Ecclesia Dei. Cattolici Apostolici Romani

Diaconi permanenti. Contributo per un dibattito

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view post Posted on 21/7/2007, 11:33     +1   -1
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Avvocato della Gabry, della Requi, Jesus 'SnaKe SuperStar e della Walka

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L’attualità di questo ministero al centro del convegno nazionale in corso ad Assisi
Petrolino: ponti tra i pastori e i fedeli, nel segno visibile della solidarietà con il mondo Monari: compito della diaconia è indicare Cristo e il suo Vangelo come strade percorribili

Da Assisi Romano Carloni

Sono i poveri i destinatari privilegiati del servizio dei diaconi. In questa direzione si deve muovere l’attività degli oltre tremila diaconi permanenti italiani anche per evitare – come ha ricordato il presidente della Comunità del diaconato in Italia, Enzo Petrolino in apertura del XXI convegno nazionale ad Assisi – «di chiudersi nel recinto del sacro, di ripiegarsi in forme intimistico-devozionali. Al contrario il diacono si deve fare ministro di una Chiesa che è chiamata a trovare se stessa fuori di se stessa. Noi siamo particolarmente chiamati a rendere visibili il mistero dell’incarnazione soprattutto sulle frontiere dove si gioca il futuro dell’uomo e della società, lungo i sentieri della nuova evangelizzazione».
Il convegno «Quale diacono per quale città dell’uomo» – in programma fino a domani – propone vari argomenti di riflessione ai circa duecento rappresentanti dei diaconi italiani, per lo più sposati e con figli e che collaborano nelle diocesi e nelle parrocchie. Il loro ruolo nella Chiesa italiana e le difficoltà nella formazione sono stati alcuni temi toccati nella prima giornata del convegno.
Petrolino ha sottolineato che «il diacono è chiamato a costituire un ponte tra i pastori ed i fedeli, nel segno visibile e credibile della solidarietà tra la Chiesa e il mondo. Deve essere l’occhio della Chiesa, così come ci dice anche la tradizione patristica, capace di guardare e leggere i segni dei tempi, traducendo quello che vede in un servizio di frontiera di cui c’è davvero tanto bisogno. Il futuro del diaconato si giocherà su questo: deve essere uno stimolo all’interno della Chiesa, in ogni sua componente, a capire che la Chiesa è chiamata al servizio, perché Cristo è venuto per servire non per essere servito».
Nel suo intervento monsignor Luciano Monari vicepresidente della Cei e vescovo eletto di Brescia ha sottolineato come da sempre la Chiesa sia chiamata a una forma di diaconia, accompagnando l’uomo sulla via del bene e indicando Cristo e il suo Vangelo come strada percorribile». La sua relazione è partita da una «provocazione». Commentando una recente pubblicazione Monari si è soffermato sulla «crisi nera della famiglia italiana, con un calo drammatico delle nascite. Ogni tanto si registra un picco di nuovi nati ma la tendenza è questa. Andando avanti così la popolazione italiana – nonostante l’età media continui ad innalzarsi – è in via di estinzione. Occorre sottolineare che anche i cristiani si separano, convivono, fanno aborti, non credono più nel valore della vita e quindi la prima diaconia della Chiesa è ricordare che la fede ci orienta a chiederci quale sia la volontà di Dio in queste situazioni».
Sempre a proposito della parola «diaconia», Monari ha posto l’accento sull’insistenza con cui Papa Benedetto XVI mette in guardia dai rischi legati alla diffusione del del relativismo. «In passato – ha detto – abbiamo avuto ad esempio le dittature della razza o della classe sociale, che hanno prodotto drammi storici immensi. Oggi siamo di fronte alla "dittatura del relativismo", per cui il sacro non esiste più, cioè ognuno sceglie ciò che per lui è importante. E quindi si insiste molto sulle scelte individuali, divenute a loro modo "sacre", in un processo in cui l’uomo viene scomposto in parti e ricostruito secondo i propri desideri. L’esempio più evidente di questo percorso culturale è rappresentato dalle richieste sulla fecondazione assistita, i matrimoni omosessuali, l’eutanasia. Oggi l’uomo ha gli strumenti per intervenire sulla formazione e lo sviluppo della vita, ma non è detto che scelga sempre il bene. La diaconia della Chiesa – ha concluso Monari – in questo campo consiste nel trasmettere un patrimonio saggio all’umanità, ammonendo ad evitare sofferenze future che potrebbero anche essere immense».

