Ecclesia Dei. Cattolici Apostolici Romani

L'abito ecclesiastico:, allontana o avvicina le persone a chi lo porta?

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Sandalion
view post Posted on 6/9/2006, 21:17     +1   -1




Cari amici,

un paio d'ore fa, passeggiando con il sacerdote tradizionale mio ospite (in talare e saturno) ho avuto modo di assistere ad un piccolo fatto che mi ha però fatto molto riflettere.
Passavamo davanti alla casa di un vecchio signore che si trovava sull'uscio, seduto al fresco a torso nudo, che ha risposto al nostro saluto.
Al ritorno abbiamo visto il medesimo vecchietto (che nel frattempo aveva indossato una maglietta) venirci incontro e salutare il sacerdote con una affabilità che mi ha stupito; subito lo ha invitato ad entrare a casa sua a visitarla e gli ha detto che avrebbe avuto molto piacere parlare con lui di argomenti spirituali.

Sono rimasto senza parole. Quel vecchietto (che non ha mai visto andare a visitarlo nessuno dei tanti parroci che sono passati al mio paese negli ultimi decenni) ha visto la talare ed ha subito individuato che chi la portava era un prete, un uomo di Dio, e gli è andato incontro con gioia, pregandolo di entrare a casa sua e chiedendogli di parlargli di Dio.

Un fatto simile ho avuto modo di vederlo a Venezia qualche settimana fa. Mentre camminavo con un sacerdote in talare si è avvicinata una turista chiedendo se poteva confessarsi; detto fatto, il sacerdote si è messo in un angolo ed ha confessato quella fedele sulla strada!

Quanto bene si potrebbe fare con il solo uso della talare, e quanto bene si tralascia di fare. Anche di questo, che potrebbe apparire come una banalità, Dio chiederà conto.
 
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Raimundus
view post Posted on 6/9/2006, 21:23     +1   -1




Bisogna ricordare ai disobbedienti che l'abito ecclesiastico è obbligatorio.

Nell’attuale situazione di relativismo e desacralizzazione che travaglia la Chiesa cattolica disorientando i fedeli, una grave responsabilità incombe su quei preti cattolici che sembrano quasi vergognarsi dei segni tangibili del sacerdozio per adeguarsi ad atteggiamenti e mode di stampo "mondano". Il primo sintomo di questo malessere è il rifiuto dell’abito ecclesiastico. Se è vero che l’abito (da solo) non fa il monaco, è altrettanto sicuro che se manca persino l’abito chissà in che stato sarà la fede di quel religioso che fa tanta fatica a manifestarla esteriormente e a rispettare il voto di obbedienza. Infatti, sarà bene ricordare che l’uso dell’abito religioso trova fondamento nelle parole di Nostro Signore ed è prescritto dalla legge della Chiesa.
Ecco cosa disse Cristo per mettere in guardia i suoi apostoli dal desiderio di adeguarsi agli usi mondani: "Io ho dato loro la Tua parola e il mondo li ha odiati, perchè essi non sonon del mondo" (Gv. 17,6). E’ dunque anche l’evangelico "vi mando per il mondo ma voi non siete del mondo" a spiegare le buone ragioni dell’abito ecclesiastico, a sottolineare la dignità spirituale del ministro di Dio. Questo criterio (che si aggiunge alle ovvie necessità di "visibilità" del sacerdote) spiega la scelta dei colori dell’abito: il rosso dei porporati che significa testimonianza sino al martirio o il nero dei sacerdoti che indica i "morti al mondo". Da qui le prescrizioni che vincolano gli uomini di chiesa obbedienti all’uso dell’abito ecclesiastico.
Ecco cosa ordina la legge della Chiesa. Can. 284. I chierici portino un abito ecclesiastico decoroso, secondo le norme emanate dalla Conferenza episcopale (Codice di Diritto canonico, promulgato da Giovanni Paolo II). Can. 669. I religiosi portino l’abito dell’istituto a cui appartengono, quale segno della loro consacrazione e come testimonianza di povertà. I religiosi chierici di un istituto, che non abbia un abito particolare, useranno l’abito clericale a norma del can. 284. (Codice di Diritto canonico). Salve le prescrizioni per le celebrazioni liturgiche, il clero in pubblico DEVE indossare l’abito talare (la tonaca nera sacerdotale) o almeno il clergyman (Conferenza episcopale italiana - Delibere sul Cod. dir. can. art. 2).
I cosiddetti "preti casual", che vestono in borghese per loro comodo, o perchè non stimano l’obbedienza, o forse per apparire più "alla portata" agli occhi di qualcuno, creano dubbio e disaffezione, legittimano il lassismo religioso e fomentano sospetti scandalosi. Soprattutto, sono dei "fuorilegge" rispetto a un obbligo della Chiesa. I fedeli cattolici hanno il diritto e il dovere di pretendere il pieno rispetto della dignità del ministero sacerdotale facendo presente, in caritatevole spirito di correzione fraterna, questa mancanza agli uomini di Chiesa. In casi di ostinato lassismo, i fedeli possono in coscienza rifiutare l’obolo ai parroci colpevoli di disobbedienza per non confermali nella loro mancanza.

