Ecclesia Dei. Cattolici Apostolici Romani

III convegno sul Motu Proprio "Summorum Pontificum"

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TotusTuus
view post Posted on 1/5/2011, 21:02     +1   -1




Associazione Giovani e Tradizione - Sodalizio Amicizia Sacerdotale Summorum Pontificum

organizza:

il 3° convegno sul
Motu Proprio "Summorum Pontificum"
del Sommo Pontefice S.S. Papa Benedetto XVI

Una speranza per tutta la Chiesa


Roma, 13-15 maggio 2011

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Venerdì 13 maggio 2011
PRE-CONVEGNO
(per sacerdoti, diaconi, religiosi, seminaristi)

Parrocchia della SS. Trinità dei Pellegrini

Ore 17,00: Introduzione e saluti

P. Vincenzo M. Nuara O.P.
(Moderatore del Sodalizio Amicizia Sacerdotale Summorum Pontificum)

D. Joseph Kramer F.S.S.P.
(Parroco della Parrocchia personale della SS. Trinità dei Pellegrini)

Ore 17.15: Santo Rosario e canto delle Litanie Lauretane

Ore 18,00: Conferenza spirituale: Liturgia e vita sacerdotale

P. Cassian Folsom O.S.B.
(Priore del Monastero San Benedetto di Norcia)

Ore 19,00: Vespri Pontificali

Atto di Consacrazione dei sacerdoti al Cuore Immacolato di Maria Benedizione Eucaristica

(Officiante: S. Ecc. Rev.ma Mons. Athanasius Schneider C.R.S.C., Vescovo ausiliare di Astana).

(Servizio liturgico e musicale: Fraternità Sacerdotale San Pietro)


Sabato 14 maggio 2011
CONVEGNO

Pontificia Università San Tommaso d’Aquino (Angelicum) Aula Minor

Ore 8,00: Santa Messa nella Chiesa dei Ss. Domenico e Sisto all’Angelicum

Ore 9,00: Canto del Veni Creator

Saluti e Introduzione

Dott. Angelo Pulvirenti
(Presidente dell’Associazione Giovani e Tradizione)

P. Vincenzo M. Nuara O.P.
(Presidente onorario dell’Associazione Giovani e Tradizione)

Proiezione video commemorativo (Dott. Emanuele Pressacco)

Ore 9,30: 1^ relazione: La sacra Liturgia, vita della Chiesa

S. Em. Rev.ma il Sig. Card. Antonio Cañizares Llovera
(Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti)

Ore 10,15: 2^ relazione: Spirito della liturgia, liturgia dello Spirito

S. Ecc. Rev.ma Mons. Marc Aillet
(Vescovo di Bayonne)

Ore 11,00: Pausa

Ore 11,30: 3^ relazione: La Liturgia antica della Chiesa, ponte ecumenico

S. Em. Rev.ma il Sig. Card. Kurt Koch
(Presidente del Pontifício Consiglio per la promozione dell’Unità dei cristiani)

Ore 12,15: 4^ relazione: Gli Ordini minori e il santo servizio all’Altare

S. Ecc. Rev.ma Mons. Athansius Schneider C.R.S.C.
(Vescovo ausiliare di Astana)

Ore 15,00: Santo Rosario

Ore 15,30: Intervento: Il Motu proprio Summorum Pontificum, bilancio e prospettive

(Mons. Guido Pozzo, Segretario della Pontificia Commissione Ecclesia Dei)

Ore 16.00: 5^ relazione: Il sacramento dell’Ordine sacro nel Pontificale Romanum (editio typica del 1961-62). Una riflessione di teologia liturgica

(Prof. D. Nicola Bux, Istituto Teologico di Bari)

Ore 17,00: Pausa

Ore 17,30: 6^ relazione: Le origini apostolico-patristiche della “Messa Tridentina”

(Sr. M. Francesca dell’Immacolata, F.I. di Città di Castello)

Ore 18,15: 7^ relazione: Il latino, lingua liturgica della Chiesa e della Cattolicità

(Prof. Roberto de Mattei, Università Europea di Roma)

Conclusioni: P. Vincenzo M. Nuara O.P.

