Ecclesia Dei. Cattolici Apostolici Romani

RITI SETTIMANA SANTA 1955, che ne pensate?

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Raimundus
view post Posted on 9/5/2006, 13:44     +1   -1




CITAZIONE (PRAECENTOR @ 9/5/2006, 13:43)
Semmai, con tutto il rispetto, trovo che sia un pò fuori luogo Raimundus quando dice che tanto è un problema accademico. Questo topic aperto da me voleva infatti essere un topic accademico, che personalmente trovo più stimolante di tanti altri.

Lo avevo detto con benevolenza e senza velleità polemiche per un semplice motivo; ora mi offri il pretesto per parlarne.
Ci sono alcuni che non vedono questi discorsi come stimolanti discussioni accademiche; ci sono diversi tradizionalisti, anche non sedevacantisti, che insinuano dubbi circa la bontà (alcuni la liceità!) delle riforme pacelliane.
I sedevacantisti poi usano un Messale precedente e sebbene riconoscano, in base alla tesi guerardiana, un papato pacelliano formaliter, son pronti a disubbidire sulla Settimana Santa riformata.
La studio della storia della liturgia è una cosa bellissima.
Serve anche, per mutuare un'espressione crociana, a distinguere "ciò che è vivo e ciò che è morto" nella liturgia.
Poichè, contrariamente all'opinione (ma parlerei di aspettativa) di alcuni tradizionalisti, che pensano a un nuovo Messale tridentino che riveda quello roncalliano, son convinto che quello del 1962 rappresenterà in futuro il rito tridentino senza possibilità di emendamenti (che pure auspico), sentivo l'esigenza di sottolineare che si parla accademicamente.

Con buona pace dei tradizionalisti di cui sopra, non ci sarà alcuna commissione che si occupi della revisione del rito tridentino. Tutto quì.
 
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fiat pax in virtute tua
view post Posted on 9/5/2006, 18:53     +1   -1




CITAZIONE (burckardus @ 9/5/2006, 00:10)
messale del 1962 in cui riscontriamo moltissimi "vulnus": ad esempio le rubriche dell'Ordo della Settimana Santa contraddicono le rubriche generali del messale di quest'edizione

Dove?

Mi trovo completamente d'accordo con l'intervento di Raimundus: i riti della settimana santa antica e le vecchie rubriche furono formalmente aboliti rispettivamente da Pio XII e da Giovanni XXIII. Senza contare che, per quel che mi riguarda, le due riforme sono assolutamente apprezzabili e in linea con la liturgia tradizionale, senza alcun sentore di quella che fu poi la vera e propria rivoluzione portata avanti dopo il Concilio. Anzi, sono convinto che, se si fosse continuato sulla strada di quelle riforme, il Messale di oggi non sarebbe stato poi tanto diverso da quello del '62 e, quindi, da quello di S. Pio V. Molto più radicale fu, per esempio, la riforma di S. Pio X. L'unica soluzione metodologicamente coerente, se si rigetta il Messale del 1962, sarebbe quella di tornare all'editio princeps del 1570: altrimenti chiunque potrebbe dire la sua su questa o quella riforma, a seconda dei propri gusti e di ciò che ritiene liturgicamente più corretto.
 
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Sandalion
view post Posted on 9/5/2006, 20:08     +1   -1




CITAZIONE (fiat pax in virtute tua @ 9/5/2006, 19:53)
apprezzabili e in linea con la liturgia tradizionale, senza alcun sentore di quella che fu poi la vera e propria rivoluzione portata avanti dopo il Concilio.

Questo è vero; basta guardare i verbali della Pontificia Commissione Liturgica di Pio XII per vedervi una serietà, anche metodologica, che una decina d'anni dopo mancò completamente.

Bisogna sottolineare infatti che, alla minuziosità dei verbali della riforma liturgica preconciliare, corrisponde l'assoluta mancanza di verbali della riforma postconciliare.
 
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burckardus
view post Posted on 9/5/2006, 20:14     +1   -1




scusa fiat: non avertene male! Te lo dico con benevolenza, io le rubriche le conosco con una certa qual precisione che anche i "nemici" mi riconoscono. Non credo basti un post ma neanche un topic o un formum per trattare un argomento del genere. Comunque prova a confrontarle sinotticamente e vedrai che osserverai di certo la cosa sotto un'altra prospettiva. Rispondo anche a Raimundus: se la tua profezia che non ci sarà una commissione che si occupi della revisione del rito tridentino sarà vera (è senza dubbio verosimile) non sarà da rallegrarsi visto e considerato che l'istituzione per eccellenza della liturgia romana antica era la Sacra Congregazione dei Riti. Della stessa opinione sono anche liturgisti che hanno fatto scuola (anche in senso "riformista") come Klauser! Ed infatti quella Congregazione fu bellamente massacrata da Bugnini con il consilium ad exequendam! Proprio quel monsignor Bugnini che fu il propugnatore della riforma del 55 nonchè appassionato (e parimenti partigiano e fazioso) commentatore. Ritorno al post di fiat pax. Non mi pare che la provocazione di tornare al messale del 1570 possa esser raccolta: nessuno (spero) pensa che ci si debba fermare ai propri gusti e proprio in virtù di questo ricordero che l'ortoprassi liturgica si fonda:
a) sulle rubriche
b) sui pronunciamenti della Sacra Congregazione dei Riti
c) sull'opinione degli autori

