Ecclesia Dei. Cattolici Apostolici Romani

MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM" di BENEDETTO XVI

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PRAECENTOR
view post Posted on 10/7/2007, 19:25     +1   -1




Credo di capire cosa vuole dire Guido: il Papa ha sancito il principio che , siccome il rito romano è unico, un sacerdote di rito romano non può pregiudizialmente rifiutarsi di celebrare la forma corrente del rito romano (e, invero, uno non dovrebbe rifiutarsi pregiudizialmente nemmeno di celebrare il rito antico). I riti non sono mai stati oggetto di scelta, e se lo possono essere- per ragioni pastorali - per il fedele (il quale si trova in una situazione per la quale, per la sua spiritualità o condizione, esprimere preferenze risulta lecito), i ministri della chiesa non sempre possono godere della medesima libertà. Incoercibilità della natura umana? se uno non ha il dono dell'obbedienza non faccia il prete. Il Papa dice apertis verbis:
"Ovviamente per vivere la piena comunione anche i sacerdoti delle Comunità aderenti all’uso antico non possono, in linea di principio, escludere la celebrazione secondo i libri nuovi. Non sarebbe infatti coerente con il riconoscimento del valore e della santità del nuovo rito l’esclusione totale dello stesso."Più chiaro invito al biritualismo (almeno "teorico") di questo...
Non si tratta di costringere un prete della S. Pietro a fare il parroco a Sanremo e a dire la messa di Paolo VI tutti i giorni. Si tratta invece del fatto che, in stato di vera necessità, come durante un pellegrinaggio "misto" oppure in condizioni particolari (come la concelebrazione della messa crismale) il prete della fraternità si tiri indietro; il che fa pensare a una sorta di cripto-sedevacantismo, ovvero la convinzione che il rito moderno non sia valido o sia indegno della maestà divina.
Complimenti a Guido anche per l'altra acuta osservazione, quella che riguarda il "conceda volentieri". Nel documento non di usa alcun "devono"; l'espressione "conceda volentieri" è più o meno la stessa del precedente motu proprio.
In questo caso per gli interessati la scappatoia consiste nel reperimento di preti di buona volontà.
 
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Raimundus
view post Posted on 10/7/2007, 19:34     +1   -1




Aprire il cuore per accogliere il Motu proprio “Summorum Pontificum” (Parte I)

Intervista al liturgista John Zuhlsdorf

ROMA, martedì, 10 luglio 2007 (ZENIT.org).- La Lettera Apostolica in forma di “Motu proprio” “Summorum Pontificum” (diffusa sabato) sull’uso della liturgia romana anteriore alla riforma del 1970 offre l’opportunità ai fedeli di spalancare il proprio cuore, riconosce il liturgista John Zuhlsdorf.

Seguendo le disposizioni di Benedetto XVI, il Messale Romano promulgato da Paolo VI (in seguito alla riforma liturgica, nel 1970) – e ripubblicato due volte da Giovanni Paolo II – è e rimane come forma normale o ordinaria della Liturgia Eucaristica della Chiesa cattolica di rito latino.

Da parte sua, il Messale Romano promulgato da San Pio V e pubblicato nuovamente dal beato Giovanni XXIII (nel 1962, quando la Messa si celebrava in latino) potrà essere utilizzato come forma straordinaria della celebrazione liturgica.

Benedetto XVI ha accompagnato il suo documento con una lettera indirizzata a tutti i Vescovi del mondo, esponendo i motivi delle sue disposizioni. Non si tratta di due riti, ma di due forme dello stesso e unico rito, ha spiegato il Santo Padre.

Questi temi sono stati approfonditi da padre John Zuhlsdorf nella seguente intervista concessa a ZENIT.

Il sacerdote è autore di una rubrica sulla tradizione liturgica intitolata “What Does the Prayer Really Say” (“Ciò che la preghiera dice realmente”) del settimanale cattolico statunitense “The Wanderer”. La rubrica è poi divenuta un popolare “blog” (www.wdtprs.com/blog).

Cos’è un “Motu proprio”?

Padre Zuhlsdorf: Un “Motu proprio” è un documento promulgato dal Papa “per sua propria mozione”, vale a dire per sua propria iniziativa e firmato da lui. Spesso è un rescritto o una risposta scritta a una questione che è stata presentata su un tema d’attualità.