Ore 19,00: Canto del Te Deum e Benedizione Eucaristica

(Officiante: S. Em. Rev.ma il Sig. Card. Darìo Castrillon Hoyos, Presidente emerito della Pontificia Commissione Ecclesia Dei)

(Servizio liturgico e musicale: Francescani/e dell’Immacolata)


Domenica 15 maggio 2011

Basilica Papale di San Pietro in Vaticano Altare della Cattedra

Ore 8,00: Santa Messa Pontificale al Faldistorio in Rito Romano Antico

(Celebrante: S. Em. Rev.ma il Sig. Cardinale Antonio Cañizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti)
Presbitero Assistente: D. Almir De Andrade, F.S.S.P.
Diacono: D. Mark Withoos
Suddiacono: Mons. Patrick Descourtieux (Officiali della Pontificia Commissione Ecclesia Dei)
Familiari: Mons. Nicolas Thevenin - Mons. Marco Agostini
Cerimoniere: Don Gilles Guitard I.C.R.S.S.
Servizio liturgico: Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote
Servizio liturgico-musicale: Coro Gregoriano del Pontificio Istituto di Musica Sacra in Roma diretto dal M° Mons. Renzo Cilia e Coro della Fondazione Domenico Bartolucci, diretto da S. Em. Rev.ma il Sig. Card. M° Domenico Bartolucci.
Organista: M° Andrea Buccarella.

Ore 12,00: Regina Caeli del Sommo Pontefice S.S. Papa Benedetto XVI in Piazza San Pietro

***



Organizzazione:

Giovani e Tradizione
Amicizia Sacerdotale Summorum Pontificum
info: 330.702501
www.giovanietradizione.org

Sede del convegno:

Pontificia Università San Tommaso d'Aquino
Largo Angelicum, 1 - 00186 Roma
tel. 06.67021
www.pust.it
 
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TotusTuus
view post Posted on 14/5/2011, 16:48     +1   -1




Il convegno sul motu proprio "Summorum Pontificum"

Dalla liturgia antica un ponte ecumenico

di KURT KOCH



"Una speranza per tutta la Chiesa" è il titolo del 3° convegno sul motu proprio Summorum pontificum di Benedetto XVI che si è tenuto oggi, sabato 14, presso la Pontificia Università San Tommaso d'Aquino, al quale hanno partecipato, fra gli altri, il cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, il cardinale presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani e il segretario della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei". Delle relazioni di questi ultimi due pubblichiamo, rispettivamente di seguito e in basso, ampi stralci.

