- Carlotta - |
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| Domenica 23 settembre ho partecipato alla Santa Messa celebrata con rito tridentino nella Chiesa del Santo Spirito a Prato.
Confesso che è stata la prima volta per me. Tuttavia, ho avuto conferma di quanto avevo già intuito, ossia della centralità della liturgia eucaristica nella celebrazione. In particolare, mi pare che la solennità della liturgia, la musica sacra, la lingua latina favoriscano il raccoglimento e siano paragonabili ad una sorta di "gradini" che portano verso l'acme della celebrazione: il sacrificio eucaristico.
Inoltre, gli stessi elementi fanno percepire la dimensione del mistero divino maggiormente di quanto non avvenga nell'ambito della liturgia post conciliare.
Ulteriormente, noto che il rito tridentino, per la sua stessa struttura, scoraggia gli eccessi di cui sono piene le celebrazioni nelle nostre parrocchie. Tanto per dirne una, penso alla confusione che si scatena al momento dello scambio della pace, quando l'attenzione e l'adorazione di tutti i fedeli dovrebbero essere rivolte a Gesù presente sull'altare.
Noto, però, che è necessario avere sotto gli occhi un foglietto o il messale per poter comprendere lo svolgimento del rito. Mi pare che i nostri nonni a catechismo fossero istruiti in merito. Il problema è che si rischia di riservare questa liturgia solo alle poche persone che sono già in grado di apprezzarla o a coloro che intendono documentarsi al riguardo. Forse, sarebbe opportuno che i sacerdoti spiegassero attraverso apposite catechesi questo splendido rito. Mi rendo conto, però, di pretendere troppo, visto che c'è una fortissima opposzione al Motu proprio stesso.
Edited by - Carlotta - - 25/9/2007, 14:10
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