Ecclesia Dei. Cattolici Apostolici Romani

Le rubriche generali del "Breviarium Romanum" (A.D. 1962)

« Older   Newer »
  Share  
TotusTuus
view post Posted on 2/10/2008, 10:55     +1   -1




RUBRICHE GENERALI DEL BREVIARIO ROMANO



Capitolo I
NORME GENERALI


138. Le Ore canoniche del Breviario romano sono: Mattutino, Lodi, Prima, Terza, Sesta, Nona, Vespri e Compieta.
Di queste, Mattutino, Lodi e Vespri si dicono Ore maggiori; Prima, Terza, Sesta, Nona e Compieta Ore minori. Nelle rubriche, tuttavia, Compieta viene considerata separatamente.

139. L'obbligo di recitare l'Ufficio divino comprende la recita tutte le Ore canoniche nel corso di un giorno.

140. L'Ufficio divino si recita in coro o in comune o individualmente.
Si dice in coro se viene recitato da una comunità che, per le leggi ecclesiastiche, ha l'obbligo del coro; in comune se viene recitato da una comunità senza l'obbligo del coro.

141. Le norme seguenti valgono sia per la recita dell'Ufficio divino in coro o in comune (anche se da parte di due o tre persone soltanto), sia per la recita individuale, salvo diversa specificazione.


Capitolo II
IL TEMPO DELLE ORE CANONICHE


142. Le Ore canoniche dell'Ufficio divino sono ordinate, per loro natura, alla santificazione delle diverse ore del giorno naturale. È bene perciò attenersi nella loro recita al tempo più vicino a quello di ciascuna Ora, sia per santificare la giornata, sia per recitarle con profitto spirituale.

143. Tuttavia, per soddisfare l'obbligo della recita dell'Ufficio divino, è sufficiente che tutte le Ore canoniche siano recitate nell'arco di ventiquattr'ore.

144. Il Mattutino, per una giusta causa, si può anticipare al pomeriggio del giorno precedente, non prima però delle ore 14.

145. Le Lodi, essendo la preghiera del mattino, in coro e in comune si dicono al mattino presto; è bene dirle in tale tempo anche nella recita individuale.

146. I Vespri, anche nel tempo di Quaresima e Passione, in coro e in comune si dicono nel pomeriggio; è bene dirle in tale tempo anche nella recita individuale.

147. È opportuno che Compieta sia detta come ultima preghiera del giorno da coloro che hanno l'obbligo della recita dell'Ufficio divino, specialmente nelle comunità religiose, anche se per una giusta causa si fosse anticipato il Mattutino del giorno seguente.
In questo caso, si omette il Pater noster da recitarsi dopo il versetto Adiutórium nostrum e, al suo posto, in coro e in comune si fa l'esame di coscienza per un tempo conveniente; poi si dice Confíteor e il resto, come al solito; è bene osservare questa norma anche nella recita individuale.


Capitolo III
IL CALEDARIO DA USARSI NELLA RECITA DELL'UFFICIO DIVINO


148. L'Ufficio divino va recitato secondo il calendario proprio o, in mancanza, secondo il calendario della Chiesa universale, come è spiegato nei seguenti numeri.

149. I beneficiati sono tenuti ad osservare il calendario della loro chiesa (n. 53 b).

150. I chierici diocesani devono osservare il calendario della chiesa od oratorio cui sono stabilmente assegnati (n. 53 b); oppure, se non sono assegnati stabilmente a nessuna chiesa od oratorio o risiedono a lungo fuori dalla loro diocesi, il calendario della loro diocesi, aggiungendovi le feste del luogo in cui risiedono (n. 44), oppure il calendario del luogo in cui abitano.

151. I Religiosi di ambedue i sessi con l'obbligo del coro osservano il calendario della loro casa (n. 56 b); oppure, quando partecipano al coro in un'altra casa del loro Ordine, seguono il calendario della casa in cui al momento risiedono.

152. I Religiosi che hanno un calendario proprio, ma senza l'obbligo del coro, osservano il calendario della loro casa (n. 56 b); oppure, se recitano in comune l'Ufficio in un'altra casa della loro Congregazione o Istituto, seguono il calendario della casa in cui al momento risiedono.

153. I Religiosi che non hanno un calendario proprio osservano il calendario della loro chiesa (n. 53 b), aggiungendovi le feste proprie e concesse (n. 46).

154. Nei seminari e nei collegi di chierici diocesani affidati a Religiosi, per la recita dell'Ufficio divino in comune, sia i chierici sia i religiosi che recitano l'Ufficio con i chierici, devono seguire il calendario del luogo (n. 53 a), aggiungendovi le feste della chiesa del seminario o del collegio (n. 45), con la facoltà di aggiungere anche la festa del Titolare e del santo Fondatore dei Religiosi ai quali è affidato il seminario.

155. Nei seminari e nei collegi di chierici interdiocesani, regionali, nazionali ed internazionali di chierici, per la recita dell'Ufficio divino in comune si deve seguire il calendario della Chiesa universale, aggiungendovi le feste del Patrono principale della nazione, regione o provincia, sia ecclesiastica che civile, diocesi, paese o città, l'anniversario della Dedicazione della chiesa cattedrale della diocesi e le eventuali altre feste attualmente di precetto, come pure le feste della chiesa del seminario o collegio (n. 45).
Se tale seminario è affidato a Religiosi, anch'essi devono osservare il calendario della Chiesa universale quando recitano l'Ufficio divino in comune con i chierici, con la facoltà di aggiungervi la festa del Titolare dell'Ordine o Congregazione e del santo Fondatore dei Religiosi ai quali è affidato il seminario.