Avvenire on-line
 
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Raimundus
icon11  view post Posted on 23/8/2007, 15:07     +1   -1





L'importanza dei diaconi permanenti

di Monsignor

Tommaso Stenico

CITTA’ DEL VATICANO - Non ci si ricorda spesso dei diaconi permanenti. La loro identità e il loro ministero non sembrano essere entrati appieno nella prassi della vita delle Chiese locali e delle nostre parrocchie. Sono ancora molti, laddove i diaconi permanenti ci sono, che li pensano o come “addetti alla chiesa” o come dei quasi preti, ai quali – tuttavia – manca qualcosa. Invece, il diaconato ha la sua sorgente nella consacrazione e nella missione di Cristo, alle quali il diacono viene chiamato a partecipare. Mediante l'imposizione delle mani e la preghiera consacratoria egli viene costituito ministro sacro, membro della gerarchia. Questa condizione determina il suo stato teologico e giuridico nella Chiesa. Il ministero del diacono è sintetizzato dal Concilio Vaticano II con la triade "diaconía della liturgia, della parola e della carità". In questo modo si esprime la partecipazione diaconale all'unico e triplice munus di Cristo nel ministero ordinato. Il diacono "è maestro, in quanto proclama e illustra la Parola di Dio; è santificatore, in quanto amministra il sacramento del Battesimo, dell'Eucaristia e i Sacramentali, partecipa alla celebrazione della S. Messa, in veste di "ministro del Sangue", conserva e distribuisce l'Eucarestia; è guida, in quanto è animatore di comunità o settori della vita ecclesiale ". Così il diacono assiste e serve i Vescovi e i presbiteri, che presiedono ogni liturgia, vigilano sulla dottrina e guidano il Popolo di Dio. Il Catechismo della Chiesa Cattolica descrive nei seguenti termini, qual é la natura dell’Ordine ed in che cosa consiste il servizio diaconale. "I Diaconi partecipano in una maniera particolare alla missione e alla grazia di Cristo. Il Sacramento dell’Ordine imprime ai Diaconi un "segno" — un carattere — che nulla può cancellare, e che li configura a Cristo, il quale si è fatto "diacono", cioè servo di tutti. I Diaconi sono "ordinati" per assistere il Vescovo ed i presbiteri nella celebrazione dei divini misteri, soprattutto dell’Eucaristia, per distribuirla; assistere e benedire il matrimonio, proclamare il Vangelo e predicare, e dedicarsi ai vari servizi della carità". Ma stiamo parlando dei diaconi permanenti. Paolo VI, nella Lettera apostolica “Sacrum diaconatus ordinem” del 18 giugno 1967, ha ribadito che l'ordine del diaconato "...non deve essere considerato come un puro e semplice grado di accesso al sacerdozio; esso, insigne per l'indelebile carattere e la particolare sua grazia, di tanto si arricchisce che coloro i quali vi sono chiamati possono in maniera stabile dedicarsi 'ai misteri di Cristo e della Chiesa' "(EV, 2/1369). I Diaconi permanenti non, dunque, persone a mezzo servizio, ma ministri che hanno ricevuto il primo grado del sacramento dell’ordine sacro e come tali deputati in pienezza al servizio della parola e della carità.



Per il servizio alla Parola:

- fanno opera di evangelizzazione e di annuncio capillare attraverso contatti con famiglie e persone negli ambienti di lavoro e nei caseggiati o in piccole comunità;

- testimoniano e animano lo spirito di servizio tra i lontani e i non credenti, in qualunque ambiente sociale;

- animano la catechesi di preparazione ai sacramenti (battesimo, cresima, matrimonio...).



Per il servizio liturgico:

- amministrano il battesimo, benedicono le nozze, presiedono i riti funebri;

- concelebrano, nel proprio ruolo, l'Eucaristia con il vescovo e i presbiteri;

- animano incontri di preghiera e di riflessione sulla parola di Dio;

- possono tenere l'omelia durante le celebrazioni liturgiche e presiedere liturgie della Parola.



