Ecclesia Dei. Cattolici Apostolici Romani

Sinodo, le 'propositiones' dei Vescovi: “La Bibbia venga letta alla luce della Tradizione”

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TotusTuus
view post Posted on 27/10/2008, 12:12     +1   -1




Sinodo, le 'propositiones' dei Vescovi: “La Bibbia venga letta alla luce della Tradizione”



CITTA’ DEL VATICANO - La Chiesa Cattolica non abbandoni la Tradizione, limitando la lettura della Bibbia al solo "senso letterale", cioe' al significato delle parole della Scrittura "trovato tramite gli strumenti scientifici dell'esegesi critica". Infatti, "per l'interpretazione del testo biblico, non si deve tralasciare la lettura patristica della Scrittura". Questo monito, che recepisce le preoccupazioni espresse da Benedetto XVI nel suo accorato intervento a braccio nel corso dei lavori, riassume il senso delle "propositiones" approvate dal Sinodo e trasmesse allo stesso Pontefice perche' possa recepirle nella sua Esortazione Apostolica. La Parola di Dio, raccomandano i padri sinodali, deve essere compresa in un "senso spirituale" che "concerne anche la realta' degli eventi di cui la Scrittura parla, tenendo conto della Tradizione vivente di tutta la Chiesa e dell'analogia della fede, che comporta la connessione intrinseca delle verita' della fede tra loro e nella totalita' del disegno della Rivelazione divina". La rinuncia a riferirsi alla Tradizione elaborata dalla Chiesa nei secoli ha rappresentato uno dei maggiori limiti del post-concilio. In questa ottica di un recupero della Tradizione, "il Sinodo propone che la Congregazione della Dottrina della Fede chiarifichi i concetti di ispirazione e di verita' della Bibbia, cosi' come il loro rapporto reciproco, in modo da far capire meglio l'insegnamento della costituzione conciliare 'Dei Verbum'". In particolare, sottolineando i padri, "bisogna metetre in rilievo l'originalita' dell'ermeneutica biblica cattolica in questo campo". Abbandonando il riferimento alla lettura teologica cattolica, cioe' alla Tradizione, il rischio e' che "la Bibbia diventi per i lettori attuali un libro del solo passato, ormai incapace di parlare al nostro presente". "In queste condizioni - spiegano i padri - l'esegesi biblica rischia di diventare pura storiografia e storia della letteratura". "Al posto dell'ermeneutica credente - spiegano i sinodali - si insinua di fatto, un'ermeneutica positivista e secolarista che nega la possibilita' della presenza e dell'accesso del divino nella storia dell'uomo". Per questo, mentre viene espressa gratitudine ai molti esegeti e teologi "che hanno dato e danno un aiuto essenziale nella scoperta del senso profondo delle Scritture", i padri sinodali "domandano a tutti un accresciuto impegno perche' sia raggiunto con piu' forza e chiarezza il livello teologico dell'interpretazione biblica". "I Padri sinodali - afferma la poposizione 27 - rivolgono con stima un appello sia ai teologi sia agli esegeti perche', con una collaborazione piu' chiara e sintonica, non lascino mancare la forza delle Scritture alla teologia contemporanea e non riducano lo studio delle Scritture alla sola rilevazione della dimensione storiografica dei testi ispirati". Richieste che sono poi ripetute con forza nel paragrafo riguardante la formazione dei futuri sacerdoti ai quali si ricorda con le parole usate da Benedetto XVI in aula, che "dove la teologia non e' essenzialmente interpretazione della Scrittura nella Chiesa, questa teologia non ha piu' fondamento". Coerentemente a questa affermazione, il Sinodo "chiede alle Conferenze Episcopali di favorire con regolarita' incontri tra i pastori, i teologi e gli esegeti con lo scopo di promuovere una maggiore comunione nel servizio alla Parola di Dio". "Auspichiamo - scrivono i padri sinodali - che esegeti e teologi possano condividere sempre meglio i frutti della loro scienza per l'incremento della fede e l'edificazione del Popolo di Dio, tenendo sempre presente le dimensioni caratteristiche dell'interpretazione cattolica della Bibbia". I padri sinodali non si nascondono che una tale impostazione avra' conseguenze negative sul dialogo con i protestanti. "Un problema ecumenico aperto riguarda - riconoscono - la comprensione del soggetto autorevole dell'interpretazione nella Chiesa (specialmente il Magistero) e per cio' si devono intensificare lo studio e la ricerca biblica comune". E "ugualmente sono da intensificare il comune impegno per le traduzioni e la diffusione della Bibbia, come anche le celebrazioni interconfessionali dell'ascolto della Parola di Dio". Come e' ovvio, il riferimento alla Tradizione nella lettura della Bibbia, e quindi nelle omelie, ha ricadute sui temi etici. "Nella Parola di Dio - infatti - si ritrovano diverse istanza che possono aiutare sia la scienza nella sua scoperta di sempre nuove conquiste sia incrementare il dialogo con quanti non condividono la nostra stessa fede". In proposito, i Padri sinodali "auspicano un dialogo tra Bibbia e cultura, soprattutto dinanzi alle diverse domande di senso presente nel nostro tempo in modo tale di trovare in essa la risposta definitiva alla loro ricerca". Ma le "propositiones" non rinunciano a ribadire il legame inscindibile che per la Chiesa esiste tra Parola di Dio e legge morale naturale. "I Padri sinodali - si legge nel testo votato in aula - sono ben coscienti delle grandi sfide presenti nell'attuale momento storico. Una di queste tocca l'enorme sviluppo che la scienza ha realizzato nei confronti della conoscenza della natura. Paradossalmente, piu' cresce questa conoscenza meno si riesce a vedere il messaggio etico che proviene da essa: il fatto che la natura, l'essere stesso non sia piu' trasparente per un messaggio morale, crea un senso di disorientamento che rende precarie ed incerte le scelte della vita di ogni giorno". Per i padri, "alla luce dell'insegnamento della Sacra Scrittura, come e' ricordato soprattutto nella Lettera ai Romani e' bene ribadire che questa legge e' scritta nel profondo del cuore di ogni persona e ognuno puo' averne accesso". Il Sinodo, "pertanto, raccomanda a tutti i Pastori di avere una particolare sollecitudine perche' i ministri della Parola siano sensibili alla riscoperta della legge naturale e alla sua funzione nella formazione delle coscienze".
 