156. Nei collegi e nelle case interprovinciali, nazionali ed internazionali di Religiosi, per la recita dell'Ufficio divino in coro o in comune, si deve usare il calendario proprio di tutto l'Ordine o Congregazione (n. 55), aggiungendovi le feste proprie della chiesa (n. 45) e le feste di cui al n. 57.

157. Tuttavia, qualsiasi chierico diocesano o religioso di ambedue i sessi, obbligato per qualsiasi titolo all'Ufficio divino, che partecipa alla recita in coro o in comune secondo un calendario o un rito diverso dal proprio, in questo modo soddisfa al suo obbligo riguardo a questa parte dell'Ufficio.
Inoltre, quando partecipa ai Vespri votivi di una qualunque solennità esterna, soddisfa al suo obbligo riguardo a questa parte dell'Ufficio, purché tali Vespri siano recitati integralmente e a norma delle rubriche.


Capitolo IV
L'ORDINAMENTO DELL'UFFICIO DIVINO


A – L'ordinamento dell'Ufficio divino in generale

158. Per quanto riguarda l'estensione dell'Ufficio divino per ciascun giorno liturgico, si veda sopra ai nn. 13, 27, 34, 37.

159. Per quanto riguarda la qualità dell'Ufficio da recitarsi e il modo di prendere le singole parti delle Ore, secondo i diversi giorni liturgici, si veda sotto ai nn. 165-177.

160. Il modo di recitare ciascuna Ora si trova nell'Ordinario dell'Ufficio divino.

161. Hanno il Mattutino con tre Notturni, cioè con nove salmi e nove lezioni:
a) le feste di I e II classe;
b) le ferie del Triduo sacro;
c) l'ottavo giorno della Natività del Signore;
d) la Commemorazione di tutti i Fedeli defunti.

162. Hanno il Mattutino con un solo Notturno di nove salmi e tre lezioni:
a) tutte le domeniche, eccetto quelle di Pasqua e di Pentecoste;
b) tutte le ferie, eccetto quelle del Triduo sacro;
c) tutte le vigilie;
d) le feste di III classe;
e) i giorni durante l'ottava di Natale;
f) l'Ufficio di santa Maria in sabato.

163. Hanno il Mattutino con un solo Notturno di tre salmi e tre lezioni le domeniche di Pasqua e Pentecoste e i giorni durante le loro ottave.

164. Le feste che non hanno i I Vespri e, per una ragione qualsiasi, li acquistano secondo le rubriche, prendono tutto dai II Vespri, eccettuato ciò che fosse posto come proprio dei I Vespri.


B – L'Ufficio domenicale

165. L'Ufficio domenicale spetta alle domeniche nelle quali non cada una festa che prevalga sulla domenica stessa.
Tuttavia, hanno l'Ufficio ordinato in maniera particolare:
a) le domeniche di Pasqua e Pentecoste;
b) la domenica durante l'ottava di Natale.

166. L'Ufficio domenicale si ordina in questo modo:
a) I Vespri: tutto dall'Ordinario e dal Salterio del sabato precedente, eccetto le parti che sono proprie.
b) Compieta seguente: del sabato.
c) Mattutino: invitatorio ed inno dall'Ordinario o dal Salterio; antifone, salmi e versetto dell'unico Notturno dal Salterio della domenica; assoluzione Exáudi, benedizioni Ille nos, Divínum auxílium, Per evangélica dicta; prima e seconda lezione, coi propri responsori, dalla Scrittura (n. 220 a); terza lezione dall'omelia sul Vangelo del giorno (n. 220 b); inno Te Deum, che si omette nelle domeniche d'Avvento e dalla domenica di Settuagesima alla II domenica di Passione: in questo caso, si dice il terzo responsorio.
d) Lodi: antifone, se non sono assegnate dal Proprio, dal Salterio; salmi dal Salterio della domenica, dal I o II schema secondo i vari tempi dell'anno (n. 197); capitolo, inno e versetto dall'Ordinario o dal Salterio o dal Proprio del Tempo; tutto il resto dal Proprio del Tempo.
e) Prima: antifona, se non è assegnata dal Proprio, e salmi dal Salterio della domenica; capitolo e tutto il resto dall'Ordinario; lezione breve del Tempo.
f) Terza, Sesta e Nona: tutto dall'Ordinario e dal Salterio, eccettuate le parti proprie.
g) II Vespri: tutto dall'Ordinario e dal Salterio, eccettuate le parti proprie.
h) Compieta: della domenica.


C – L'Ufficio festivo

167. L'Ufficio festivo spetta alle feste di I classe; e si ordina in questo modo:
a) I Vespri: tutto dal Proprio o dal Comune.
b) Compieta seguente: della domenica.
c) Mattutino: tutto dal Proprio o dal Comune; e si dice l'inno Te Deum.
d) Lodi: tutto dal Proprio o dal Comune, con i salmi del I schema della domenica.
e) Prima: prima antifona delle Lodi; salmi 53, 118 i e 118 ii; capitolo e tutto il resto dall'Ordinario; lezione breve del Tempo.
f) Terza, Sesta e Nona: antifona seconda, terza e quinta delle Lodi per ordine; salmi della domenica; tutto il resto dal Proprio o dal Comune.
g) II Vespri: tutto dal proprio o dal comune.
f) Compieta: della domenica.