Per il servizio alla carità:

- animano la Caritas nelle parrocchie e a livello vicariale;

- realizzano iniziative intese a portare amore cristiano, spirito comunitario e calore umano nei luoghi di sofferenza (ospedali, carceri, case di accoglienza per anziani... );

- incoraggiano lo spirito di conoscenza, il dialogo, la pacificazione tra persone e famiglie che abitano vicine (quartiere, caseggiato...);

- tengono contatto amichevole con infermi e anziani e sensibilizzano la comunità a questo impegno.



Quanto al ministero in favore dalla sempre più urgente e necessaria pastorale familiare, il diacono permanente – molto spesso sposato e con famiglia – è forse la figura più…. “competente” per dedicarsi alla pastorale familiare.



- per la preparazione dei giovani al fidanzamento e dei fidanzati al matrimonio;

- per la cura pastorale delle giovani coppie;

- per la preparazione dei genitori al battesimo dei figli;

- per l’assistenza delle coppie in difficoltà.



Il nostro vuole essere solo un semplice omaggio ai diaconi permanenti. Nella speranza che siano sempre di più a gloria di Dio e per il bene della Chiesa.

Fonte: http://www.papanews.it/dettaglio_approfond...p?IdNews=2555#a
 
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PRAECENTOR
view post Posted on 23/8/2007, 18:32     +1   -1




A mio avviso molti non comprendono il ruolo nei diaconi per la riduzione, tipica della mentalità moderna, di tutto alla dimensione del fare. Essere diacono è qualcosa che in primo luogo riguarda la dimensione dell'essere: una conformazione a Cristo-servo. Poi verranno anche le opere (dimensione del fare), le quali però, come tutte le opere del Corpo Mistico, sono in parte specifiche di questo ministro e in parte possono essere compiute da chiunque. Questo genera malintesi: c'è chi dice da una parte "il diacono serve a poco perchè il prete può fare di più", e chi, dall'altra "le cose che fa il diacono le faccio già senza esserlo".
Occorre pertanto ribadire la dottrina cristiana della Chiesa come corpo mistico basato sui Sacramenti, per evitare la deriva dell'efficientismo e del pragmatismo.
 
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Diaconus
view post Posted on 1/9/2008, 10:26     +1   -1




La figura del diacono permanente, peraltro riscoperta dopo il Concilio vaticano II, è ad oggi ancora oggetto di controversie e di interrogativi sia all'interno del clero che nelle comunità. Ho letto qualche appunto di vecchi forum in cui si parlava dei diaconi permanenti essere "ne carne ne pesce", in effetti molte volte ci si chiede quale sia il vero ruolo, da dove derivi la tradizione diaconale e quale sarebbe il miglior contributo che questo grado ordinato può offrire. Devo ammettere che parlo con una certa "inclinazione" al diaconato permanente essendo da 4 anni inserito nel cammino di aspirantato e nel maggio di quest'anno ho ricevuto il Ministero del Lettorato (uno dei 4 passi per giungere al diaconato permanente). Sul discorso della preparazione teologica e generale dei diaconi permanenti mi permetto di affermare che molto dipende dalle "regole" dettate dal Vescovo nelle diverse diocesi, nel mio caso per esempio la specifica volontà del Vescovo è legata alla frequenza e superamento di un corso di Scienze Religiose di 5 anni (praticamente riconducibile allo studio richiesto ai seminaristi), che Vi assicuro non è affatto una passeggiata sia dal punto di vista di impegno di studio che dal punto di vista economico (non avendo possibilità di frequenza vicino casa mi sono iscritto a distanza all'ISSRA di Roma). Forse nel passato "l'euforia" post-conciliare ha sfornato diaconi permanenti "infarinati" di Sacra Scrittura e Liturgia ma ritengo che al momento il problema della formazione sia ormai superato.
Rimane certamente il dubbio che il diacono permanente sia un "prete mancato" oppure un "marito insoddisfatto", su questo punto sono d'accordo con Praecentor quando dice che "essere diacono significa conformarsi alla dimensione del Servo di Jahvè", soltanto in questo modo e grazie alla formazione ottimale potranno gettarsi le basi per un adeguato inserimento di queste figure nell'ambito liturgico e soprattutto pastorale. Inutile utilizzare il diacono permanente "al posto del sacerdote" solo per riempire i buchi, altrettanto inutile non sfruttare una vocazione (perchè di questo si tratta !) che possa aiutare la Chiesa nel suo obiettivo fondamentale: portare gli uomini alla salvezza.

una caro abbraccio a tutti Pier
 
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PRAECENTOR
view post Posted on 11/9/2008, 21:57     +1   -1




Il diacono permanente non dovrebbe essere nè un prete mancato nè un marito insoddisfatto. Anzi, l'una e l'altra delle due situazioni porterebbero il diacono ad una ulteriore frustrazione.
 