Ora se le rubriche son rimanegeggiate vistosamente (è il caso dell'ordo haebdomadae sanctae instauratus del 55 e poi di quelle riviste ad mentem di rubricarum instructum ed inserite nel messale del 62) viene meno in un certo senso l'ubi consistam giacchè, apparirà ovvio, i decreti che datano dalla fondazione post-tridentina della citata congregazione riguarderanno la retta interpretazione di norme che si riferiscono ad una rubricazione precedente a quella riformata, idem per l'opinione degli autori! E' anche ovvio che la messe e di decreti e di opere di autori è più abbondante dalla fine del Cinquecento agli anni Cinquanta del XX secolo piuttosto che nello scorcio di anni che vanno dal 55 al 65! Ne consegue una maggior sicurezza anche nell'ortoprassi! Ecco perchè anche e non solo credo sia da auspicare la scelta d'un testo liturgico precedente.
 
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Raimundus
view post Posted on 9/5/2006, 20:35     +1   -1




Se Dante si dice sagrestano, io parlo da musicista curioso di questioni liturgiche: caro burckardus, la rubricazione riformata abroga di fatto tutto ciò che la precede (il classico contrariis quibuslibet minime obstantibus); di fatto, alcuni decreti della SCR saranno ancora utili, superati altri.
Non credo che vi sia la possibilità di azzerare le riforme degli anni '50; al massimo serviranno dei decreti che supportino le rubriche del 1955 e quelle del 1962.
 
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burckardus
view post Posted on 9/5/2006, 20:43     +1   -1




A parte tutto mi sembra che si trattino i sostenitori del rito tradizionale precedente le forme degli anni 1955 e 62 alla stessa stregua di come i modernisti tratto generalmente i tradizionalisti. Insisto nella necessità di riportare la discussione in un alveo storico e rubricistico!
 
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burckardus
view post Posted on 9/5/2006, 21:35     +1   -1




...rileggevo vecchi post di questo topic e m'è balzato agli occhi uno dell'amico Raimundus presente nella prima pagina ove dice che i sedevacantisti di Verrua Savoia usano il rito pre 55 promulgato da Pio XII quasi che Pio XII non avesse "l'autorità per promulgarlo". In realtà mi sembra che il comportamento dell'istituto piemontese ribalti proprio il problema specularmente! Se Pio XII è papa anche per loro è evidente che non è un problema di abrogazione del vecchio e promulgazione del nuovo!Si tratta probabilmente (ma bisognerebbe leggerlo dalle loro fonti) di una concezione della riforma! E' ovvio-come ho già detto- che nella riproposizione della liturgia antica si son fatti passi avanti (...o se vogliamo, in prospettiva cronologica, dei passi indietro): la fraternità S. Pio X usava il rito del 65 pure con alcune riforme del 1967 (ad esempio la consacrazione dell'ostia sulla patena, si veda ad esempio il libro fotografico di mons. Lefebvre "Le livre de la Messe" e si avrà conferma di quanto affermo) poi s'è riscoperto il rito del 62 e quello si usava in massima parte al momento della quattuor abhinc annos (che pur presenta alcune confusioni sotto varii aspetti, ma non voglio andare off topic), probabilmente uno studio più approfondito, che probabilmente all'epoca era appena abozzato, avrebbe portato ad ulteriori e differenti conclusioni ma il tutto fu troncato dai tristi avvenimenti del 1988 che portarono alla scomunica di mons. Lefebvre. Ribadisco che questa "riforma prima della riforma" è la chiave di lettura che ci permette di trovare uno spartiacque tra il messale tradizionale stricte sensu ed il messale riformato (le edizioni di mezzo sono appunto delle transizioni tra l'uno e l'altro). Quindi non una questione di ortodossia di forme liturgiche ma una distinzione tra una forma "storica" o se vogliamo "classica" ed una riformata! Tutto qua! Se poi vogliamo arrampicarci sugli specchi e dire che la riforma del 55 altro non è se non un ritocco nel segno di una tradizione finalizzato alla comprensione dei fedeli (il pastoralismo di cui prima) allora significa mettere la testa sotto la sabbia!
Se poi vogliamo dire che non dobbiamo sostenere la necessità di ritornare alla settimana santa pre-bugniniana perchè è una tesi professata dai sedevacantisti allora andiamo davvero fuori strada! Non condivido nessuna delle posizioni della tesi di Cassiciacum (voglio precisarlo claris verbis) ma non credo che ogni cosa che possono affermare i loro sostenitori (magari in altri ambiti) sia ipso facto sbagliata! Ammesso e non concesso che l'Istituto M.B.C. sia il male assoluto ciò non vuol dire che non possa fare una affermazione corretta! E'come dire che se il demonio afferma che Cristo è la seconda persona della Santissima Trinità noi dobbiamo modificare il nostro credo (ovviamente, e lo sottolineo, mutatis mutandis)! Concludo con una frase tratta da uno degli autori di liturgia che preferisco: il consultore Leon Gromier autore, negli anni 50 del trascorso secolo, di un "commentaire" del Caeremoniale Episcoporum:
" (...) les cérémonies sont affaire d'intelligence et d'éducation, bien plus que de conscience"
e ancora:
"Les exposants d'une nouvelle école, les conducteurs d'un mouvement liturgique ne voient guère dans le Caeremoniale Episcoporum" qu'un grimoire, une antiquaille, un échiquier dont on peut à la volonté monoeuvrer les pions; ils n'ont pas la notion de sa doctrine. Le Caeremoniale Episcoporum est d'un temps où la pastorale s'adaptait à la liturgie, où les pasteurs ne prétendaient pas régenter les cérémonies. Le souvenir de ce temps mérite de ne pas disparaitre, d'avoir donc un témoin. "
 