D – L'Ufficio semifestivo

168. L'Ufficio semifestivo spetta alle feste di II classe; e si ordina in questo modo:
a) Mattutino, Lodi e Vespri: tutto come nell'Ufficio festivo.
b) Prima: antifona e salmi dal Salterio del corrente giorno della settimana; capitolo e tutto il resto dall'Ordinario; lezione breve del Tempo.
c) Terza, Sesta e Nona: antifone e salmi dal Salterio del corrente giorno della settimana; tutto il resto della festa, dal Proprio o dal Comune.
d) Compieta: della domenica.


E – L'Ufficio ordinario

169. L'Ufficio ordinario spetta alle feste di III classe e all'Ufficio di santa Maria in sabato; e si ordina in questo modo:
a) Mattutino: invitatorio ed inno dal Proprio o dal Comune; antifone, salmi e versetto dell'unico Notturno dal Salterio del corrente giorno della settimana, se non sono assegnati dal Proprio o dal Comune (n. 177); prima e seconda lezione, coi propri responsori, dalla Scrittura, come indicato al n. 221 a; terza lezione della festa (n. 221 b); e si dice l'inno Te Deum.
b) Lodi e Vespri: antifone e salmi dal Salterio del corrente giorno della settimana, se non sono assegnati dal Proprio o dal Comune (n. 177); il resto dal Proprio o dal Comune.
c) Prima: antifona e salmi dal Salterio del corrente giorno della settimana; capitolo e tutto il resto dall'Ordinario; lezione breve del Tempo.
d) Terza, Sesta e Nona: antifone e salmi dal Salterio del corrente giorno della settimana; tutto il resto della festa, dal Proprio o dal Comune.
e) Compieta: del corrente giorno della settimana.


F – L'Ufficio feriale

170. L'Ufficio feriale spetta a tutte le ferie e le vigilie, eccetto:
a) il Triduo sacro;
b) la vigilia della Natività del Signore.

171. L'Ufficio feriale si ordina in questo modo:
a) Mattutino: invitatorio ed inno dal Salterio o dall'Ordinario, secondo i vari tempi dell'anno; antifone, salmi e versetto dell'unico Notturno dal Salterio del corrente giorno della settimana; nelle ferie tre lezioni dalla Scrittura o dall'omelia sul Vangelo del giorno coi propri responsori; nelle vigilie tre lezioni proprie dall'omelia coi responsori della feria coincidente.
b) Lodi e Vespri: tutto dal Salterio del corrente giorno della settimana e dall'Ordinario, secondo i vari tempi dell'anno, eccettuate le parti proprie. Nelle ferie si prende l'orazione propria, se c'è, altrimenti quella della domenica precedente, a meno che non ne sia assegnata un'altra; nelle vigilie si dice l'orazione propria.
c) Prima: antifona, se non è assegnata dal Proprio, e salmi dal Salterio del corrente giorno della settimana; capitolo e tutto il resto dall'Ordinario; lezione breve del Tempo.
d) Terza, Sesta e Nona: antifona, se non è assegnata dal Proprio, e salmi dal Salterio del corrente giorno della settimana; capitolo e il resto dall'Ordinario, secondo i diversi tempi; orazione come alle Lodi.
e) Compieta: del corrente giorno della settimana.


G – Alcune particolarità nell'ordinamento dell'Ufficio divino

172. Nelle domeniche di Pasqua e Pentecoste e durante le loro ottave, alle Ore minori si dicono i salmi della domenica, a Prima però come nelle feste, cioè i salmi 53, 118 i e 118 ii.

173. Nel Triduo sacro, la vigilia di Natale e nell'Ufficio dei defunti, l'Ufficio si ordina secondo rubriche speciali che si trovano nel Breviario a suo luogo.

174. Nelle feste del Signore di II classe che cadono nelle domeniche di Settuagesima, Sessagesima o Quinquagesima, alle Ore minori si prendono le antifone delle Lodi, come nell'Ufficio festivo, mantenendo tuttavia, a Prima, i salmi della domenica, cioè i salmi 117, 118 i e 118 ii.

175. Nei giorni durante l'ottava di Natale liberi da feste di Santi, l'Ufficio si ordina in questo modo:
a) Il Mattutino ha nove salmi con tre lezioni. Invitatorio, inno, antifone e salmi si prendono dalla festa di Natale; il versetto dal terzo Notturno della festa; le tre lezioni, infine, dalla Scrittura coi propri responsori, come indicato ai singoli giorni.
b) Lodi: tutto come nella festa di Natale.
c) Alle Ore minori si dicono le antifone e i salmi del giorno corrente, dal Salterio; tutto il resto dalla festa di Natale.
d) Vespri: eccetto il giorno 31 dicembre, si prendono le antifone e i salmi dai II Vespri del giorno di Natale; dal capitolo in poi come nella festa, a meno che non si debbano prendere le parti proprie della domenica seguente o di una festa di I classe.
e) Compieta: della domenica.

176. L'Ufficio della domenica durante l'ottava di Natale si ordina come negli altri giorni durante l'ottava (n. 175), inserendo le parti proprie.
Per quanto riguarda le lezioni del Mattutino, tuttavia, si osservi quanto segue:
a) se la domenica cade il 26, 27 o 28 dicembre, la prima e la seconda lezione, coi propri responsori, si prendono dal primo Notturno del giorno di Natale, nel modo indicato al n. 221; la terza, invece, dall'omelia sul Vangelo del giorno (n. 220 b);
b) se cade negli altri giorni, la prima e la seconda lezione si dicono dalla Scrittura, e la terza dall'omelia sul Vangelo del giorno, come nell'Ufficio domenicale (n. 220).

177. Nelle feste di III classe, sia universali che particolari, che a certe Ore hanno antifone proprie e salmi dal Comune, o antifone e salmi specialmente assegnati, si osservino le rubriche particolari che si trovano nel Breviario a suo luogo.