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don giorgino
view post Posted on 20/10/2011, 12:49     +1   -1




DIRETTORIO
PER IL MINISTERO E LA VITA
DEI DIACONI PERMANENTI
LO STATUTO GIURIDICO DEL DIACONO
Il diacono ministro sacro
1. Il diaconato ha la sua sorgente nella consacrazione e nella missione di Cristo, delle quali il diacono viene chiamato a partecipare.(1) Mediante l'imposizione delle mani e la preghiera consacratoria egli viene costituito ministro sacro, membro della gerarchia. Questa condizione determina il suo stato teologico e giuridico nella Chiesa
L'incardinazione è un vincolo giuridico che ha valore ecclesiologico e spirituale in quanto esprime la dedicazione ministeriale del diacono alla Chiesa
Funzioni diaconali
22. Il ministero del diacono è sintetizzato dal Concilio Vaticano II con la triade « diaconía della liturgia, della parola e della carità ».(45) In questo modo si esprime la partecipazione diaconale all'unico e triplice munus di Cristo nel ministero ordinato. Il diacono « è maestro, in quanto proclama e illustra la Parola di Dio; è santificatore, in quanto amministra il sacramento del Battesimo, dell'Eucaristia e i Sacramentali, partecipa alla celebrazione della S. Messa, in veste di "ministro del Sangue", conserva e distribuisce l'Eucarestia; è guida, in quanto è animatore di comunità o settori della vita ecclesiale ».(46) Così il diacono assiste e serve i Vescovi e i presbiteri, che presiedono ogni liturgia, vigilano sulla dottrina e guidano il Popolo di Dio.
40. Lungo la storia il servizio dei diaconi ha assunto modalità molteplici per poter risolvere le diverse necessità della comunità cristiana e permettere a questa di esercitare la sua missione di carità. Spetta soltanto ai Vescovi, (121) i quali reggono e hanno cura delle Chiese particolari « come vicari e legati di Cristo », (122) conferire a ognuno dei diaconi l'ufficio ecclesiastico a norma del diritto. Nel conferire l'ufficio è necessario valutare attentamente sia le necessità pastorali che, eventualmente, la situazione personale, familiare — se si tratta di uxorati — e professionale dei diaconi permanenti. In ogni caso, però, è di grandissima importanza che i diaconi possano svolgere, a seconda delle loro possibilità, il proprio ministero in pienezza, nella predicazione, nella liturgia e nella carità, e non vengano relegati a impegni marginali, a funzioni meramente supplettive, o a impegni che possono essere ordinariamente compiuti dai fedeli non ordinati. Solo così i diaconi permanenti appariranno nella loro vera identità di ministri di Cristo e non come laici particolarmente impegnati nella vita della Chiesa.

Questo è quanto dice la Chiesa ufficialmente per i diaconi, tutti i diaconi, ma fino a quando le Chiese locali e le singole parrocchie li oscurano in tutti i modi, il futuro dei diaconi a vita corta,.....

La letteratura patristica attesta fin dal principio questa struttura gerarchica e ministeriale della Chiesa, comprensiva del diaconato. Per sant'Ignazio di Antiochia(16) una Chiesa particolare senza vescovo, presbitero e diacono sembra impensabile. Egli sottolinea come il ministero del diacono non è altro che « il ministero di Gesù Cristo, il quale prima dei secoli era presso il Padre ed è apparso alla fine dei tempi ». « Non sono, infatti, diaconi per cibi o bevande, ma ministri della Chiesa di Dio ». La Didascalia Apostolorum(17) e i Padri dei secoli successivi, come pure i diversi Concili(18) e la prassi ecclesiastica(19) testimoniano della continuità e dello sviluppo di tale dato rivelato. Con buona pace di sant'Ignazio di Antiochia.
 
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6 replies since 21/7/2007, 11:33   475 views
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