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| I LUTERANI E LA BIBBIA " POLITICAMENTE CORRETTA " No, non si può dire "Signore" o "Padre" o "discepolo" nell'epoca della correttezza politica. Perché Dio è madre e padre, fra i suoi seguaci c'erano anche le donne e forse la notte di Natale alla capanna andarono pure delle pastorelle. Così, cinquecento anni dopo la traduzione della Bibbia in tedesco ad opera di Martin Lutero, quarantadue teologhe e dieci teologi evangelici hanno deciso di produrre un nuovo testo all'altezza dei tempi. E perciò attente a cancellare ogni discriminazione nei confronti delle donne, degli ebrei e di tutte le minoranze emarginate. L'idea è maturata nei circoli della teologia femminista e della liberazione, attenti al dialogo fra cristiani ed ebrei, legati al mondo americano del "linguaggio inclusivo". Ma ci sono effetti stranianti e storicamente errati - "le apostole" o "le pastore" della notte di Natale - e traduzioni pesanti: "Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo" è diventato: "Nel nome di Dio, del Padre e della Madre di tutti e della santa forza spirituale"; Paolo indirizza le sue lettere non più "ai romani", ma "alle sorelle e ai fratelli di Roma". Il rompicapo più impegnativo - come tradurre "Signore"? - è stato risolto con la parola ebraica "Adonaj". E per il salmo "il Signore è il mio pastore", ecco un verbo nuovo: "Adonaj mi pascola". La correttezza è salva. Il ridicolo anche.
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