"La riforma della liturgia non può essere una rivoluzione. Essa deve tentare di cogliere il vero senso e la struttura fondamentale dei riti trasmessi dalla tradizione e, valorizzando prudentemente ciò che è già presente, li deve sviluppare ulteriormente in maniera organica, andando incontro alle esigenze pastorali di una liturgia vitale". Con queste parole illuminanti il grande liturgista Josef Andreas Jungmann ha commentato l'articolo 23 della costituzione sulla sacra liturgia del concilio Vaticano II, dove vengono indicati gli ideali che "devono servire da criterio per ogni riforma liturgica" e di cui Jungmann ha detto: "Sono gli stessi che sono stati seguiti da tutti coloro che con avvedutezza hanno richiesto il rinnovamento liturgico". Diversamente, il liturgista Emil Lengeling ha affermato che la costituzione del concilio Vaticano II ha segnato "la fine del medioevo nella liturgia" ed ha operato una rivoluzione copernicana nella comprensione e nella prassi liturgica.
Ecco qui menzionate le due facce interpretative opposte, che costituiscono il punto cruciale della controversia sviluppatasi intorno alla liturgia dopo il concilio Vaticano II: la riforma liturgica postconciliare deve essere presa alla lettera ed intesa come "ri-forma" nel senso di un ripristino della forma originaria e quindi come ulteriore fase all'interno di uno sviluppo organico della liturgia, oppure questa riforma va letta come una rottura con l'intera tradizione della liturgia cattolica e addirittura la rottura più evidente che il Concilio abbia realizzato, ovvero come la creazione di una nuova forma?
Il fatto che i padri conciliari intendessero la riforma solo nel senso della prima affermazione è stato approfonditamente mostrato soprattutto da Alcuin Reid. Tuttavia, in ampi circoli all'interno della Chiesa cattolica si è sempre di più imposta la seconda interpretazione, che vede nella riforma liturgica una rottura radicale con la tradizione e intende addirittura promuoverla. Questo sviluppo ha condotto, nella comprensione e nella prassi liturgica, a nuovi dualismi.
È certo che il motu proprio potrà far compiere passi avanti nell'ecumenismo solo se le due forme dell'unico rito romano in esso menzionate, ovvero quella ordinaria del 1970 e quella straordinaria del 1962, non vengono considerate come un'antitesi ma come un mutuo arricchimento. Poiché il problema ecumenico si cela in questa fondamentale questione ermeneutica.
Un primo dualismo afferma che prima del Concilio la santa messa era intesa soprattutto come sacrificio e che dopo il Concilio essa è stata riscoperta come cena comune. Nel passato si è naturalmente parlato dell'Eucaristia come di un "sacrificio della messa". Oggi però questo aspetto non solo è meno conosciuto, ma è stato addirittura accantonato o semplicemente dimenticato. Nessuna dimensione del mistero eucaristico è diventata tanto contesa dopo il concilio Vaticano II quanto la definizione dell'Eucaristia come sacrificio, sia come sacrificio di Gesù Cristo che come sacrificio della Chiesa, al punto che vi è da temere che un contenuto fondamentale della fede eucaristica cattolica possa finire completamente nell'oblio. Contro tale dualismo, il Catechismo della Chiesa cattolica tiene unito ciò che è indivisibile: "La messa è a un tempo e inseparabilmente il memoriale del sacrificio nel quale si perpetua il sacrificio della croce, e il sacro banchetto della comunione al Corpo e al Sangue del Signore".
Un ulteriore dualismo intorno al quale tende a polarizzarsi la visione di una liturgia preconciliare e di una liturgia postconciliare sostiene che, prima del Concilio, era soltanto il sacerdote il soggetto della liturgia, mentre dopo il Concilio l'assemblea è stata elevata al ruolo d'onore di soggetto della celebrazione liturgica. Certo è indiscutibile che, nel corso della storia, il ruolo originario di tutti i fedeli come co-soggetti della liturgia sia andato man mano scemando e che l'ufficio divino comunitario della Chiesa primitiva nel senso di una liturgia che vedeva partecipe l'intera comunità abbia assunto sempre più il carattere di una messa privata del clero. L'esistenza di una continuità di fondo tra la liturgia antica e la riforma liturgica avviata dal concilio Vaticano II traspare dalla visione ampia e approfondita della costituzione liturgica, secondo cui il culto pubblico integrale è esercitato "dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra" e ogni celebrazione liturgica deve essere pertanto considerata come "opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa". Il Catechismo aggiunge poi: "alcuni fedeli sono ordinati mediante il sacramento dell'Ordine per rappresentare Cristo come Capo del Corpo".