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Juda il sicario
view post Posted on 7/11/2008, 20:15     +1   -1




Vorrei porre una domanda se possibile... Il Concilio di Trento dichiarò che la tradizione deve essere ritenuta di eguale autorità della Bibbia. Per tradizione cosa vuole intendere la Chiesa Romana?
 
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TotusTuus
view post Posted on 7/11/2008, 20:42     +1   -1




La Tradizione (con la T maiuscola) non è altro che il depositurm fidei rivelato da Dio agli Apostoli, ai loro legittimi successori, affinchè questi la difendano, trasmettano e diffondino. Le fonti della Rivelazioni divina sono per l'appunto due: Sacra Scrittura e Sacra Tradizione. Quindi la vera comprensione della Sacra Scrittura non è quella basata sul "libero esame", ma quella conforme alla sacra Tradizione e che trova il suo riscontro nel Magistero della Chiesa.

Il Concilio Vaticano II nella costituzione dogmatica Dei Verbum insegna che “La sacra Tradizione e la sacra Scrittura sono strettamente congiunte e comunicanti tra loro. Poiché ambedue scaturiscono dalla stessa divina sorgente, esse formano in certo qual modo un tutto e tendono allo stesso fine” (DV 9).
Nel numero successivo dice che “la sacra Tradizione e la sacra Scrittura costituiscono un solo sacro deposito della parola di Dio affidato alla Chiesa” e che “l'ufficio d'interpretare autenticamente la parola di Dio, scritta o trasmessa, è affidato al solo magistero vivo della Chiesa, la cui autorità è esercitata nel nome di Gesù Cristo. Il quale magistero però non è superiore alla parola di Dio ma la serve, insegnando soltanto ciò che è stato trasmesso, in quanto, per divino mandato e con l'assistenza dello Spirito Santo, piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone quella parola, e da questo unico deposito della fede attinge tutto ciò che propone a credere come rivelato da Dio”.
E conclude: “È chiaro dunque che la sacra Tradizione, la sacra Scrittura e il magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che nessuna di queste realtà sussiste senza le altre, e tutte insieme, ciascuna a modo proprio, sotto l'azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime. (...)
Ne risulta così che la Chiesa attinge la certezza su tutte le cose rivelate non dalla sola Scrittura e che di conseguenza l'una e l'altra devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e riverenza”.
 
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Juda il sicario
view post Posted on 7/11/2008, 21:09     +1   -1




Dunque la rivelazione divina è contenuta in libri scritti (la Sacra Scrittura) e nelle tradizioni non scritte, nel senso di tradizioni che si trovano al di fuori della Sacra Scrittura.
Si ritiene che tali tradizioni contengano gli insegnamenti orali di Gesù, trasmessi agli apostoli e non riportati nel N.T.. Tali insegnamenti orali, furono poi in vario modo messi per iscritto e si trovano, ancora oggi, nei cosiddetti scritti dei “Padri della Chiesa”, cioè gli scrittori cristiani dei primi quattro secoli d.C.. Di particolare importanza sono considerati gli scritti dei “Padri apostolici”, cioè degli scrittori cristiani della prima metà del II sec.d.C.

Il problema è che su numerosissimi punti, le dottrine della Chiesa Romana sono molto diverse sia da quanto è detto dalle Sacre Scritture, sia da quanto deduciamo proprio dai “Padri della Chiesa” e dai “Padri Apostolici”. In questo caso che succede? A chi bisogna dare piu autorità? Alla Sacra Scrittura o alle tradizioni orali?

Inoltre, si notano alcune divergenze dottrinali tra la testimonianza del N.T. e le affermazioni degli stessi “Padri della Chiesa” e i “Padri Apostolici” quanto più ci allontaniamo dall’epoca apostolica, cioè dal I secolo.

Ora, se come dicono i documenti cattolici, le due fonti: la Sacra Scrittura e la tradizione scaturiscono da un’unica fonte, non vi dovrebbero esserci tali differenze,però ce ne sono parecchie....
In ogni caso se vi fosse un’autentica tradizione, al di fuori della Sacra Scrittura, tale tradizione non potrebbe mai essere in contrasto con le Scritture ispirate? Dato che la rivelazione di Dio è una sola e senza contraddizioni....