Capitolo V
LE DIVERSE PARTI DELL'UFFICIO


A – L'inizio e la fine delle Ore

178. Le Ore canoniche, sia in coro, sia in comune, sia individualmente, si cominciano direttamente in questo modo:
a) Mattutino dal versetto Dómine, lábia mea apéries;
b) Lodi, Ore minori e Vespri dal versetto Deus, in adiutórium meum inténde;
c) Compieta dal versetto Iube, domne (Dómine), benedícere.

179. Le Ore canoniche, sia in coro, sia in comune, sia individualmente, si concludono in questo modo:
a) Mattutino (se è separato dalle Lodi), Lodi, Terza, Sesta, Nona e Vespri: col versetto Fidélium ánimæ;
b) Prima con la benedizione Dóminus nos benedícat;
c) Compieta con la benedizione Benedícat et custódiat.

180. Nell'Ufficio del Triduo sacro e dei defunti, le Ore cominciano e terminano come indicato nel Breviario. Inoltre, il Mattutino della festa dell'Epifania del Signore inizia in modo suo proprio.


B – La conclusione dell'Ufficio

181. Il corso quotidiano dell'Ufficio divino si conclude, dopo Compieta, con una antifona della Beata Vergine Maria, il suo versetto e l'orazione, e col versetto Divínum auxílium, eccettuati gli Uffici del Triduo sacro e dei defunti.


C – L'invitatorio

182. L'invitatorio col salmo 94 Veníte, exsultémus si dice, nel modo descritto nell'Ordinario, all'inizio del Mattutino di qualunque Ufficio, eccettuati gli Uffici del Triduo sacro e della festa dell'Epifania.

183. Nel tempo pasquale, al termine dell'invitatorio si aggiunge, se non ci fosse già, un Allelúia.

184. Il modo di prendere l'invitatorio, secondo i diversi giorni liturgici, si trova nel capitolo sull'ordinamento dell'Ufficio divino (nn. 165-177).


D – Gli inni

185. Gli inni si dicono a tutte le Ore, nel luogo indicato nell'Ordinario. Si omettono al Mattutino dell'Epifania del Signore, dal Mattutino del giovedì della Cena del Signore fino a Nona del sabato in albis, e nell'Ufficio dei defunti.

186. Alle Ore minori e a Compieta si dicono sempre gli inni assegnati nell'Ordinario a tali Ore, eccetto che nella festa di Pentecoste e durante la sua ottava, a Terza.

187. Gli inni propri, assegnati a certe Ore, non si trasferiscono mai a un'altra Ore.

188. Qualsiasi inno si dice con la conclusione assegnatagli nel Breviario, senza alcun cambiamento per ragione della festa o del Tempo occorrente.

189. Un Ufficio commemorato non introduce mai la propria dossologia alla fine degli inni dell'Ufficio del giorno.


E – Le antifone

190. Le antifone si dicono a tutte le Ore prima e dopo il salmi e i cantici, una o più secondo i diversi Uffici ed Ore, come indicato a suo luogo. Però si omettono alle Ore minori e a Compieta: nel Triduo sacro, nella domenica e durante l'ottava di Pasqua, e nell'Ufficio dei defunti il 2 novembre.

191. Le antifone si dicono sempre per intero sia prima che dopo i salmi e i cantici, a tutte le Ore, sia maggiori che minori.
L'asterisco segnato dopo le prime parole dell'antifona indica fin dove deve giungere la sua intonazione.

192. Le antifone proprie assegnate a certe Ore, se non si possono dire, non si trasferiscono, ma si omettono.

193. L'antifona a Magníficat ai I Vespri della prima domenica dei mesi di agosto, settembre, ottobre e novembre è quella che si trova nel Breviario prima della I domenica di ogni mese, e corrisponde al libro della sacra Scrittura che si legge in tale domenica.

194. Ai Vespri del venerdì, nel tempo pasquale, come antifona a Magníficat si riprende l'antifona a Magníficat dai II Vespri della domenica precedente.

195. Nel tempo pasquale, al termine delle antifone si aggiunge un Allelúia, se non ci fosse già. Al contrario, dalla Settuagesima al Sabato santo, si omette qualsiasi Allelúia che le antifone avessero.


F – I salmi e i cantici

196. A ciascuna Ora i salmi si prendono osservando le norme per ordinare l'Ufficio secondo i diversi giorni liturgici (nn. 165-177).

197. Al Mattutino del mercoledì e alle Lodi di ciascun giorno della settimana, nel Salterio si trovano due schemi di salmi.
Il secondo schema di salmi si usa:
a) nelle domeniche del tempo di Settuagesima, Quaresima e Passione;
b) in tutte le ferie del tempo di Avvento, Settuagesima, Quaresima e Passione, delle Quattro Tempora di settembre e nelle vigilie di II e III classe fuori dal tempo pasquale.
Negli altri giorni si usa il primo schema di salmi.

198. Quando un salmo o cantico inizia con le stesse parole di cui è costituita l'antifona, tali parole si omettono, e il salmo o cantico inizia dalle parole che seguono quelle dette nell'antifona, a meno che dopo l'antifona non si debba aggiungere un Allelúia.

199. Il salmo che non si può dire nell'Ora cui è specialmente assegnato, non si trasferisce, ma si omette.

200. I cantici Benedíctus, Magníficat e Nunc dimíttis si dicono a suo luogo, come indicato nell'Ordinario.

201. Al termine dei salmi e dei cantici, eccettuato il cantico Benedícite, si dice il Glória Patri, che si omette durante il Triduo sacro.
Nell'Ufficio dei defunti, però, al posto del versetto Glória Patri, si dice il versetto Réquiem ætérnam, come indicato a suo luogo.