Alla luce del primato cristologico dovrebbe essere evidente che la liturgia cristiana trova il suo senso più profondo nella glorificazione e nell'adorazione del Dio trino e dunque nella santificazione degli uomini. Anche questa dimensione fondamentale della liturgia è diventata vittima di un ulteriore dualismo nel periodo postconciliare, ovvero è stata sempre più assorbita dal concetto di partecipazione. Qui si tratta però di una falsa contrapposizione. Noi possiamo e dobbiamo consumare il cibo eucaristico anche con gli occhi e penetrare così nel mistero eucaristico, affinché esso poi ci si riveli pienamente nel mangiare il Corpo del Signore e nel bere il suo Sangue. Lo stesso Agostino amava sottolineare che nessuno deve mangiare "di questa carne" se non l'ha prima adorata: "Nemo autem illam carnem manducat, nisi prius adoravit".
Tra la liturgia antica e la riforma liturgica postconciliare non c'è una rottura radicale ma una continuità di fondo. Soltanto alla luce di questa convinzione si può comprendere il motu proprio Summorum pontificum di Papa Benedetto XVI. Il Santo Padre infatti non intende la storia liturgica come una serie di spaccature, ma come un processo organico di crescita, di maturazione e di auto-purificazione, nel quale naturalmente possono verificarsi sviluppi e progressi, senza però che continuità e identità vengano distrutte. Per il Papa non può esserci pertanto una contrapposizione tra la liturgia del 1962 e la liturgia riformata postconciliare. In contrasto con questa chiara visione di sviluppo organico, la riforma liturgica postconciliare è considerata in ampi circoli della Chiesa cattolica come una rottura con la tradizione e come una nuova creazione; essa ha generato una controversia sulla liturgia che, vissuta in maniera emozionale, continua tutt'oggi a farsi sentire. Con il motu proprio Summorum pontificum, Papa Benedetto XVI ha voluto contribuire alla risoluzione di tale disputa e alla riconciliazione all'interno della Chiesa. Il motu proprio promuove infatti, se così si può dire, un "ecumenismo intra-cattolico". Ma questo presuppone che la liturgia antica venga intesa anche come "ponte ecumenico". Infatti, se l'ecumenismo intra-cattolico fallisce, la controversia cattolica sulla liturgia si estenderà anche all'ecumenismo e la liturgia antica non potrà svolgere la sua funzione ecumenica di costruttrice di ponti.
Anche se il motu proprio vuol favorire la pace intra-ecclesiale, non sarebbe giusto vedervi solo una concessione fatta ai cattolici che propendono per la liturgia antica, come la Fraternità Sacerdotale San Pietro o i seguaci dell'arcivescovo Marcel Lefebvre. Papa Benedetto XVI è convinto, piuttosto, che la forma straordinaria del rito romano sia un patrimonio prezioso che non deve essere relegato al passato, ma a cui si deve attingere anche nel presente e nel futuro, come ha sottolineato nella lettera di accompagnamento al motu proprio: "Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e dar loro il giusto posto".
Questo rivela chiaramente quale è l'intenzione che anima il motu proprio. Il Papa ritiene che sia oggi indispensabile un nuovo movimento liturgico, che nel passato egli ha definito come "riforma della riforma" della liturgia. Il Santo Padre è infatti dell'avviso che la riforma liturgica postconciliare abbia portato molti frutti positivi, ma che gli sviluppi liturgici del dopo Concilio presentino anche molte zone d'ombra, dovute in gran parte al fatto che "il concetto di mistero pasquale del Concilio non è stato sufficientemente tenuto presente": "Ci si è troppo soffermati sugli aspetti puramente pratici, correndo il rischio di perdere di vista l'essenziale". Ecco perché è lecito chiedersi, in maniera critica, se nella riforma liturgica postconciliare siano stati davvero realizzati tutti i desideri dei padri conciliari, o se, sotto diversi aspetti, le affermazioni fondamentali della costituzione sulla sacra liturgia siano rimaste inadempiute o, addirittura, se negli sviluppi liturgici del dopo Concilio si sia andati intenzionalmente oltre tali affermazioni. Che sia non solo legittimo ma anche appropriato operare una distinzione tra la costituzione sulla sacra liturgia, la riforma liturgica postconciliare e i successivi sviluppi liturgici è provato già dal fatto che proprio i teologi che si erano impegnati nel movimento liturgico o che avevano partecipato ai lavori del Concilio sono presto divenuti seri critici degli sviluppi liturgici postconciliari.
Da qui traspare anche il senso più profondo della riforma della riforma avviata da Papa Benedetto XVI con il motu proprio: così come il concilio Vaticano II è stato preceduto da un movimento liturgico, i cui frutti maturi sono stati portati all'interno della costituzione sulla sacra liturgia, anche oggi c'è bisogno di un nuovo movimento liturgico, che si prefigga come obiettivo quello di far fruttificare il vero patrimonio del concilio Vaticano II nell'odierna situazione della Chiesa, consolidando al tempo stesso i fondamenti teologici della liturgia. Per far ciò occorre non solo la rivitalizzazione del primato cristologico, della dimensione cosmica e del carattere latreutico della liturgia, ma anche e soprattutto la riscoperta del significato basilare del mistero pasquale nella celebrazione della liturgia cristiana.
