista, per
questo ritengo che la guerra all’aborto sia l’unica guerra in cui lo
sconfitto è chi non combatte.

“Il fondo del mio insegnamento
consisterà nel convincerti a non temere la sacralità e i sentimenti, di
cui il laicismo consumistico ha privato gli uomini trasformandoli in
brutti e stupidi automi adoratori di feticci”, diceva Pierpaolo
Pasolini.










di Michele Luscia




da “Notizie Pro Vita“, luglio-agosto 2013 Prolifenews.it
 
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