202. L'asterisco nei versetti dei salmi e dei cantici indica una pausa del canto o della recitazione da osservare nella recita in coro e in comune.


G – Il simbolo atanasiano

203. Il simbolo atanasiano si dice soltanto nella festa della Santissima Trinità, a Prima, dopo aver terminato i salmi e prima di ripetere l'antifona.


H – I versetti

204. I versetti si dicono a Mattutino dopo aver ripetuto l'antifona dell'ultimo salmo di ciascun Notturno. Alle Lodi e ai Vespri il versetto si dice dopo l'inno; alle Ore minori e a Compieta dopo il responsorio breve.

205. Durante il Triduo sacro, il versetto si dice soltanto in ciascun Notturno e alle Lodi; nella festa e durante l'ottava di Pasqua nell'unico Notturno; nell'Ufficio dei defunti in ciascun Notturno, alle Lodi e ai Vespri, come indicato a suo luogo.

206. Nel tempo pasquale ai versetti si aggiunge un Allelúia, se non vi fosse già. Fanno eccezione i versetti che nell'Ordinario sono posti senza Allelúia.

207. Il modo di prendere i versetti, secondo i diversi Uffici ed Ore, si trova sopra nel capitolo sull'ordinamento dell'Ufficio divino (nn. 165-177).


I – Le assoluzioni e le benedizioni prima delle lezioni

208. L'assoluzione e le benedizioni si dicono, a Mattutino, prima delle lezioni di ciascun Notturno, com'è indicato nell'Ordinario. Si omettono negli Uffici del Triduo sacro e dei defunti.

209. Al Mattutino dell'Ufficio di S. Maria in sabato si trovano assoluzione e benedizioni proprie; parimenti vi sono benedizioni proprie al III Notturno del Mattutino di Natale.

210. Benedizioni proprie e invariabili si hanno prima della lezione breve a Prima e a Compieta.


L – Le lezioni a Mattutino

I – Le lezioni in generale

211. Al termine di ciascun Notturno si dicono tre lezioni. Perciò gli Uffici con tre Notturni hanno nove lezioni; e gli Uffici con un solo Notturno tre.

212. Per "Scritture occorrenti" s'intendono le lezioni della sacra Scrittura assegnate al primo od unico Notturno e disposte in un certo ordine per ciascun giorno nel Proprio del Tempo.

213. Le lezioni della Scrittura occorrente, se non si possono dire nel giorno assegnato, si omettono, anche se si tratta dell'inizio dei libri, eccetto l'inizio della I Epistola ai Corinzi che, quando il 13 gennaio coincide con la I domenica dopo l'Epifania, si legge il sabato precedente.

214. Gli Uffici commemorati non hanno lezioni nell'Ufficio del giorno.

215. Le lezioni della Scrittura si leggono col titolo del libro sacro da cui sono tratte, salvo diversa prescrizione; le lezioni di un sermone o trattato o documento pontificio, con il titolo e il nome dell'autore; allo stesso modo si dice il nome dell'autore prima delle lezioni dell'omelia sul Vangelo del giorno.

216. Al termine di ciascuna lezione si dice: Tu autem, Dómine, miserére nobis, e si risponde Deo grátias; questa conclusione si omette negli Uffici del Triduo sacro e dei defunti.


II – Le lezioni dell'Ufficio di tre Notturni

217. Le tre lezioni del primo Notturno sono della Scrittura, e precisamente:
a) nell'Ufficio festivo e semifestivo proprie o specialmente assegnate o dal Comune;
b) negli Uffici del Triduo sacro proprie.

218. Le tre lezioni del secondo Notturno sono:
a) nell'Ufficio festivo e semifestivo, della vita del Santo oppure del sermone o trattato assegnato a quel giorno, dal Proprio o dal Comune;
Se però sono vi sono soltanto una o due letture proprie o assegnate, si completi il numero ternario con lezioni prese dal Comune;
b) negli Uffici del Triduo sacro, dal sermone assegnato a quel giorno.

219. Le tre lezioni del terzo Notturno sono:
a) nell'Ufficio festivo e semifestivo dell'omelia sul Vangelo del giorno;
b) negli Uffici del Triduo sacro delle Epistole di san Paolo Apostolo, dal Proprio.


III – Le lezioni dell'Ufficio di un solo Notturno.

220. Nell'Ufficio domenicale l'ordine delle tre lezioni è il seguente:
a) Prima e seconda lezione della Scrittura, come nel Proprio.
La prima lezione della Sacra Scrittura è quella che ora nel Breviario si trova per prima; l'altra si ottiene congiungendo la seconda e la terza, omesso il responsorio intermedio.
b) Terza lezione dell'omelia sul Vangelo del giorno; e si prende quella che ora nel Breviario si trova come prima del terzo Notturno.

221. Nell'Ufficio ordinario l'ordine delle tre lezioni è il seguente:
a) Prima e seconda lezione della Scrittura; e di solito della Scrittura occorrente, a meno che non siano proprie o specialmente assegnate.
La prima lezione della Sacra Scrittura è quella che ora nel Breviario si trova per prima; l'altra si ottiene congiungendo la seconda e la terza, omesso il responsorio intermedio.
b) Terza lezione della festa, cioè propria, che prima si chiamava comunemente "contratta"; in mancanza, si dicono le lezioni proprie (un tempo del secondo Notturno) congiunte insieme. Se però la festa non ha lezioni proprie, come terza lezione si prenda la quarta del Comune.