Fonte: http://www.ecclesiacatholica.it/casual.htm

Can. 284 - I chierici portino un abito ecclesiastico decoroso secondo le norme emanate dalla Conferenza Episcopale e secondo le legittime consuetudini locali.

Can. 669 - §1. I religiosi portino l'abito dell'istituto, fatto a norma del diritto proprio, quale segno della loro consacrazione e testimonianza di povertà.

§2. I religiosi chierici di un istituto che non ha abito proprio adotteranno l'abito clericale a norma del can. 284.

Ecco cosa dice la CONGREGAZIONE PER IL CLERO (DIRETTORIO PER IL MINISTERO E LA VITA DEI PRESBITERI, 1994):

In quanto ministro di Cristo e della sua Chiesa, il presbitero si assume generosamente l'impegno di osservare fedelmente tutte e singole le norme, evitando quelle forme di adesione parziale, secondo criteri soggettivi, che creano divisione e si ribaltano, con notevole danno pastorale, anche sui fedeli laici e sulla pubblica opinione. Infatti « le leggi canoniche, per loro stessa natura, esigono l'osservanza » e richiedono « che quanto viene comandato dal capo venga osservato nelle membra».(203)

66. Obbligo dell'abito ecclesiastico

In una società secolarizzata e tendenzialmente materialista, dove anche i segni esterni delle realtà sacre e soprannaturali tendono a scomparire, è particolarmente sentita la necessità che il presbitero - uomo di Dio, dispensatore dei suoi misteri - sia riconoscibile agli occhi della comunità, anche per l'abito che porta, come segno inequivocabile della sua dedizione e della sua identità di detentore di un ministero pubblico.(211) Il presbitero dev'essere riconoscibile anzitutto per il suo comportamento, ma anche per il suo vestire in modo da rendere immediatamente percepibile ad ogni fedele, anzi ad ogni uomo,(212) la sua identità e la sua appartenenza a Dio e alla Chiesa.

Per questa ragione, il chierico deve portare « un abito ecclesiastico decoroso, secondo le norme emanate dalla Conferenza episcopale e secondo le legittime consuetudini locali »,(213) Ciò significa che tale abito, quando non è quello talare, deve essere diverso dalla maniera di vestire dei laici, e conforme alla dignità e alla sacralità del ministero. La foggia e il colore debbono essere stabiliti dalla Conferenza dei Vescovi, sempre in armonia con le disposizioni del diritto universale.

Per la loro incoerenza con lo spirito di tale disciplina, le prassi contrarie non si possono considerare legittime consuetudini e devono essere rimosse dalla competente autorità.(214)

Fatte salve situazioni del tutto eccezionali, il non uso dell'abito ecclesiastico da parte del chierico può manifestare un debole senso della propria identità di pastore interamente dedicato al servizio della Chiesa.(215)

 
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Sandalion
view post Posted on 6/9/2006, 21:34     +1   -1




CITAZIONE (Raimundus @ 6/9/2006, 22:23)
Bisogna ricordare ai disobbedienti che l'abito ecclesiastico è obbligatorio.

