Ecclesia Dei. Cattolici Apostolici Romani

La dignità della persona umana contro il paganesimo moderno

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TotusTuus
view post Posted on 21/4/2012, 20:31     +1   -1




La dignità della persona umana contro il paganesimo moderno

(di Francesco Agnoli)



Nel loro “Filosofia”, vol. I, C. Esposito e P. Porro raccontano come nei primi secoli del cristianesimo i pagani cresciuti alla scuola dei filosofi antichi non comprendevano soprattutto due idee innovative proprie della teologia cristiana: la creazione e l’Incarnazione. Sono concetti filosofici che in qualche modo, come dimostra la battaglia continua sulla bioetica, non sono compresi neppure oggi. Si sono persi, dopo essersi imposti per secoli, sconfiggendo il pensiero filosofico antico.
La creazione biblica è “creazione dal nulla”: essa comporta l’affermazione secondo cui l’Essere assoluto non coincide con il mondo. Un’idea che risultava inconcepibile a chi, come Aristotele, riteneva che l’universo non fosse mai cominciato e fosse destinato a durare in eterno, in quanto senza un inizio e senza fine. Un’ idea che oggi, che sappiamo che il mondo è cominciato e finirà, rimane purtuttavia incomprensibile, per un altro motivo: ciò che è mondano è divenuto l’unico orizzonte in cui ci muoviamo.Sono i valori che la cultura contemporanea impone che rendono di fatto eterna la finitudine del mondo.

Il concetto di creazione porta con sé, soprattutto, una nuova antropologia: dove vi è un Dio Creatore, infatti, l’uomo non è più annullato nella materia, parte cangiante di essa, da sempre e per sempre esistente (monismo materialista), e neppure parte della divinità, frammento di essa, negato come individuo (monismo panteista). No, nella concezione della creazione, l’uomo non coincide con una particella di Dio, non si annulla in Lui, e neppure nella materia: è a immagine e somiglianza di Dio, unico, irripetibile, individuale, nell’anima e nel corpo.

E’ da questa visione che è derivato il concetto cristiano di dignità del singolo e di diritti umani in senso cristiano. Se l’uomo è creatura, infatti, non è padrone della vita, né sua né del suo prossimo, in quanto, appunto, creato: in questo caso i diritti delle persone derivano anzitutto dal dovere di ogni uomo verso Dio, dal suo limite ontologico. L’uomo non può fare tutto ciò che vuole, perché non è padrone della realtà, e quindi del bene e del male. In secondo luogo, però, i diritti umani provengono non solo da un limite, ma anche da un attributo positivo: la dignità dell’uomo sta soprattutto nel suo essere creato “a immagine e somiglianza di Dio”.

A ciò si aggiunga l’Incarnazione. Questo dogma non fa che accrescere l’ importanza dell’uomo, lo eleva ulteriormente: Dio ha scelto di farsi come noi, per redimerci; ha voluto vestire la condizione umana, elevando l’uomo al cielo, riscattandolo dal peccato originale. L’uomo è degno dell’ amore immenso di Cristo.

Si può ben comprendere allora perché sant’Ambrogio nel suo commento al libro della Genesi, l’Esamerone, attribuisca all’uomo, nel pieno rispetto del pensiero biblico, un posto e un ruolo nell’universo assolutamente nuovo. Per Ambrogio la creazione si conclude “con la formazione di quel capolavoro che è l’uomo”, “gloria di Dio”, “culmine dell’universo e suprema bellezza di ogni essere creato”.

Per Ambrogio la creatura umana riassume, ricapitola, contiene in sé la complessità degli esseri creati, ed è il senso e il fine di tutto l’universo. Il santo vescovo di Milano arriva a scrivere: “Creò il cielo, e non leggo che si sia riposato; creò la terra, e non leggo che si sia riposato; creò il sole, la luna, le stelle, e non leggo che nemmeno si sia riposato; ma leggo che ha creato l’uomo e che a questo punto si è riposato, avendo un essere cui rimettere i peccati”.

Da questa visione cristiana, che fa del limite e della grandezza dell’uomo due facce della stessa medaglia, l’origine e il perché della sua dignità, è nato il riconoscimento della dignità degli schiavi, delle donne, dei bambini, dei malati….Qualcosa di nuovo, che non era mai accaduto prima dell’avvento di Cristo e della Chiesa.

Ma questa dignità è oggi nuovamente negata per i bambini malformati, o “inopportuni”, o per gli embrioni rinchiusi nella provetta o uccisi per esperimenti di clonazione, e lo sarà, a breve, per i malati terminali e chissà ancora per chi. L’origine di questa nuova visione sta nel capovolgimento dei dogmi cristiani ricordati: l’uomo non si riconosce più creatura dipendente, e quindi nega ogni limite, imposto dall’alto, nella sua azione rispetto ai propri simili; i quali, non essendo dotati di una dignità immensa, perché non più “a immagine e somiglianza di Dio”, non più amati, né voluti né redenti da Lui, possono essere soppressi dal più forte.