Di questo nuovo movimento liturgico il motu proprio costituisce solo l'inizio. Benedetto XVI infatti sa bene che, a lungo termine, non possiamo fermarci a una coesistenza tra la forma ordinaria e la forma straordinaria del rito romano, ma che la Chiesa avrà nuovamente bisogno nel futuro di un rito comune. Tuttavia, poiché una nuova riforma liturgica non può essere decisa a tavolino, ma richiede un processo di crescita e di purificazione, il Papa per il momento sottolinea soprattutto che le due forme dell'uso del rito romano possono e devono arricchirsi a vicenda. Egli indica anche come: "Nella celebrazione della messa secondo il messale di Paolo VI potrà manifestarsi, in maniera più forte di quanto non lo è spesso finora, quella sacralità che attrae molti all'antico uso. La garanzia più sicura che il messale di Paolo VI possa unire le comunità parrocchiali e venga da loro amato consiste nel celebrare con grande riverenza in conformità alle prescrizioni, il che rende visibile la ricchezza spirituale e la profondità teologica di questo messale". Coloro che al contrario rifiutano il postulato di un nuovo movimento liturgico e vedono nel motu proprio un passo indietro rispetto al Vaticano II, verosimilmente intendono la riforma liturgica postconciliare come un punto d'arrivo, che va difeso con tutte le forze, secondo il rigido conservatismo di molti progressisti. Essi non solo non considerano gli sviluppi storici della liturgia come un processo organico di crescita e di maturazione, ma respingono anche l'ermeneutica della riforma sollecitata da Benedetto XVI per l'interpretazione del Vaticano II. Preferiscono infatti sostenere l'ermeneutica della discontinuità e della rottura, considerata inadeguata dal Papa, applicandola soprattutto al campo della liturgia e dell'ecumenismo. Anche il decreto sull'ecumenismo ha difatti segnato un nuovo inizio nelle relazioni tra la Chiesa cattolica e le Chiese e Comunità ecclesiali non cattoliche. Ma neanche questa nuova svolta ecumenica ha comportato una rottura con la tradizione; essa si iscrive piuttosto in una continuità di fondo con la tradizione, come mostra il semplice fatto che non sarebbe mai stata possibile se nel periodo preconciliare non fossero già stati presenti impulsi ecumenici, almeno nel loro stadio embrionale, anche all'interno della Chiesa cattolica.
Affiora così la reale importanza ecumenica del motu proprio Summorum pontificum. Poiché Benedetto XVI non ha semplicemente applicato l'ermeneutica della riforma al campo della liturgia, ma ha sollecitato questa ermeneutica in primo luogo proprio per la costituzione conciliare sulla sacra liturgia. È precisamente in questo campo che traspaiono con chiarezza i due diversi tipi di ermeneutica che possono essere seguiti: l'ermeneutica della riforma, che prende certamente atto di sviluppi e progressi, ma che vede una continuità di fondo con la tradizione; oppure l'ermeneutica della discontinuità e della rottura, che contrappone liturgia, e dunque anche Chiesa, preconciliare a liturgia e Chiesa postconciliare e recide il legame con la tradizione. Proprio in questa alternativa risiede la questione fondamentale per il futuro della Chiesa cattolica e, al tempo stesso, per la credibilità del suo ecumenismo. Anche in questo senso il motu proprio Summorum pontificum si rivela importante a livello ecumenico. O meglio: il motu proprio può diventare un ponte ecumenico veramente solido soltanto se esso viene innanzitutto percepito e recepito come "una speranza per tutta la Chiesa".

(©L'Osservatore Romano 15 maggio 2011)
 
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TotusTuus
view post Posted on 19/5/2011, 13:04     +1   -1




Video del Pontificale (forma extraordinaria del rito romano) del 15 maggio 2011 - Basilica di S. Pietro



 
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TotusTuus
view post Posted on 19/5/2011, 13:22     +1   -1




Registrazione audio dell'intervento del Card. Canizares Llovera, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, registrato durante il III Convegno del Summorum Pontificum tenuto all’Angelicum di Roma il 14 Maggio 2011: http://www.rinascimentosacro.org/wp-conten...11Canizares.mp3
 
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TotusTuus
view post Posted on 22/5/2011, 20:45     +1   -1




Reportage fotografico del Pontificale. Le foto sono state scattate dal fotografo ufficiale della S. Sede: www.photovat.com/PHOTOVAT/ANNO2011/...MANO/index.html
 
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