Il 15 marzo scorso ho avuto un incontro infuocato con il mio parroco; non sto a fare il riassunto di ciò che gli ho detto su vari argomenti, inchiodandolo alle proprie responsabilità; tra le varie cose gli ho ricordato proprio l'obbligatorietà dell'uso della talare. Mi ha risposto, testualmente:
"hai ragione, io sull'argomento sono un disubbidiente".

E continua imperterrito ad indossare magliette multicolori.

In altra occasione, sempre il mio parroco, ha risposto a chi gli chiedeva come mai non usasse la talare: "nessuno me lo ha insegnato quando ero in seminario, e nessuno mai, dopo l'ordinazione sacerdotale, mi ha detto di usarla.


CITAZIONE (Raimundus @ 6/9/2006, 22:23)
In casi di ostinato lassismo, i fedeli possono in coscienza rifiutare l’obolo ai parroci colpevoli di disobbedienza per non confermali nella loro mancanza.

Sono come minimo quindici anni che non do più nemmeno un centesimo ai preti moderni, deviando le mie piccole offerte solo sui preti tradizionali.
 
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Raimundus
view post Posted on 6/9/2006, 21:34     +1   -1




Ecco cosa chiedeva Giovanni Paolo II (cfr. Istruzione Redemptionis Sacramentum):

[184.] Ogni cattolico, sia Sacerdote sia Diacono sia fedele laico, ha il diritto di sporgere querela su un abuso liturgico presso il Vescovo diocesano o l’Ordinario competente a quegli equiparato dal diritto o alla Sede Apostolica in virtù del primato del Romano Pontefice.[290] È bene, tuttavia, che la segnalazione o la querela sia, per quanto possibile, presentata dapprima al Vescovo diocesano. Ciò avvenga sempre con spirito di verità e carità.
 
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Imerio
view post Posted on 6/9/2006, 22:40     +1   -1




Concordo perfettamente con quanto rilevato da Sandalion; questa estate, per esempio, insieme all'amico Pacificus (che ha scritto alcuni messaggi in questo forum), ci siamo ritrovati a visitare una certa città del Nord Italia, insieme a quattro giovani sacerdoti (per altro, va da sé, anche molto pii) che indossavano tutti regolarmente l'abito talare.

La soddisfazione della gente, nel vedere, finalmente, dei sacerdoti che avevano la coerenza - anche esteriore - di dimostrarsi tali, era visibilmente palpabile e diffusa. Qualcuno li fotografava, sorridendo con evidentemente compiacimento e, all'uscita dalla Cattedrale, una giovane signora piuttosto elegante che passava per la piazza si è andata addirittura ad espressamente complimentare con loro: «Reverendi, mi scusino, ma era proprio ora!» ha esordito avvicinandosi, e, quindi, ha concluso: «Sapessero che piacere mi fa sempre il vedere dei sacerdoti che indossano l'abito; purtroppo, ne girano sempre di meno! E dire che, fra l'altro, la veste talare conserva sempre un'estrema eleganza!».

Uno di quei sacerdoti, che conosco piuttosto bene (è l'indultista ufficiale alla cui celebrazione della Santa Messa sono uso assistere), più volte mi ha raccontato di come, nei luoghi più impensati, vedendolo indossare l'abito proprio alla sua missione, sia stato richiesto di: confessioni (in treno, ad esempio), benedizioni (anche da parte di uno studente americano che non comprendeva l'italiano, così come quel sacerdote, del resto, non comprendeva l'inglese), di consigli spirituali e di quant'altro.

Personalmente, ritengo che la veste talare rivesta un importantissimo ruolo, poiché attualizza la presenza di Dio, attraverso la visibile presenza dei Suoi ministri, nella vita di tutti i giorni. Il bisogno di un aiuto spirituale ci può (e, forse, ci deve) cogliere in ogni momento della giornata, anche in quelli più improvvisi ed impensati, ed ecco che l'apparire di una palandrana nera, anche percettivamente, ci aiuta a materialmente realizzare come Nostro Signore sia sempre pronto ad aiutarci, a guidarci e ad accompagnarci, anche mentre transitiamo di fretta per una strada, siamo seduti al tavolino di un caffé o compiamo un viaggio in treno.