 
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Kajetan
view post Posted on 8/11/2008, 07:38     +1   -1




Perché non citi qualche punto specifico su cui discutere, invece di "sparare nel mucchio" accusando
CITAZIONE
numerosissimi punti

di differenza? ;)
 
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TotusTuus
view post Posted on 8/11/2008, 08:56     +1   -1




E' chiaro che il nucleo della Rivelazione è stato approfondito nel corso della storia della Chiesa. Si dabi bene: approfondire non significa negare o alterare. E' quindi lecito pensare che il primo Papa , S. Pietro, avesse una minor consapevolezza teologica tematizzata rispetto ad oggi, sebbene il nucleo della Rivelazione sia sempre il medesimo e già dato all'origine.
 
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Juda il sicario
view post Posted on 8/11/2008, 11:39     +1   -1




La Chiesa Romana ha introdotto a poco a poco le sue dottrine e i suoi dogmi di fede. Mentre nella Bibbia le dottrine sono da sempre rivelate e scritte, per la Chiesa Romana ci sono voluti numerosi secoli per completare ed arrivare alle odierne dottrine;di secolo in secolo, infatti, si introduceva una dottrina nuova, un dogma nuovo, fino ad arrivare al completo credo cattolico di oggi.

Ad esempio chiedo...Gesù disse anche in Matt. 23:5-12: “...Ma voi non vi fate chiamare ‘Rabbi’; perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. Non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli. Non vi fate chiamare guide, perché una sola è la vostra Guida, il Cristo...”. Come si spiegano prendendo in considerazione le parole appena citate di Gesù i titoli di “Santo Padre”, “Sua Santità”, “Pontefice Massimo”, “Papa”, “Padre” (nel senso di Padre spirituale, come titolo dato ai preti cattolici) adottati nel seno della Chiesa Cattolica? Gli ecclesiastici cattolici, ma non solo, sembrano anche essere simili ai religiosi giudei del tempo di Gesù (Marco 12-38-40; Luca 20:45-47; Luca 11:43; Matt. 23-1-34; Giov. 5:44), amano passeggiare in lunghe vesti, mettersi in mostra con lunghe preghiere, amano anche i saluti nelle piazze e i primi posti nei conviti, e prendere gloria gli uni dagli altri. (Questa senza offesa è un parere)

Cmq apparte le sottiliezze...Ci sono numerosissimi casi ne provo a citare qualcuno...

Bibbia
Siamo salvati per grazia, non per opere (Efesini 2:8-9). Le buone opere seguono la salvezza (Efesini 2:10).

Chiesa cattolica
Siamo salvati per la fede più le opere (Concilio di Trento, sessione VI, canone 9)

Bibbia
Gesù purifica dal peccato (1 Giovanni 1:7-9, 2:12, Ebrei 9:14-15).

Chiesa
Il purgatorio purifica dal peccato (Concilio di Trento, sess. VI, can. 30).

Bibbia
La salvezza si riceve nel momento stesso in cui ci si ravvede e si accetta il Vangelo (Efesini 1:13).

Chiesa
La salvezza è un processo che comincia col battesimo e continua attraverso il purgatorio

Bibbia
Il sacrificio di Gesù è stato compiuto una volta per sempre (Giovanni 19:30, Ebrei 7:27)

Chiesa
Il sacrificio di Gesù si ripete nella messa che viene celebrata tutti i giorni

Bibbia
Gesù Cristo è l'unico mediatore tra Dio e gli uomini (1 Timoteo 2:5, Ebrei 7:25)

Chiesa
La Madonna e i santi defunti sono mediatori tra gli uomini e il Signore

Bibbia
Credendo in Cristo, confessando-Gli le nostre colpe e avendo fede solo nel Suo sacrificio siamo perdonati e salvati in vita eterna (Apocalisse 1:5, 1 Pietro 1:18-21). Possiamo avere la certezza di essere perdonati (Atti 10:43, 1 Giovanni 1:9) e salvati (1 Giovanni 5:13).

Chiesa
"..a nessuno che ostenti fiducia e certezza della remissione dei propri peccati e che si abbandoni in essa soltanto, vengono rimessi o sono stati rimessi i peccati, mentre fra gli eretici.. viene predicata.. questa fiducia vana e lontana da ogni vera pietà" (Concilio di Trento, sess. VI, cap. IX).

Bibbia
Nessuno può in alcun modo redimere il fratello, né dare a Dio il prezzo del suo riscatto (Salmo 49:7).

Chiesa
Le Messe di suffragio, le indulgenze, ecc. liberano i defunti dalle sofferenze del purgatorio.

Bibbia
I santi sono tutti i veri cristiani

Chiesa
I santi sono solo quei defunti che la Chiesa Cattolica decide di dichiarare santi dopo un particolare processo.

Bibbia
Solo in Gesù c'è la salvezza (Atti 4:12). Egli è l'unico capo della Chiesa Cristiana (Efesini 1:22-23, 4:15, 5:23; Colossesi 1:17-18).

Chiesa
Solo nella Chiesa Cattolica Romana c'è la salvezza (papi Bonifacio VIII, Innocenzo III, Gregorio XVI, Pio IX, Paolo VI, Eugenio IV e altri).

Bibbia
Solo attraverso Cristo si va a Dio (Giovanni 14:6), si ottiene ogni cosa, si è salvati, si è preservati dal maligno, e Lui solo ha il dominio su tutto ciò che esiste nei cieli, sulla terra e sotto la terra (Efesini 1:10, 1:22-23, Filippesi 2:10, Apocalisse 5:13, ecc).