Lettere “Motu proprio” famose sono “Tra le sollecitudini” di Papa San Pio X del 1903 sulla Musica Sacra e, ovviamente, quella di Giovanni Paolo II “Ecclesia Dei Adflicta” del 1988, dopo la quale l’Arcivescovo Marcel Lefebvre ha consacrato quattro Vescovi senza mandato pontificio.

Può riassumere i punti principali del recente documento di Benedetto XVI?

Padre Zuhlsdorf: Non ci sono molte cose nuove nel “Summorum Pontificum”. Molte delle sue disposizioni erano già in vigore dopo la “Ecclesia Dei Adflicta”, che ha ampliato, ma in modo vago, la legislazione restrittiva del documento del 1986 “Quattuor abhinc annos”. Questo “Motu proprio” del 2007 elimina ambiguità e risolve dispute. Livella il terreno di gioco come i documenti precedenti non hanno fatto.

Ad esempio, spiega che l’uso di antichi libri liturgici non è mai stato totalmente proibito. La forma antica non è stata “abrogata”. Alcuni pensano che lo sia stata. Tutti i sacerdoti potranno celebrare la Messa con l’antico “uso” in privato. Questo è stato sempre un punto dibattuto.

Quanto alle Messe pubbliche, dove ci sono gruppi stabili di persone che lo desiderano, i pastori possono programmare una Messa regolare nelle parrocchie. Ci sono alcune ragionevoli restrizioni per il Giovedì Santo, il Venerdì Santo e la Veglia di Pasqua.

Si possono erigere parrocchie o oratori in cui si usino solo i libri liturgici antichi. I Vescovi lo potevano fare anche prima, ovviamente.

Come ha spiegato anni fa la Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”, è possibile, non obbligatorio, usare il lezionario del Messale Romano promulgato da Paolo VI, le nuove letture, nel Messale di Giovanni XXIII. Non è mai stato disposto in dettaglio come si poteva fare questo. Non lo fa nemmeno il “Summorum Pontificum”. La Pontificia Commissione dovrà spiegarlo.

I libri antichi possono essere usati anche per altri sacramenti: battesimo, penitenza, unzione degli infermi. Solo i Vescovi potranno conferire la confermazione e gli ordini sacri, ovviamente. I sacerdoti potranno usare il Breviario Romano preconciliare anziché l’usuale Liturgia delle Ore.

Un tema nuovo è che il Papa contempla la forma antica della Messa come un “uso” straordinario del Rito Latino, mentre il Messale di Paolo VI, o “Novus Ordo”, resta come “uso” ordinario. Benedetto XVI insiste sul fatto che non ci sono due riti, ma un rito in due espressioni o “usi”. Questo è stato oggetto di un approfondito dibattito.

Molti dicono che il “Novus Ordo” è tanto diverso dal Messale di Giovanni XXIII, o modello tridentino, da costituire un rito diverso, e si è pensato a una profonda rottura con la tradizione. Ci sono buone argomentazioni per questa affermazione, ma il Santo Padre ci porta nell’altra direzione circa la questione.

Un altro punto nuovo, anche se vedremo come lavorerà, è che la Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” dovrà essere rafforzata e ottenere il ruolo adeguato.

Il documento mira a promuovere l’unità e i diritti del popoli. Quanti criticano l’iniziativa del Papa, tra i quali non pochi Vescovi, hanno avvertito che questa liberalizzazione provocherà disunione in parrocchie e diocesi, regnerà il caos, il Concilio sarà scalzato e l’orologio inizierà a fare marcia indietro.

Francamente, penso che la maggior parte dell’opposizione da parte dei Vescovi fosse realmente motivata dalla preoccupazione che il documento limitasse l’autorità episcopale. Benedetto XVI predispone tutele affinché i Vescovi esercitino la supervisione nelle loro diocesi. Questo è corretto e prudente. Deve essere così.

Spiega però che c’è un nuovo modello che deve essere seguito da tutti, Vescovi inclusi. Questo non deve essere troppo sottolineato. Attraverso questo “Motu proprio”, Benedetto XVI afferma che i cattolici con mentalità tradizionale non devono essere visti come “fanatici” da rinchiudere nel soppalco della diocesi. Hanno validi apporti da dare. Hanno diritti.