 
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LVMEN
view post Posted on 6/9/2006, 23:41     +1   -1




Quando ero più giovane, al tempo delle Medie, capitava che uscissi con i miei amici e, come fanno i giovinastri, scherzavamo anche a voce alta e usando spesso un linguaggio da trivio.
Ogni volta, però, che incontravamo un prete o una monaca (identificabili dall'abito) smettevamo sùbito, ci tappavamo la bocca sperando che non ci avessero sentito, e ci comportavamo da bravi bambini.
Questa cosa ho notato che la fanno anche oggi quei giovinastri che sul tram o per strada in generale urlano oscenità. quando incappano in un religioso si azzittiscono.
E' un po' come se l'abito religioso risvegliasse in un qualche modo le coscienze, come se ci richiamasse all'ordine quando facciamo qualcosa di disordinato.

Penso che anche questo sia un aspetto positivo dell'indossare la veste adatta da parte di sacedoti e affini.

In altri casi, ho notato sempre che quando un sacerdote è vestito in talare acquista una specie di aura di rispettabilità che chi va in pantaloni non ha. A parte me, noto che amici miei, parenti, conoscenti, chiunque abbia a che fare con un prete 'in lungo' ha nei suoi confronti una riverenza che non riscontro con i preti in pantaloni: come se diventassero persone degne di rispetto e autorevoli.
Per dire, quando, anni fa venne il Papa in parrocchia, il viceparroco indossò per la prima volta la talare. C'era addirittura gente che gli baciò la mano chiamandolo "Reverendo". E' chiaro che scherzavano in quell'occasione, ma, se pur per scherzo, quel prete pacioccone era diventato un pezzo grosso per il solo fatto di essersi vestito.
 
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dante pastorelli
view post Posted on 7/9/2006, 07:39     +1   -1




Un problema sottovalutato ma gravissimo per implicazioni e conseguenze
L’ABITO ECCLESIASTICO
di Dante Pastorelli