Chiesa
Solo attraverso la Madonna si va al Signore, si ottiene ogni cosa, si è salvati, si è preservati dal maligno, e lei ha il dominio su tutto ciò che esiste nei cieli, sulla terra e sotto la terra (papi Pio IX, Pio X, Pio XI, Leone XIII, Benedetto XV, ecc.).

Bibbia
Parlare con i defunti, siano essi santi credenti o meno, è un'abominazione che Dio condanna severamente (Isaia 8:19, Deuteronomio 18:10-12).

Chiesa
I defunti possono aiutarci, intercedono per noi e possono essere pregati e venerati.
 
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Michael a Sanctis
view post Posted on 8/11/2008, 11:44     +1   -1




Occorre precisare che la sacra Tradizione viene considerata fonte della rivelazione solo quando esprime l'insegnamento solenne e universale della Chiesa su questioni di fede e di morale. Non rientrano in questo novero, quindi, le opinioni personali dei Padri, le discussioni teologiche di carattere secondario che non sono state fatte oggetto di definizione successiva, le dispisizioni disciplinari, ecc.

Il contrasto tra Scrittura e Tradizione non può che essere apparente e deriva da un'interpretazione soggettiva e aribitraria della Scrittura. Nel concetto di Tradizione, infatti, è implicita in primo luogo l'autorità di interpretare le Scritture, il cui senso - come quello di qualunque testo - non è univoco, ma ha bisogno di essere definito dall'autorità a ciò preposta. Negando alla Chiesa questa prerogativa, si apre la strada al "libero esame", la cui contraddittorietà è dimostrata dal fatto che le confessione cristiane che ammettono questo principio sono suddivise in migliaia di fazioni, ognuna delle quali presenta una visione diversa del cristianesimo.
 
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Juda il sicario
view post Posted on 8/11/2008, 12:12     +1   -1




Efesini 2:8-9
8 Infatti è per grazia che siete stati salvati, mediante la fede; e ciò non viene da voi; è il dono di Dio. 9 Non è in virtù di opere affinché nessuno se ne vanti;

Bhe qua non so quante interpretazioni si possano dare.... cè il messaggio sembra essere abbastanza chiaro....voler cambiare tale chiarezza sembrerebbe voler far dire alla bibbia qualcosa che in realtà non ha mai detto... Come potrei interpretarlo?


Le Scritture del Nuovo Testamento sono molto più di una semplice registrazione scritta degli insegnamenti orali degli apostoli; esse sono una registrazione scritta ispirata. Una comprensione biblica del concetto di ispirazione può aiutarci a capire il significato di questa distinzione. L'apostolo Pietro scrive:
"Sappiate prima di tutto questo: che nessuna profezia della Scrittura proviene da un'interpretazione personale; infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell'uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo" (2 Pietro 1:20-21).
Qui vediamo che la Scrittura non è venuta "da un'interpretazione personale" (verso 20). La parola tradotta con "interpretazione" significa risolvere o spiegare. Pietro sta dicendo che nessuno scrittore del Nuovo Testamento ha semplicemente scritto la sua personale spiegazione di quello che Gesù ha insegnato o che ha fatto. La Scrittura non venne mai "dalla volontà dell'uomo" (verso 21). Non furono gli scrittori della Bibbia a decidere di scrivere delle profezie o a decidere cosa includere nella Scrittura. Piuttosto, essi furono "sospinti dallo Spirito Santo" (verso 21).

Dunque, degli uomini hanno scritto il Nuovo Testamento: "degli uomini hanno parlato" (verso 21). Il loro modo di scrivere riflette la loro personalità e le loro esperienze. Ma questi uomini "hanno parlato da parte di Dio" (verso 21). Gli uomini hanno scritto, ma Dio è l'autore.

Per questo motivo, la Scrittura è la rivelazione comunicataci perfettamente con le Parole date da Dio:
"Ogni Scrittura è ispirata da Dio e utile a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona" (2 Timoteo 3:16-17).

La frase tradotta con "ispirata da Dio" è la traduzione delle parole "Dio" e "emettere, pronunciare". Il verso può dunque essere reso con: "Tutta la Scrittura è emanata da Dio". La Scrittura può dunque essere giustamente definita la Parola di Dio.

Riducendo la Scrittura a una mera versione scritta della tradizione, i Cattolici riescono a dare risalto alla tradizione. Ma nel fare ciò, si distorce il significato dell'ispirazione e e viene minimizzata la differenza essenziale tra Scrittura e tradizione.

Gesù rimproverò duramente i religiosi dell'epoca poiché essi mettevano la tradizione allo stesso livello della Scrittura, corrompendo in tal modo il fondamento stesso della verità della Parola di Dio.
In Marco 7:8,9, ad esempio, leggiamo le seguenti parole di Gesù:
"Avendo tralasciato il comandamento di Dio vi attenete alla tradizione degli uomini. ... Come sapete bene annullare il comandamento di Dio per osservare la tradizione vostra!".

Il credente non deve rivolgersi ad altre fonti dottrinali, idee umane o tradizioni, poiché solo la Sacra Scrittura è la Parola di Dio, ed essa è perfettamente sufficiente "a insegnare, a riprendere, a correggere, a educare alla giustizia, perché l'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona" (2 Timoteo 3:16,17).
 