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Raimundus
view post Posted on 9/5/2006, 21:55     +1   -1




L'opinione diffusa tra i fedeli dell'IMBC è che sulle riforme pacelliane gravi l'ombra di Mons. Bugnini e che, per conseguenza, solo un nuovo Papa formaliter, dovrà decretarne la bontà o meno.
Sospendono il giudizio su quella riforma, stante la "vacanza della sede apostolica da 1961 a oggi".
Insomma, i soliti deliri di chi da tempo si è posto al di fuori della Chiesa Cattolica.
Un loro ex fedele mi aggiunse anche che utilizzano l'editio Medicea del Graduale Romanum ( :D ).
 
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burckardus
view post Posted on 9/5/2006, 22:04     +1   -1




...questa dell'editio medicea è proprio simpatica! ...bisognerebbe però sapere cosa dicono in senso stretto i membri dell' istituto...
 
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Raimundus
view post Posted on 9/5/2006, 22:05     +1   -1




C'era un saggio di don Ricossa su Sodalitium, posso cercarlo e citarvi cosa dice.
 
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burckardus
view post Posted on 9/5/2006, 22:07     +1   -1




...questo invece sarebbe utilissimo!
 
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Raimundus
view post Posted on 9/5/2006, 22:08     +1   -1




Se preferiscono il Graduale storpiato da Soriano e Anerio, facciano pure.
Io ho l'Editio medicea a casa, come monumento del canto gregoriano; ma nessun gregorianista oggi la prenderebbe in considerazione, per ovvi motivi.
 
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burckardus
view post Posted on 9/5/2006, 22:11     +1   -1




...beh sul facciano pure mica sarei tanto d'accordo: non è solo un problema estetico e musicologico. Le melodie infatti devono esser quelle dei libri approvati...
 
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Raimundus
view post Posted on 9/5/2006, 22:13     +1   -1




Ma tanto loro sono al di fuori della Chiesa Cattolica, quindi il problema non si pone.
Ora cerco il saggio del Ricossa.
 
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PRAECENTOR
view post Posted on 10/5/2006, 07:49     +1   -1




Mi sento in dovere di fare un piccolo distinguo, visto che ho aperto io questa discussione.
Bisogna, a mio parere, distinguere le considerazioni di carattere storico-liturgico-rubricistico in senso stretto da quelle di carattere giuridico.
Dal primo punto di vista, io credo che la discussione debba essere la più aperta possibile: ovvero, io mi sento liberissimo, in quanto cultore di liturgia e cerimoniale, di parlare dei riti passati, presenti e futuri parlandone, in sede simil-accademica, con tutta la libertà possibile.
Altro invece è il problema dell'utilizzo dei riti, sul quale nessuno di noi è competente, nè può discutere se non a livello di desiderata.
Il fatto che Burckardus negli ultimi post si senta trattato da "modernista", significa che si è persa la distinzione tra questi due piani. Siccome il primo piano, quello storico, è un tantino più "difficile" e pochi hanno la competenza per parlarne, ecco che è più facile fare qualche affermazione generica di tipo apodittico, in senso negativo, ovviamente.
E' ovvio che coloro che apprezzano i riti pre- riforma gradirebbero che essi venissero anche celebrati, e sappiamo che qualcuno si sobbarca viaggetti pesanti e soggiorni in albergo in zona peri-griciglianese per assistervi. Ma su questo non volevamo entrare...
 
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97 replies since 26/4/2006, 07:27   2473 views
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