Uno degli aspetti più importanti di questo “Motu proprio” è che sottolinea i diritti dei sacerdoti e dei laici. Non taglia l’erba sotto ai piedi dei Vescovi, ma è un elemento in mano ai laici. Il Papa mostra fiducia nei confronti dei laici con un gesto concreto, ma anche nei sacerdoti e nei Vescovi. E’ un bel proseguimento dell’appello di Giovanni Paolo II al rispetto e alla generosità reciproci.

Benedetto XVI chiede a ciascuno di aprire il proprio cuore. Nella lettera esplicativa [ai Vescovi, ndr.] cita spesso 2 Corinzi 6, 13: “Aprite il vostro cuore!”. Quanto si legge il “Summorum Pontificum” con un cuore aperto, nessuno deve temere che i diritti siano calpestati o l’autorità venga scalzata.
 
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Raimundus
view post Posted on 11/7/2007, 00:52     +1   -1




Un mio commento sul sito della Diocesi di Cagliari:

Leggo con interesse l’intervento del rev. Don Giancarlo; mi sia concesso, tuttavia, di fare – andando per ordine - poche osservazioni tecniche.
In primis, non c’è alcun “rinnovato uso del latino nelle celebrazioni eucaristiche”; non solo la tradizione, il magistero e la stessa prassi ci attestano il contrario, ma io stesso ho assistito a una messa in cui lo stesso sacerdote, nella Cattedrale di Cagliari, all’atto penitenziale diceva: “Fratres, agnoscamus peccata nostra…”.
Ha ragione invece quando afferma che il motu proprio non è un regalo fatto soltanto ai tradizionalisti; è un bene per tutta la Chiesa, come lo stesso Benedetto XVI afferma nella lettera ai Vescovi.
Dice il Papa: "Subito dopo il Concilio Vaticano II si poteva supporre che la richiesta dell’uso del Messale del 1962 si limitasse alla generazione più anziana che era cresciuta con esso, ma nel frattempo è emerso chiaramente che anche giovani persone scoprono questa forma liturgica, si sentono attirate da essa e vi trovano una forma, particolarmente appropriata per loro, di incontro con il Mistero della Santissima Eucaristia".
Con buona pace di Filippo di Giacomo, non sta scritto da nessuna parte che il Papa aneli all’accoglimento dei i canoni 2,3 e 4 del messale di Paolo VI nel messale del Beato Giovanni XXIII.
Si concede la facoltà di proclamare le letture in lingua volgare e di introdurre qualche prefazio del novus ordo missae; inoltre, si invita a introdurre qualche variazioni nel santorale e, per conseguenza, nel calendario.
Con sagacia, il vaticanista Andrea Tornelli afferma che : “I veri ispiratori inconsapevoli del Motu proprio sono quei vescovi che negli ultimi anni, disattendendo la richiesta di Giovanni Paolo II che li aveva invitati ad essere generosi nell’autorizzare la vecchia messa, hanno opposto rifiuti e in diversi casi non hanno nemmeno voluto parlare con questi fedeli; salvo poi concedere, magari, le chiese della diocesi ai «fratelli separati» dell’ortodossia o ai protestanti, incuranti però di quei fratelli uniti nella fede anche se portatori di una diversa sensibilità liturgica”.
“Che cosa chiede il Papa a noi del rito ordinario?”, si domanda don Giancarlo. Risponde il Papa nella lettera ai Vescovi: “Molte persone, che accettavano chiaramente il carattere vincolante del Concilio Vaticano II e che erano fedeli al Papa e ai Vescovi, desideravano tuttavia anche ritrovare la forma, a loro cara, della sacra Liturgia; questo avvenne anzitutto perché in molti luoghi non si celebrava in modo fedele alle prescrizioni del nuovo Messale, ma esso addirittura veniva inteso come un’autorizzazione o perfino come un obbligo alla creatività, la quale portò spesso a deformazioni della Liturgia al limite del sopportabile. Parlo per esperienza, perché ho vissuto anch’io quel periodo con tutte le sue attese e confusioni. E ho visto quanto profondamente siano state ferite, dalle deformazioni arbitrarie della Liturgia, persone che erano totalmente radicate nella fede della Chiesa”.
Ci chiede una maggiore sobrietà nelle celebrazioni, il rispetto delle prescrizioni rubricali del Messale di Paolo VI, perché “ciò rende visibile la ricchezza spirituale e la profondità teologica di questo Messale”.
Un caro saluto,
Raimondo
 