Di proposito suffraghiamo queste note con documenti esclusivamente post-conciliari che, in quanto tali, non possono essere considerati consunti fossili dell’èra costantiniana della Chiesa.
Il vigente Codice di Diritto Canonico (CIC), promulgato nel 1983, al can. 284 stabilisce: “I chierici portino un abito ecclesiastico decoroso secondo le norme emanate dalla Conferenza episcopale e secondo le legittime consuetudini dei luoghi”. E nell’Appendice terza (cito dal CIC, a cura di Luigi Castiglione, ed. Logos, 1995) al n.2 leggiamo: “Salve le prescrizioni per le celebrazioni liturgiche, il clero in pubblico deve indossare l’abito talare o il clergyman”.
Pur in assenza di pene espressamente elencate per i trasgressori abituali, che erano presenti, invece, e molto opportunamente, nel più severo CIC del 1917, nessuno può mettere in dubbio l’obbligatorietà dell’abito ecclesiastico per i chierici oltre che per i religiosi: si veda anche il can. n. 669. I testi sono inequivocabili.
La Conferenza Episcopale Italiana (CEI), in data 22 aprile 1966, in ottemperanza a due documenti del Concilio Vaticano II ( Ecclesiae Sanctae, Perfectae caritatis ), emana la seguente “Notifica”:
“La CEI, considerando la opportunità che l’abito ecclesiastico, pur nella tutela della dignità sacerdotale, possa venire adattato alle esigenze della vita contemporanea e alle nuove condizioni dell’apostolato (…), desiderando assicurare ai sacerdoti, anche in questa materia, uniformità di disciplina, a loro personale vantaggio e ad edificazione della comunità, conferma che l’abito talare rimane la veste normale del sacerdote e anche dei religiosi.
Esso è d’obbligo: a) nella propria chiesa; b) negli istituti Ecclesiastici; c) nell’esercizio del sacro ministero; d) nelle funzioni liturgiche, anche se tenute fuori chiesa; e) nella sacra predicazione; f) nell’amministrazione dei Sacramenti e Sacramentali; g) nell’insegnamento religioso nelle scuole.
La Conferenza stabilisce che sia consentito a tutti i sacerdoti di cambiare l’abito talare con il clergyman - consistente in giacca e calzoni di stoffa nera (o grigio ferro scuro) e collare ecclesiastico - in caso di viaggi, di escursioni, di uso di macchine da trasporto ecc., cioè quando lo richieda la comodità in un’ azione profana.
In qualunque ambiente o circostanza, entro e fuori diocesi e all’estero, come in occasione di ferie, il suddetto abito, “utpote sacerdotii signum”, dovrà essere indossato, in pubblico, completo; così che esso risulti per tutti i sacerdoti unico e ben caratterizzato e gli ecclesiastici abbiano a poter essere sempre riconosciuti come tali”
Questa normativa non è mai stata revocata né modificata in alcuna delle sue essenziali disposizioni. Paolo VI prima e Giovanni Paolo II poi più volte l’hanno richiamata, invitando il clero ad attenervisi, convinti, come i loro predecessori Pio XII e Giovanni XXIII, che l’abito ecclesiastico, talare e clergyman, quest’ultimo dove e quando permesso, è “segno di consacrazione, testimonianza di fede, richiamo alla santità, efficace mezzo di tutela contro le insidie d’una società secolarizzata, agnostica e amorale” ( E.Zoffoli, Dizionario del Cristianesimo, Roma 1992). Ma la realtà è sotto gli occhi di tutti: preti sbracati compaiono non solo nelle più disparate e scollacciate trasmissioni televisive, come l’onnipresente don Mazzi, ma dappertutto intorno a noi, perfino in chiesa, in confessionale, alla porta delle nostre case per la benedizione pasquale, che è un sacramentale.
Per le strade e nei bar dei nostri quartieri si possono incontrare monsignori, parroci e cappellani che indossano abiti civili eleganti, all’ultima moda e griffati, o capi variopinti, sudici e cialtroneschi, e pertanto in niente sono distinguibili da vani dandys o da metallari e barboni.
A cosa sia dovuto tale riprovevole comportamento da parte dei sacerdoti è difficile dirlo. Le cause possono essere diverse e spesso convivono nella stessa persona: vergogna d’essere individuati come ministri di Dio; volontà di essere “uguali” ai laici, uomini fra gli uomini e non dei “diversi” la cui natura è stata modificata dal carattere indelebile impresso dal Sacramento dell’Ordine, e di “vivere nel mondo”, dimenticando che essi sono stati mandati “contro il mondo”; complessi d’inferiorità e smania d’essere “accettati”; concezione del sacerdozio erroneamente inteso come ministero promanante dal basso, dal consenso dei fedeli; impulso incontrollato alla trasgressione come rifiuto di una società gerarchicamente strutturata; superficialità ed infantilismo.
Il risultato, comunque, non cambia: si tratta di una pervicace disobbedienza alla legge della Chiesa. I Vescovi sanno bene tutto ciò, ma non intervengono, come sarebbe loro preciso dovere. La presenza, di per sé educatrice, edificante e consolante, del sacerdote identificabile immediatamente quale ministro della Chiesa Cattolica per le vie della città è ormai soltanto un vago ricordo per noi adulti. I giovani non ne hanno fatto la positiva esperienza. Il Cristo visibile è sempre più lontano dalla vita comunitaria.
Solo gli ingenui e gli astuti nemici della Chiesa possono minimizzare questo problema che, al contrario, è assai grave, comportando esso confusione tra sacro e profano, laicizzazione del clero, perdita di dignità del prete, eccessiva familiarità, soprattutto con i giovani - che non riescono più ad avvertire la sacralità della persona del sacerdote e della sua funzione e la necessità del dovuto rispetto -, banalizzazione del culto, rarefazione della frequenza nell’accostarsi ai Sacramenti, specialmente alla Penitenza, diminuzione e sfaldamento della fede.
Se i richiami del vertice della Gerarchia vengono disattesi, con le rovinose conseguenze sopra accennate, è evidente che il clima di rilassamento e di illegalità nella disciplina ecclesiastica ha ormai raggiunto lo stadio di una metastasi. Constatato che le parole non bastano e che l’uso generoso delle armi della misericordia ha sortito un simile esito, è indispensabile ed urgente ripristinare, col rigore guidato dallo Spirito Santo, l’uso delle armi della severità e della giustizia che non escludono affatto la misericordia ma, anzi, la inverano e la esaltano.