222. Nell'Ufficio feriale l'ordine delle tre lezioni è il seguente:
a) se si tratta dell'Ufficio di una vigilia o di una feria con omelia, le tre lezioni si dicono dell'omelia sul Vangelo del giorno;
b) se si tratta dell'Ufficio d'una feria senza omelia, si leggono tre lezioni della Scrittura, come indicato nel Breviario.


IV – Alcune particolarità circa le lezioni

223. Le lezioni dell'Ufficio dei defunti sono ordinate in un modo proprio, come indicato a suo luogo.

224. Durante le ottave di Pasqua e di Pentecoste si dicono tre lezioni dell'omelia sul Vangelo del giorno.

225. Le lezioni assegnate alle domeniche e alle ferie dopo l'Epifania impedite dalla Settuagesima, per quell'anno si omettono del tutto. Lo stesso vale per le lezioni delle domeniche dopo Pentecoste e per le lezioni delle ferie che seguono tali domeniche, che sono impedite dalla prima domenica d'agosto; come anche per le lezioni dei mesi di agosto, settembre, ottobre e novembre che sono impedite dalla prima domenica del mese seguente o dalla prima domenica d'Avvento.


M – I responsori dopo le lezioni del Mattutino

I – I responsori in generale

226. Dopo ogni lezione si dice il responsorio, eccetto dopo l'ultima, quando si deve dire l'inno Te Deum.

227. I responsori sono legati alle lezioni in maniera tale che si devono prendere nello stesso modo indicato per le lezioni, salvo diversa prescrizioni.

228. I responsori che non si possono dire nel loro giorno non si trasferiscono, ma si omettono.

229. Nel tempo pasquale, al termine di ciascun responsorio, prima del versetto si aggiunge un Allelúia, se non vi fosse già; dopo il versetto, invece, non si aggiunge alcun Allelúia.

230. Al termine dell'ultimo responsorio di ogni Notturno, dopo aver ripetuto l'ultima parte del responsorio, si dice il Glória Patri, e poi si riprende di nuovo l'ultima parte del responsorio, salvo diversa prescrizione.
Tuttavia, nell'Ufficio del tempo di Passione, nell'ultimo responsorio di ogni Notturno si omette il Glória Patri e, al suo posto, si riprende l'intero responsorio dall'inizio fino al versetto escluso.
Nell'Ufficio dei defunti, però, al posto del Glória Patri, nell'ultimo responsorio di ogni Notturno si dice Réquiem ætérnam.

231. Le particolarità nella recita di alcuni responsori sono indicate a suo luogo.


II – I responsori negli Uffici di tre Notturni

232. I responsori dei tre Notturni si ordinano in questo modo:
a) nell'Ufficio festivo e semifestivo si dicono propri o dal Comune;
b) negli Uffici del Triduo sacro si dicono propri.


III – I responsori negli Uffici di un solo Notturno

233. Nell'Ufficio domenicale i responsori si ordinano in questo modo:
a) per primo si dice il responsorio posto dopo la prima lezione;
b) per secondo si dice il responsorio che un tempo era posto dopo la terza lezione. Al termine di esso, se si deve dire il terzo responsorio, si omette il Glória Patri e la ripetizione dell'ultima parte del responsorio;
c) per terzo, quando si deve dire, si dice il responsorio che si trovava dopo la terza lezione dall'omelia.

234. Nell'Ufficio ordinario con lezioni della Scrittura occorrente, i responsori si ordinano in questo modo:
a) per primo si dice il responsorio posto dopo la prima lezione;
b) per secondo si dice il responsorio che si trova dopo la terza lezione.

235. Nell'Ufficio ordinario con lezioni della Scrittura proprie o specialmente assegnate, si dicono i responsori propri o dal Comune, nello stesso ordine descritto sopra (n. 234).

236. Nell'Ufficio feriale, sia della feria che della vigilia, si dicono i responsori della feria occorrente, come indicato nel Proprio del Tempo.


N – L'inno Te Deum

237. L'inno Te Deum si dice a Mattutino, dopo l'ultima lezione, al posto del nono o terzo responsorio:
a) nella domenica in albis, nella domenica di Pentecoste, e al Mattutino della domenica di Resurrezione, che viene recitato da coloro che non hanno assistito alla Vigilia pasquale;
b) nelle domeniche di II classe, eccettuate le domeniche di Settuagesima, Sessagesima e Quinquagesima;
c) in tutte le feste;
d) durante le ottave di Natale, Pasqua e Pentecoste;
e) all'Ufficio feriale nel tempo natalizio e nel tempo pasquale;
f) nelle vigilie dell'Ascensione e di Pentecoste;
g) all'Ufficio di santa Maria in sabato.

238. L'inno Te Deum si omette:
a) agli Uffici del Tempo dalla prima domenica d'Avvento fino alla vigilia di Natale compresa; e dalla domenica di Settuagesima fino al Sabato santo compreso;
b) nelle vigilie di II e III classe, eccettuata vigilia dell'Ascensione del Signore;
c) in tutte le ferie "per annum";
d) all'Ufficio dei defunti.

239. Quando si omette l'inno Te Deum, al suo posto si dice il nono o il terzo responsorio.


O – I capitoli, e la lezione breve a Prima

240. Il capitolo si dice a tutte le Ore, eccetto che a Mattutino, dopo i salmi; a Compieta dopo l'inno. Si omette dalle Lodi del giovedì della Cena del Signore fino a Nona del sabato in albis, e nell'Ufficio dei defunti.