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TotusTuus
view post Posted on 11/7/2007, 08:00     +1   -1




Il biritualismo è senza dubbio la scelta più felice e opportuna ma non saprei valutare quanto concretamente sia realizzabile. I sacerdoti che non vogliono celebrare con il rito romano antico si richiameranno alla straordinarietà del rito (prevedo lavoro per gli studiosi di morale!).
Il problema non è il rito usato per il culto ma la formazione dei chierici. Negli ultimi 40 anni anche il Magistero ha risentito del presupposto linguistico tralasciando solvente la chiarezza e l'obbligazione.
 
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emmanuele brambilla
view post Posted on 11/7/2007, 11:05     +1   -1




Messa in latino, critiche da un vescovo, domande dagli ebrei

di Silvia Aloisi

CITTA' DEL VATICANO (Reuters) - Il decreto di Papa Benedetto che facilita la celebrazione della messa in latino, se da un lato piace ai tradizionalisti inquieta numerosi cattolici e suscita richieste di chiarimenti da una parte della comunità ebraica.

Il "motu proprio" pubblicato ieri è stato presentato da Benedetto XVI come un gesto di riconciliazione e di unità davanti alle divisioni che animano la Chiesa, ma per alcuni la decisione rimette in discussione le riforme introdotte negli anni 60 che sostennero la messa nelle lingue locali per favorire la comprensione con i non cattolici.

"Ho un nodo alla gola e non riesco a tratenere le lacrime... Sto vivendo il momento più triste della mia vita di sacerdote, di vescovo e di uomo", ha detto monsignor Luca Brandolini, membro della Commissione liturgica della Cei, in un'intervista al quotidiano la Repubblica.

"E' un giorno di lutto, non solo per me, ma per i tanti che hanno vissuto e lavorato per il Concilio Vaticano II. Oggi è stata cancellata una riforma per la quale lavorarono in tanti, al prezzo di grandi sacrifici, animati solo dal desiderio di rinnovare la Chiesa".

In una lettera ai vescovi ieri il Papa ha respinto le critiche che le nuove norme possano dividere i cattolici e rovesciare le riforme del Concilio Vaticano II (1962-1965).

Alcuni rappresentanti della comunità ebraica hanno duramente criticato il "motu proprio" e chiesto chiarimenti sulla presenza nel messale di una preghiera per il Venerdì Santo che chiede la conversione degli ebrei.

"Penso che ci sono alcuni che lo interpretano in modo estremamente allarmistico", ha detto a Reuters il rabbino David del Comitato ebraico americano (Ajc).

"Questo non significa che non ci siano cose che richiedano un chiarimento ma non c'è dubbio sull'impegno di Papa Benedetto ad avere relazioni rispettose con il popolo ebraico".

Il rappresentante dell'Ajc a Roma, Lisa Palmieri-Billig, ha fatto notare che il testo è ambiguo sulla questione.

"Trovo difficile credere che il Papa possa autorizzare la preghiera del Venerdì Santo, sarebbe un errore di comunicazione", ha commentato Palmieri-Billig. "La conversione è un tema molto sensibile per gli ebrei e se la preghiera sarà consentita, sarà un passo indietro rispetto al dialogo".

Il cardinale francese Jean-Pierre Ricard, che lo scorso anno invitò a non accogliere le richieste dei tradizionalisti sulla messa in latino, ha detto ieri che la preghiera potrebbe essere modificata se crea difficoltà con la comunità ebraica.

Il Papa oggi non ha citato il "motu proprio" nella benedizione dell'Angelus e si ritirerà sulle Dolomiti domani per le sue vacanze estive.

Il Vaticano diffonderà un altro testo domani in cui, secondo i media, dichiarerà che il cattolicesimo è l'unica vera chiesa di Cristo, una dichiarazione che potrebbe irritare i protestanti.

-- hanno collaborato Tom Heneghan a Parigi, Avida Landau a Gerusalemme


© Reuters 2007. Tutti i diritti assegna a Reuters.
 