Il medico che uccide un bambino o un malato e lo scienziato che clonano l’uomo, dunque, non riconoscono la propria creaturalità, e cioè il proprio limite, in nome di una cultura che si presenta, falsamente, come emancipatrice dell’uomo. Ma così facendo, nel contempo, finiscono per negare anche quella grandezza dell’uomo, compresa la loro, che credono di affermare. “Se è grave alterare l’opera di Dio (cioè l’uomo, ndr)- scrive sempre Ambrogio-, che diremo di coloro che uccidono l’opera di Dio, che versano sangue umano, che tolgono la vita che Dio ha dato?”.
 
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Seth1
view post Posted on 18/1/2014, 01:22     +1   -1




Sant'Antòni del purscèll-Sant'Antonio Abate: un Santo di tradizione celtica

Creato Venerdì, 17 Gennaio 2014 09:59


di Elena Ailinn Paredi*

I riti a lui connessi si richiamano in modo profondo alle credenze pre-cristiane: la festa di Sant'Antonio Abate, celebrata ogni anno il 17 gennaio, era in passato una delle ricorrenze più sentite nelle comunità contadine. Anche oggi è piuttosto diffusa, soprattutto nelle zone rurali e nei paesi della provincia dove le tradizioni sono molto più radicate che nelle grandi città. Nella cultura popolare, Sant'Antonio Abate veniva raffigurato con accanto un porcellino; i contadini, per distinguerlo dall'altro Antonio - quello comunemente detto da Padova (e che invece è di Lisbona) -, lo chiamavano infatti Sant'Antòni del purscèll; spesso era rappresentato con lingue di fuoco ai piedi ed aveva in mano un bastone alla cui estremità era appeso un campanellino. Sul suo abito spiccava il tau - croce egiziana a forma di "T" (Tau), simbolo della vita e della vittoria contro le epidemie - cosa a cui sembra alludere anche il campanello, che era utilizzato appunto per segnalare l'arrivo dei malati contagiosi.

Egli è considerato il protettore per eccellenza contro le epidemie di certe malattie, sia dell'uomo, sia degli animali. È, infatti, invocato come protettore del bestiame (che durante la festa viene benedetto), dei porcai, dei macellai e dei salumieri e la sua effigie era in passato collocata sulla porta delle stalle. Il Santo veniva invocato anche per scongiurare gli incendi, e non a caso il suo nome è legato ad una forma di herpes nota appunto come "fuoco di Sant'Antonio" o "fuoco sacro". Questo morbo invase ripetutamente l'Europa tra il X e il XVI secolo, e fu proprio in questo periodo che si diffuse la credenza nei suoi poteri contro questo male. Narra la leggenda che un gentiluomo francese di nome Gastone pregò a lungo il Santo per ottenere la guarigione del figlio, destinato a soccombere all'infezione. Ottenuta la grazia, Gastone dimostrò la propria riconoscenza dedicandosi alla cura degli ammalati di "fuoco sacro" e fondando per loro un ospedale.

Nel 1095 papa Urbano II approvò l'ordine degli Antoniani, che appunto avranno in tempi successivi proprio il compito di prestare aiuto ed assistenza a questi malati.

Sant'Antonio è anche il protettore dei fornai, che un tempo tenevano l'effigie del Santo nella loro bottega. Il 17 gennaio a Milano si usava andare nella chiesa a lui intitolata a ricevere la benedizione contro le malattie; subito dopo si andava in fiera; chiudeva il tutto una processione durante la quale i fornai portavano ai piedi della statua del Santo le loro offerte.

Venerato a gennaio - che era il mese dei matrimoni -, era invocato dalle ragazze da marito che cantavano "Sant'Antoni gluriùs, damm la grazia de fa 'l murùs, damm la grazia de fal bèll, Sant'Antoni del campanèll".

La festa di Sant'Antonio è ancora oggi molto viva in Brianza, dove la si celebra tra frittelle e vino brûlé, e soprattutto tra i falò. Antonio infatti era considerato il patrono del fuoco; secondo alcuni i riti attorno alla sua figura testimoniano un forte legame con le culture precristiane, soprattutto quella celtica e druidica. È nota, infatti, l'importanza che rivestiva presso i Celti il rituale legato al fuoco come elemento beneaugurante, ad esempio in occasione delle feste di Beltaine e di Imbolc: quest'ultima ricorrenza, che veniva celebrata il primo febbraio, salutava la fine ormai prossima dell'inverno ed il ritorno imminente allungarsi e della bella stagione, con le giornate che iniziano ad allungarsi. Una festa, dunque, di origini antichissime, festeggiare la quale significava e significa, ogni anno, scatenare le forze positive e, grazie all'elemento apotropaico del fuoco, sconfiggere il male e le malattie sempre in agguato. Una festa di buon auspicio per il futuro e all'insegna dell'allegria: in passato, ma anche oggi.

*Elena Ailinn Paredi ci ha gentilmente fornito questo contributo, che volentieri pubblichiamo.

preso da: www. labissa. com
 
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1 replies since 21/4/2012, 20:31   101 views
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