241. A Prima si dice sempre il capitolo Regi sæculórum; e a Compieta Tu autem in nobis. Alle altre Ore si prendono dall'Ordinario o dal Salterio, dal Proprio o dal Comune, secondo i diversi Uffici (nn. 165-177).

242. La lezione breve a Prima si dice sempre del Tempo, come indicato nell'Ordinario.


P – I responsori brevi delle Ore minori

243. I responsori brevi si dicono alle Ore minori e a Compieta dopo il capitolo; si omettono dal giovedì della Cena del Signore fino a Nona del sabato in albis, e nell'Ufficio dei defunti.

244. A Prima, nel responsorio Christe, Fili Dei vivi, il versetto Qui sedes varia a seconda degli Uffici e dei tempi dell'anno nei quali è assegnato come proprio; tuttavia, non si dice mai il versetto proprio d'una festa commemorata.
Il responsorio breve di Compieta è sempre lo stesso. A Terza, Sesta e Nona i responsori brevi si prendono dallo stesso luogo dei capitoli.

245. Il modo in cui si devono dire i responsori, sia fuori dal tempo pasquale, sia nel tempo pasquale, sia nell'Ufficio feriale nel tempo di Passione, è indicato nell'Ordinario. Fuori dal tempo pasquale, in alcune feste si aggiungono due Allelúia al termine del responsorio, prima del versetto, a Terza, Sesta e Nona, non però a Prima e a Compieta.


Q – Le orazioni

246. L'orazione si dice al termine di ogni Ora, nel luogo indicato nell'Ordinario. Fa eccezione il Mattutino, quando si recita unito alle Lodi.

247. All'orazione si premette, nella recita in coro o in comune, Dóminus vobíscum, e si risponde Et cum spíritu tuo. Nella recita individuale e da parte di coloro che non hanno ricevuto almeno l'ordine del diaconato si dice, se non lo si è già fatto, Domine, exáudi oratiónem meam e si risponde Et clamor meus ad te véniat. Poi si dice Orémus e si aggiunge l'orazione.
Nella recita individuale, al posto di Dóminus vobíscum, si dice sempre Domine, exáudi oratiónem meam, come sopra.

248. A Prima e a Compieta l'orazione è sempre la stessa, eccetto che nell'Ufficio della Commemorazione di tutti i Fedeli defunti e nel Triduo sacro a Prima. Alle altre Ore si prende l'orazione che si trova alle Lodi; nelle ferie di Quaresima e di Passione, tuttavia, ai Vespri si dice un'orazione propria.

249. L'orazione dell'Ufficio del giorno si dice sempre con la sua conclusione, salvo quanto prescritto al n. 110 a. Le orazioni che riguardano le commemorazioni, poi, si concludono soltanto al termine dell'ultima; nondimeno, si dice Orémus prima di ciascuna orazione.


R – Le commemorazioni

250. Le commemorazioni si fanno secondo le norme indicate nelle rubriche generali, ai nn. 106-114.

251. Le commemorazioni si collocano dopo l'orazione dell'Ufficio del giorno: e si fanno con l'antifona posta rispettivamente a Benedíctus o a Magníficat dell'Ufficio commemorato, col versetto che la precede e con l'orazione, salvo quanto prescritto al n. 110 c.

252. Per fare la commemorazione dell'Ufficio di una domenica, di una feria e della vigilia dell'Ascensione, l'antifona e il versetto si prendono dal Proprio del Tempo, dal Salterio o dall'Ordinario, e l'orazione dal Proprio del Tempo; per fare la commemorazione dell'ottava di Natale o dell'Ufficio dei Santi, l'antifona, il versetto e l'orazione si prendono dal Proprio o dal Comune; infine, per fare la commemorazione delle vigilie di II e III classe, l'antifona e il versetto si prendono dal Salterio, l'orazione dal Proprio.

253. Nel fare le commemorazioni, si osservi quanto segue:
a) alla stessa Ora non si deve mai ripetere due volte la stessa antifona;
b) nella medesima commemorazione l'antifona e il versetto non devono mai essere costituiti dalle stesse parole.

254. Se alle Lodi si deve fare una sola commemorazione, e l'antifona e il versetto vanno prese dallo stesso Comune da cui li ha presi anche l'Ufficio del giorno, per la commemorazione si prendono l'antifona e il versetto dei I Vespri.

255. Se alle Lodi si devono fare due commemorazioni, e l'antifona e il versetto vanno presi dallo stesso Comune:
a) per la prima commemorazione, si prendono l'antifona e il versetto delle Lodi;
b) per la seconda, l'antifona e il versetto dei I Vespri.

256. Se alle Lodi si devono fare due commemorazioni e l'antifona e il versetto vanno presi dallo stesso Comune da cui li ha presi anche l'Ufficio del giorno:
a) per la prima commemorazione, si prendono l'antifona e il versetto dei I Vespri;
b) per la seconda, l'antifona e il versetto dei II Vespri.

257. Per quanto riguarda le norme esposte ai nn. 253-256 si osservi quanto segue:
a) se l'antifona dei I e II Vespri è la stessa, per la seconda commemorazione si prende l'antifona delle Lodi, oppure la prima antifona del terzo Notturno;
b) il testo dell'antifona si può usare, alla stessa Ora, come versetto della seconda commemorazione che va presa dal medesimo Comune;
c) l'antifona Euge, serve bone, posta alle Lodi del Comune di un Confessore Pontefice, è da ritenersi identica a quella simile che si trova alle Lodi del Comune di un Confessore non Pontefice.