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TotusTuus
view post Posted on 8/11/2008, 13:00     +1   -1




A distorcere i fatti è una contraddittoria interpretazione di stampo protestante. Il dogm nel suo contenuto è di origine divina, espressione di una verità oggettiva e immutabile nella sua sostanza. Faccio notare inoltre che per ammettere la validità della Sacra Scrittura i protestanti dovrebbero ammettere il valore della Tradizione, pena la contraddizione.
E' poi chiaro che il metodo usato da Juda il sicario è scorretto anche da un punto di vista metodologico. Decontestualizzare proposizioni e manipolarle a proprio piacimento mi sembra che sia un procedimento antiscientifico e ideologico.
 
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Michael a Sanctis
view post Posted on 8/11/2008, 13:48     +1   -1




Cercherò di dare una sintetica risposta a tutte le questioni, accorpando quelle di argomento simile.

1. In primo luogo, l'affermazione secondo cui la Bibbia sarebbe data una volta per tutte (ed evidentemente sarebbe soggetta ad una interpretazione univoca), mentre la Tradizione sarebbe soggetta al divenire e quindi a modificazioni, è storicamente falsa. Com'è noto, infatti, il testo sacro è stato scritto nel corso di lunghi secoli secondo il piano della provvidenza divina, che non ha offerto tutte le verità rivelate in una soluzione unica, ma le ha dispensate nel corso della storia a seconda della disposizione degli uomini e del globale disegno dell'economia della salvezza. Quindi è un testo "dato" per noi, ma non, ad esempio, per Mosè o per Isaia, visto che la rivelazione pubblica contenuta nella Scrittura ha avuto termine con S. Giovanni. E non è neppure del tutto corretto dire che per noi è "dato", visto che resta aperta la questione dell'interpretazione, che, se non viene risolta, fa della Bibbia un testo che - come direbbe Pirandello - è "uno, nessuno e centomila".

Da quanto abbiamo detto, è chiaro che la fede di S. Paolo era, da un punto di vista teologico, più approfondita di quella dei Maccabei, e che questi, a loro volta, ne sapevano più di Mosè. Non appare strano, dunque, che il cattolico di oggi abbia una maggiore conoscenza teologica rispetto ai cristiani dei primi secoli. Gli stessi Apostoli sentirono l'esigenza di precisare nei loro scritti il messaggio di Gesù, specialmente per contrastare alcuni errori che si diffondevano nelle varie chiese (si pensi, per esempio, alle Lettere ai Tessalonicesi). Ora, sarebbe paradossale che Dio, passata l'età apostolica, avesse lasciato i fedeli senza un'autorità preposta ad interpretare correttamente - e quindi ad approfondire - il suo messaggio rivelato. È da notare, infatti, che tutte le eresie pretendono di dare l'unica lettura corretta del testo sacro. Nella Scrittura stessa si precisa che "Nessuna profezia della Scrittura soggiace a interpretazione privata" (2 Piet. 1, 20). Non si vede che valore avrebbe - anche per il solo insegnamento - una Scrittura sottoposta all'esegesi personale del singolo fedele.

2. È puerile accusare i cattolici di contravvenire all'insegnamento del Vangelo utilizzando i termini "padre" e "maestro". È evidente che la condanna di Gesù riguardava non l'uso di queste parole, ma l'abuso di chi attribuiva al "padre" e al "maestro" terreno le prerogative di Padre e Maestro divino. Altrimenti non dovremmo usare "padre" neppure per rivolgerci al nostro genitore, né "maestro" per designare il nostro insegnante di scuola. Non si vede, infatti, perché una simile applicazione dovrebbe valere solo per i sacerdoti cattolici. E anche S. Giovanni, che nelle sue lettere usa spesso il termine "figlioli" (al quale soggiace il concetto di "padre") non avrebbe capito nulla.

3. Il giudizio sulla coscienza personale di un essere umano - sia esso un personaggio pubblico o meno - è un atto talmente temerario e contrario (questo sì) all'insegnamento evangelico, da non aver bisogno di commenti. A meno che non si voglia scendere fino al ridicolo di mettere in connessione la lunga veste dei farisei con la talare dei sacerdoti cattolici.

4. Sul rapporto fede-opere, S. Giacomo afferma esplicitamente: "A che servirebbe, fratelli miei, se uno dicesse che ha la fede, ma non avesse le opere? Potrebbe forse quella fede salvarlo? [...] La fede, se non ha le opere, è per se stessa morta. Anzi, dirà qualcuno: "Chi ha la fede, chi invece ha le opere". Mostrami la tua fede senza le opere, mentre io ti mostrerò dalle opere mie la fede! Tu credi che c'è un Dio solo? Fai bene! Ma anche i demoni lo credono, eppure ne hanno orrore" (Giac. 2, 14 e 17-19). Quindi l'insegnamento del Concilio Tridentino è perfettamente in linea con la dottrina biblica. Ovviamente non c'è contraddizione tra ciò che dice S. Giacono e cil che dice S. Paolo. Fede ed opere sono entrambe necessarie alla salvezza. E come è nell'errore chi pretendesse di salvarsi con una fede puramente intellettuale, senza alcun risvolto pratico, lo è anche chi crede di potersi salvare unicamente per virtù propria, per il valore intrinseco delle proprie azioni. È contro questa ultima classe di persone che S. Paolo rivolge la sua critica.