(Da UNA VOCE DICENTES, A. I N. 2, gennaio maggio 2002)

Come al solito, le leggi esistono, ma i preti disobbediscono, disobbediscono o non intrvengono né i vescovi, per qunto perfettamente a conoscenza della situazione, né chi è loro ben al di sopra. Un rilassamento totale che non vedo come posa esser superato senza interventi coercitivi. Il duro e realistico discorso dell'allora card. Ratzinger ai conclavisti aveva fatto ben sperare. Ma le mie speranze già da qualche tempo han cominciato a vacillare.

Le esperienze di Sandalion e di Imerio (come mai l'amico Pacificus non s'è fatto più vivo?) sono anche le mie. Eppure a Borgo a Mozzano, se un prete indossa la talare, giovani e genitori non gradiscono: e, anche se si tratta di sacerdoti 35-40enni, aperti e dotti, li gratificano di "vecchi" arretrati.
 
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Defensor hominum
view post Posted on 7/9/2006, 09:41     +1   -1




Sono stato tempo fa alle Ordinazioni presbiterali della mia diocesi (nel palazzetto dello sport... brrrrrrrrrrrrrrr).
Beh, alcuni preti erano vestiti con:
- maglietta
- pantaloni corti
- infradito

Dopo ovviamente hanno messo sopra un camice e una stola... Che fashion con le infradito!
 
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dante pastorelli
view post Posted on 7/9/2006, 10:17     +1   -1




Ma se ti fa tanto orrore, perché continui ad andare in questi luoghi? E' puro masochismo.
 
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Defensor hominum
view post Posted on 7/9/2006, 10:39     +1   -1




Semplice: i tre ordinandi (ora sacerdoti) erano (e sono) miei cari amici
 
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dante pastorelli
view post Posted on 7/9/2006, 11:34     +1   -1




Essendo tuoi amici sono autorizzato a ritenere che almeno loro le scarpe le indossavano. E' già tanto.
 
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Sandalion
view post Posted on 7/9/2006, 11:37     +1   -1




Stamattina ho accompagnato questo sacerdote della Fraternità San Pietro a fare una una piccola e veloce escursione a Porto Cervo.
Gli ho fatto vedere la chiesa "Stella Maris", abbiamo ammirato il bellissimo panorama che si gode dal sagrato e poi siamo andati in un bar per prendere un caffe; ebbene, nei cinque o dieci minuti che abbiamo trascorso nel bar questo sacerdote ha ricevuto i saluti affettuosissimi di almeno quattro o cinque persone (alcune erano del posto, altre erano in vacanza); ha ricevuto anche una offerta per una intenzione di Messa e quando siamo usciti dal bar alcune persone che si trovavano dentro le loro auto in sosta hanno abbassato il finestrino per salutare con evidente gioia questo prete!
Una persona, nei pochi minuti che siamo rimasti al bar, gli ha pure chiesto un brevissimo colloquio personale.
!!!
 
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Defensor hominum
view post Posted on 7/9/2006, 14:22     +1   -1




Sandalion... grazie per questa testimonianza.

La farò a qualche prete di mia conoscenza.
 
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Imerio
view post Posted on 7/9/2006, 14:40     +1   -1




CITAZIONE (dante pastorelli @ 7/9/2006, 08:39)
Eppure a Borgo a Mozzano, se un prete indossa la talare, giovani e genitori non gradiscono: e, anche se si tratta di sacerdoti 35-40enni, aperti e dotti, li gratificano di "vecchi" arretrati.

Ma che brutto Posto!! Dopo questa opportuna segnalazione di Dante, io, a Borgo a Mozzano, mai, manco dipinto!! Piuttosto Porto Cervo, anche se io detesto il mare!!

 
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Defensor hominum
view post Posted on 7/9/2006, 14:46     +1   -1




CITAZIONE (dante pastorelli @ 7/9/2006, 08:39)
Eppure a Borgo a Mozzano, se un prete indossa la talare, giovani e genitori non gradiscono: e, anche se si tratta di sacerdoti 35-40enni, aperti e dotti, li gratificano di "vecchi" arretrati.

Beh... io direi "Non ragioniam di lor, ma guarda e passa", come direbbe Dante...
Non il Presidente, quell'altro!!!
 
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63 replies since 6/9/2006, 21:17   3985 views
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