258. Parimenti, se l'orazione della festa di cui si celebra l'Ufficio è uguale a quella di cui si fa commemorazione, l'orazione della commemorazione va cambiata con un'altra dello stesso Comune o di uno simile.

259. Le antifone e i versetti propri, se non si possono usare ad un'Ora per la commemorazione, non si trasferiscono, ma si omettono.


S – Le preci

260. Le preci si dicono soltanto negli Uffici del Tempo, e precisamente:
a) alle Lodi e ai Vespri del mercoledì e del venerdì nel tempo di Avvento, Quaresima e Passione;
b) alle Lodi e ai Vespri del mercoledì e del venerdì delle Quattro Tempora di settembre;
c) alle Lodi dei sabati delle Quattro Tempora, eccetto il sabato durante l'ottava di Pentecoste.


Capitolo VI
NORME PER FARSI IL SEGNO DELLA CROCE, STARE IN PIEDI, INGINOCCHIARSI E SEDERSI DURANTE LA RECITA DELL'UFFICIO DIVINO


261. Quanto stabilito a proposito del segno della croce e della posizione del corpo nella recita dell'Ufficio divino vale per la recita in coro o in comune; nondimeno, è opportuno che coloro i quali recitano l'Ufficio divino individualmente si attengano alle norme circa il segno della croce.

262. Le norme speciali che riguardano l'ebdomadario e i cantori si trovano nei libri di cerimonie; qui sono indicate solo quelle che riguardano le officiature "corali" in generale.

263. Tutti si fanno il segno della croce dalla fronte al petto e dalla spalla sinistra a quella destra:
a) all'inizio di ciascuna Ora, quando si dice Deus, in adiutórium;
b) al versetto Adiutórium nostrum;
c) all'assoluzione Indulgéntiam dopo il Confíteor a Compieta;
d) all'inizio dei cantici Benedíctus, Magníficat e Nunc dimíttis;
e) alla benedizione al termine di Prima e Compieta;
f) al versetto Divínum auxílium, al termine dell'Ufficio.

264. Tutti si fanno un segno di croce sulla bocca all'inizio del Mattutino, alle parole Dómine, lábia mea apéries.

265. Tutti si fanno un segno di croce sul petto alle parole Convérte nos a Compieta.

266. Tutti stanno in piedi:
a) al principio di ciascuna Ora, finché non sia iniziato il primo verso del primo salmo;
b) mentre si dicono gli inni e i cantici evangelici;
c) a Mattutino anche all'invitatorio col suo salmo e dal termine dell'ultima antifona di ciascun Notturno fino alla prima benedizione che precede le lezioni compresa; e mentre si legge il testo del Vangelo prima dell'omelia;
d) alle Lodi e ai Vespri anche dal termine dell'antifona dopo l'ultimo salmo fino alla fine, a meno che non ci si debba inginocchiare alle preci o all'orazione, secondo le rubriche;
e) a Prima dal termine dell'antifona fino alla fine, eccetto che alla lezione del Martirologio e a meno che non ci si debba inginocchiare alle orazioni;
f) a Terza, Sesta e Nona dal termine dell'antifona fino alla fine, a meno che non ci si debba inginocchiare all'orazione;
g) a Compieta dal termine dell'antifona dopo i salmi fino alla fine, a meno che non ci si debba inginocchiare all'orazione;
h) all'intonazione delle antifone a Mattutino, Lodi e Vespri cantati, secondo la consuetudine;
i) all'antifona finale della Beata Vergine Maria, dopo Compieta, il sabato e la domenica, anche se non si è celebrato l'Ufficio della domenica, e per tutto il tempo pasquale.

267. Tutti s'inginocchiano:
a) alle parole Veníte, adorémus et procidámus, ecc. nel salmo Veníte, exsultemus all'inizio del Mattutino;
b) al versetto Te ergo qu?sumus nell'inno Te Deum;
c) alle preci, quando bisogna dirle;
d) nell'Ufficio feriale del tenpo di Avvento, Quaresima e Passione, come pure nelle Quattro Tempora di settembre e nelle vigilie di II e III classe, eccettuata la vigilia dell'Ascensione, a tutte le Ore, all'orazione e alle eventuali commemorazioni; l'ebdomadario, invece, sta in piedi;
e) all'antifona finale della Beata Vergine Maria, dopo Compieta, eccetto il sabato e la domenica e per tutto il tempo pasquale; l'ebdomadario, tuttavia, sta in piedi mentre dice l'orazione;
f) in certe altre occasioni particolari, come indicato a suo luogo.

268. Tutti stanno seduti:
a) a tutte le Ore, dall'inizio del primo versetto del primo salmo finché non viene ripetuta l'antifona dell'ultimo salmo;
b) alle lezioni e ai responsori, a Mattutino, non però mentre si legge il testo del Vangelo prima dell'omelia;
c) quando si legge il Martirologio a Prima, salvo diversa indicazione.

La traduzione italiana è stata curata da Daniele Di Sorco

 
Top
Kajetan
view post Posted on 2/10/2008, 13:14     +1   -1




Molto utile, grazie!
 
Top
TotusTuus
view post Posted on 2/10/2008, 13:27     +1   -1




Grazie a Daniele!
 
Top
gianluca29
view post Posted on 22/9/2017, 08:15     +1   -1




le rubriche qui esposte sono ancora valide oggi?
 
Top
Raimundus
view post Posted on 10/11/2017, 18:07     +1   -1




Sono valide per l'utilizzo del Breviario del 1961-62, secondo la forma straordinaria
 
Top
4 replies since 2/10/2008, 10:55   3180 views
  Share