5. Per "salvezza" i cattolici intendono il conseguimento dell'eterna beatitudine. Quindi è errato sostenere che la salvezza si ottiene nel momento stesso in cui "si accetta" il Vangelo, visto che tale accettazione può essere revocata in qualunque momento. Quando si dice che credendo in Cristo si ottiene la salvezza si presuppone, ovviamente, la perseveranza di questa convinzione fino alla morte e una condotta di vita corrispondente. Non capisco poi che cosa significhi accettare il Vangelo. È un atto puramente intellettuale e spirituale o presuppone un ravvedimento dei costumi? Questo ravvedimento, se necessario, non si identifica forse con le buone opere di cui si è testé affermata l'inutilità?

6. Secondo la dottrina cattolica, il purgatorio è un luogo dove le anime, che sono già state giudicate degne del paradiso, scontano la pena che meritano per le loro colpe prima di entrare nel regno eterno. È quindi errato affermare che attraverso il purgatorio si ottiene la salvezza, come se le anime presenti in esso non fossero già state giudicate salve. Sarebbe come mettere in contrasto la salvezza operata da Cristo con gli atti positivi che in terra facciamo per meritare questa salvezza.

7. La necessità del battesimo per la salvezza è affermata nel Vangelo (Giov. 3, 5) ed è implicita nel comando di Cristo, presente alla fine del Vangelo di Matteo, di battezzare tutte le genti.

8. La Messa non è una ripetizione del Sacrificio di Cristo, compiuto una volta per sempre sulla Croce, ma una sua riattualizzazione e applicazione.

9. La Chiesa non ha mai affermato che la Madonna e i Santi sono mediatori tra Dio e gli uomini. Essi sono semplicemente intercessori, cioè anime beate che possono pregare per noi, così come agli uomini sulla terra è consentito di pregare gli uni per gli altri.

10. Per ottenere la remissione dei peccati non basta la certezza di tale remissione, ma occorre il pentimento e il proposito di cambiare vita. Questo concetto, implicito nell'espressione "confessandogli le nostre colpe" di S. Giovanni, è confermato da numerosissimi passi del NT, per esempio 2 Piet. 3, 9. Interpretare isolatamente questo passo, come se per il perdono dei peccati fosse sufficiente la fiducia nella remissione, senza alcun pentimento e proposito di non cadere più ("abbandonandosi ad essa soltanto"), è un assurdo logico e teologico, e come tale è stato riprovato da Concilio di Trento.

11. Il termine "santi", secondo l'opinione di tutti gli esegeti più accreditati, viene usato nella Bibbia, di solito, per indicare i "fedeli", i "giusti". Nella Chiesa primitiva cominciò ad essere usato per designare le anime beate del paradiso, e tale uso si è mantenuto ancora oggi (per "festa di tutti i Santi" si intende infatti la festa non solo dei santi canonizzati, ma di tutte le anime che godono dell'eterna beatitudine). In senso stretto, il termine santo indica una persona che, per eroicità di virtù, è stata canonizzata, cioè additata a modello di vita dalla Chiesa. Si tratta di distinzioni puramente terminologiche.

12. L'espressione del salmo usata per confutare il valore dei suffragi, se applicata letteralmente, significherebbe l'inutilità assoluta non solo di tutte le preghiere a favore dei fratelli (concetto esplicitamente raccomandato in numerosissimi passi del NT), ma anche di qualunque atto volto alla conversione dell'altro. Il passo scritturistico, inoltre, è malamente tradotto. Il testo originale afferma: "Per certo non si libera l'uomo, non può dare a Dio il suo riscatto". Il che, interpretato tipicamente, allude al fatto che l'uomo non può ottenere la redenzione se non in Cristo.

13. Secondo la dottrina cattolica, la Chiesa cattolica è la Chiesa di Cristo. Quindi dire che la salvezza si ottiene "in lui" equivale a dire che si ottiene nella società visibile dei fedeli da Lui fondata e con Lui a capo (il Papa non è che il Suo vicario). E del resto che cosa significa credere in Cristo se non professare la sua dottrina, vivere in conformità con essa e quindi essere parte della Chiesa da Lui istituita per la conservazione del Suo messaggio rivelato?

14. È capzioso enucleare le affermazioni dei Pontefici, isolandole dal loro contesto, per metterle in apparente contrasto con la Bibbia. Quando si dice, per esempio, che tramite la Madonna si va in paradiso, si intende che il suo potere come intercessore presso Dio, in quanto Madre di Cristo, è grandissimo, ma ciò non significa che essa sia l'artefice della salvezza o della redenzione. Questo concetto è chiarissimo sia nei documenti pontifici (se citati nel giusto modo) sia nella mente dei cattolici, che non hanno mai venerato la Madonna o i Santi come dèi.

15. I cattolici non parlano con i defunti, ma rivolgono loro delle preghiere. Il passo scritturistico si riferisce evidentemente alla pratica della negromanzia, che consisteva nel tentativo di evocare lo spirito del defunto sulla terra. Senza contare che gli ebrei del tempo avevano una concezione dell'aldilà (considerato una specie di ade greco-romano) che è stata ampiamente superata dalla rivelazione neotestamentaria.

16. Il tentativo di dimostrare un contrasto tra due dottrine contrapponendo estratti dell'una e dell'altra, senza contesto e senza analisi approfondita del contenuto, è intellettualemente scorretto. Con lo stesso procedimento, citando cioè a casaccio estratti della Scrittura e mettendoli a paragone con gli articoli di fede protestanti, si può "dimostrare" l'inattendibilità della Trinità, della natura divina di Cristo, ecc. ecc. Io ho risposto non perché consideri valido questo metodo, ma per farne emergere l'assurdità.
 
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Juda il sicario
view post Posted on 8/11/2008, 14:44     +1   -1




Ok provo a rispondere un punto alla volta se no facci post troppo lunghi.. :P un attimo di pazienza scusatemi hihi
 
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Michael a Sanctis
view post Posted on 8/11/2008, 14:52     +1   -1




CITAZIONE (TotusTuus @ 8/11/2008, 13:00)
Faccio notare inoltre che per ammettere la validità della Sacra Scrittura i protestanti dovrebbero ammettere il valore della Tradizione, pena la contraddizione.

Questo è un concetto fondamentale, che è bene approfondire. L'ispirazione della Bibbia, cioè la sua origine soprannaturale, non è un fatto evidente né un concetto che si può desumere dalla Bibbia stessa. Infatti, anche i testi biblici citati a sostegno dell'ispirazione, per avere valore di prova in sede dimostrativa, dovrebbero già possedere quell'origine divina, di cui vengono addotti come prova. In altre parole, l'affermazione secondo cui "tutta la Scrittura è ispirata" ha valore solo nella misura in cui io già credo che l'autore della seconda lettera di Pietro scriveva sotto ispirazione, e quindi non può essere addotta come dimostrazione di questo fatto (altrimenti anche il Corano, che afferma la sua origine divina, dovrebbe considerarsi ispirato).

Solo la trasmissione della Bibbia attraverso la Chiesa, nella continuità tra il passato e il presente, ci assicura l'origine divina del testo sacro.

E non è un caso che i protestanti, dopo aver sostenuto ai tempi di Lutero una improbabile ispirazione sotto dettatura, sono poi passati in tempi recenti alle più radicali teorie razionaliste, che negano la storicità e l'attendibilità della sacra Scrittura facendone una sorta di grande favola edificante. È ridicolo quindi accusare i cattolici di scarsa aderenza a un testo cui, in sede teoretica, si è negato ogni valore.
 
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Juda il sicario
view post Posted on 8/11/2008, 15:02     +1   -1




Quello che alcuni di quegli antichi scrittori che essa chiama "padri della Chiesa" hanno detto doversi fare a proposito di ciò che non può essere confermato dalla Bibbia, o che non fa parte della Scrittura e la contraddice.

Giustino Martire (morto nell'anno 165 dopo Cristo) disse: 'Non abbiamo alcun comandamento di Cristo che ci faccia obbligo di credere alle tradizioni e alle dottrine umane, ma soltanto a quelle che i beati profeti hanno promulgate e che Cristo stesso ha insegnate, ed io ho cura di riferire ogni cosa alle Scritture e chiedere ad esse i miei argomenti e le mie dimostrazioni' (Giustino Martire, Dialogo con Trifone)

Basilio (330-379 d.C.) disse: 'Rigettare alcuna cosa che si trova nelle Scritture, o ricevere alcune cose che non sono scritte, è un segno evidente d'infedeltà, è un atto di orgoglio... il fedele deve credere con pienezza di spirito tutte le cose che sono nelle Scritture senza togliere o aggiungere nulla' (Basilio, Lib. de Fid. - regul. moral. reg. 80)

Ambrogio (340 ca. - 397) disse: 'Chi ardirà parlare quando la Scrittura tace?... Noi nulla dobbiamo aggiungere al comando di Dio; se voi aggiungete o togliete alcuna cosa siete rei di prevaricazione' (Ambrogio, Lib. II de vocat. Gent. cap. 3 et lib. de parad. cap. 2).

Girolamo (347 ca. - 419-20 ca.) disse: 'Se voi volete chiarire le cose in dubbio, andate alla legge e alla testimonianza della Scrittura; fuori di lì siete nella notte dell'errore. Noi ammettiamo tutto ciò che è scritto, rigettiamo tutto ciò che non lo è. Le cose che si inventano sotto il nome di tradizione apostolica senza l'autorità della Scrittura sono colpite dalla spada di Dio' (Girolamo, In Isaiam, VII; In Agg., I; citato da Roberto Nisbet in op. cit., pag. 28).

Cipriano (200 ca. - 258) disse: 'Che orgoglio e che presunzione è l'uguagliare delle tradizioni umane alle ordinanze divine...!' (Cipriano, Epist. 71)

Tertulliano (160 ca. - 220 ca.) disse: 'Ci mostri la scuola di Ermogene che ciò ch'essa insegna sta scritto: se non è scritto, tremi in vista dell'anatema fulminato contro coloro che aggiungono alla Scrittura, o ne tolgono alcuna cosa' (Tertulliano, Contro Ermogene, cap. 22).

Leggendo queste dichiarazioni si deduce che gli stessi scrittori che la chiesa cattolica romana prende per sostenere le sue dottrine, erano contro tutte quelle dottrine e pratiche che non potevano essere dimostrate con le Scritture e che venivano fatte passare per tradizione apostolica.
Dunque la chiesa cattolica romana non si attiene completamente a quello che hanno detto i "padri", e non rigetta tutto ciò che non è scritto nelle Sacre Scritture. Essa da un lato dice che bisogna interpretare le Scritture per mezzo dei padri, e dall'altro afferma che bisogna accettare le tradizioni nella stessa maniera in cui si accetta la Scrittura (il concilio Vaticano II ha dichiarato infatti che la Scrittura e la tradizione "devono essere accettate e venerate con pari sentimento di pietà e rispetto" [Concilio Vaticano II, Sess. VIII, cap. II]), il che, come abbiamo visto, va apertamente contro il consenso dei padri.

"Perciò, fratelli, state saldi e mantenete le tradizioni che avete appreso così dalla nostra parola come dalla nostra lettera" (2 Tessalonicesi 2:15).
La chiesa cattolica insegna che le tradizioni cui si riferisce questo verso sono le verità riguardanti la fede e la vita cristiana, che l'apostolo Paolo avrebbe ricevuto dalla Chiesa Cristiana primitiva e che a sua volta insegnava alle comunità.
Con ciò si cerca si sostenere la tradizione cattolica che, secondo la curia romana, è l'insegnamento degli apostoli trasmesso a voce ma non scritto.
In realtà Paolo non ricevette verità riguardanti la fede e la vita cristiana dalla Chiesa primitiva perché lui l'Evangelo non lo imparò da nessun uomo, ma lo ricevette per rivelazione di Gesù Cristo, dal giorno del suo incontro sulla via di Damasco in poi.
 
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Michael a Sanctis
view post Posted on 8/11/2008, 15:37     +1   -1




L'intervento non è pertinente con l'argomento della discussione, non risponde alle obiezioni sollevate da Totus Tuus e da me e si fonda su un presupposto che ho già confutato nei miei precedenti interventi, che cioè la sacra Tradizione non sia di origine divina. Dall'inizio ex abrupto, poi, si nota che essa è semplicemente l'estratto di un testo esistente su un altro sito. In questo modo non è possibile condurre alcuna discussione seria.

Peraltro non vedo come possa un protestante appoggiarsi, a sostegno della sua tesi, su autori ecclesiastici ai quali egli nega qualunque autorità, sia nell'interpretare le Sacre Scritture, sia nel definire la fede della Chiesa.

A ciò bisogna aggiungere, come ho già detto, che la testimonianza dei Padri non sempre coincide con l'insegnamento solenne e universale della Chiesa. Quindi le loro affermazioni intorno alla tradizione, anche se fossero imprecise o non del tutto corrette, non avrebbero per sé valore vincolante.

In questo caso, tuttavia, i Padri non commettono alcuna svista. Le tradizioni da esse condannate sono o le antiche prescrizioni della legge giudaica, abolite da Cristo, o usanze puramente umane, a carattere disciplinare. Non ci si riferisce in alcun modo all'insegnamento trasmesso dagli Apostoli. Anche qui siamo di fronte a un errore da contesto, poiché all'epoca dei Padri il termine "tradizione" significava solo "usanza, consuetudine umana"; il significato di "rivelazione non scritta trasmessa dagli Apostoli e definita dalla Chiesa" è posteriore.

Il fatto che non vi fosse la parola, non significa che non esistesse, già all'epoca dei Padri, il concetto. Basterà citare alcuni esempi.

S. Ignazio Martire (I sec.) scriveva che è necessario "aderire alla tradizione degli Apostoli" (P.G. XX, 228).

S. Ireneo (II sec.) più esplicitamente afferma: "Se gli Apostoli ci hanno lasciato la Scrittura, significa forse che non sia opportuno seguire la tradizione (= gli insegnamenti) che hanno impartito a coloro cui hanno affidato le chiese?" (Adv. Haeres. III, 4).

Tertulliano dichiara una regola di fede sicura è la dottrina di fede "che la Chiesa ha ricevuto dagli Apostoli, gli Apostoli da Cristo, Cristo da Dio" (P.L. II, 31).

S. Agostino, in maniera cristallina, scrive: "Non crederei al Vangelo, se non in virtù dell'autorità della Chiesa cattolica" (Cont. ep. Manich., 5).

Inoltre dal fatto che tutti i Padri, compresi quelli citati, hanno aderito alle decisioni dei Concilii, le quali ho definivano la retta interpretazione di un passo biblico o ne enucleavano meglio il senso (per esempio, l'esistenza della Trinità, le modalità dell'Incarnazione, le prerogative della Madonna, ecc.), si desume che essi riconoscevano alla Chiesa il potere di effettuare tali definizioni e ricevevano il suo insegnamento come divinamente rivelato, al pari delle Scritture.

Tutto ciò, naturalmente, non è in contrasto con le affermazioni citate a proposito dell'autorità della Bibbia, visto che la sacra Tradizione non modifica né sottrae o aggiunge qualcosa alla sacra Scrittura, ma ne è un approfondimento e un completamento. Non è un caso, infatti, che questi Padri abbiano aderito senza alcuna difficoltà alle decisioni dei primi Concilii, anche se questi non si limitavano (ovviamente!) a ripetere tali e quali le parole della Bibbia.

La storia della Chiesa primitiva, in definitiva, non smentisce, ma conferma l'attuale dottrina cattolica.

Edited by Michael a Sanctis - 8/11/2008, 16:19
 
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