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Raimundus
view post Posted on 11/7/2007, 11:56     +1   -1




Né dividere né mortificare

Se il latino torna per arricchire


Carlo Cardia

Il cristianesimo non conosce una lingua sacra, perché ogni parola e ogni lingua è santa quando si rivolge al Signore. L'universalità della Chiesa si fonda anche sull'universalità del linguaggio di ciascun uomo, perché la preghiera viene dall'intimo della coscienza e si esprime nei modi e nelle forme che sono elaborati nella storia, ed è diretta a Dio che unifica tutto il genere umano.
Si può leggere in questo quadro la decisione di Benedetto XVI che con il Motu proprio Summorum Pontificum permette la celebrazione della liturgia, quale forma più alta di preghiera, secondo il rito latino tradizionale senza alcune limitazioni del passato.
La lingua classica torna ad avere un suo posto nei riti liturgici, per il clero, per i fedeli, senza per questo contrapporsi alle lingue nazionali, ma si unisce ad esse per rispondere a quell'esigenza di pluralismo che la Chiesa ha sempre tenuto in considerazione e che oggi si manifesta nella polifonia dei cristiani di tutto il mondo.
Può crescere l'armonia nelle diverse componenti della Chiesa. Una armonia fondata sulla possibilità di pregare secondo la sensibilità culturale, e linguistica, di ciascuna comunità, e di ciascun fedele. Si completa la polifonia del popolo di Dio con una lingua, come quella latina, che non appartiene al passato ma testimonia un cammino e una cultura che sono propri dell'Europa, dell'Occidente, di tanti altri popoli. Si arricchisce il rapporto con altre comunità cristiane che nel latino vedono il deposito religioso e umanistico che ha contribuito ad edificare e diffondere la Chiesa.
Quindi il latino torna non per dividere ma per unire e arricchire. La riforma di Benedetto XVI unisce la comunità cristiana perché nessuno si deve sentire, neanche indirettamente, mortificato per una sensibilità che avverte interiormente. La arricchisce perché conferma che il suono della preghiera, e della liturgia, non cambia secondo il suono delle parole e della lingua nelle quali viene pronunciata.
Chi recita il Pater noster, sa che esso (in latino, in italiano o altra lingua) ha lo stesso suono dell'invocazione a Dio per accostarsi a lui e manifestargli i bisogni più profondi dell'uomo, perché è il suono dell'interiorità e della confidenza non quello della grammatica o della sintassi. Il Papa conferma oggi che ogni lingua del mondo è degna e meritevole di rivolgersi a Dio e di elaborare preghiere, e tra tutte le lingue, anche il latino ha una sua legittimità cresciuta nella storia dell'umanità e della Chiesa, nell'interiorità di tanti fedeli.
Forse sentiremo ripetere da qualche parte osservazioni critiche, di tipo sociologico o politologico, che cercheranno nel Motu Proprio di Benedetto XVI motivazioni e finalità nascoste, o interpreteranno l'innovazione in termini di conservatorismo culturale. A queste osservazioni si potrebbe rispondere che, tra gli effetti indotti della riforma, ci sarà anche quello di salvare la lingua latina dal definitivo declino. Ma sarebbe una risposta povera. È meglio dire, con tutta franchezza, che le osservazioni profane sulla lingua della liturgia, fuori della comprensione di ciò che è la preghiera, non hanno senso, sono estranee alla nostra materia.
La nostra materia riguarda tutti coloro che sanno, o vogliono, o desiderano, pregare e accostarsi alla liturgia cristiana. Per costoro, usare la lingua italiana, la lingua della propria nazione e del proprio popolo, o celebrare la Messa in latino risponde allo stesso identico bisogno di avvicinarsi a Dio, di colloquiare con lui, di interrogarsi nella propria intimità, di cercare una dimensione più alta e insieme vicinissima all'uomo.



Avvenire
 
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Kajetan
view post Posted on 11/7/2007, 11:59     +1   -1




Mons. Luca Brandolini: onestamente mi dispiace che un liturgista (tale nel 1960, quindi PRIMA del nuovo Messale...) dica qualcosa del genere, però ognuno ha diritto alla propria opinione...
Ebrei: ricordo a tutti che le preghiere per la conversione dei fratelli ebrei sono presenti anche nella liturgia moderna (anche se la quasi totalità è "celata" sotto forma di preghiera dei fedeli). Non è certo un rito diverso ad aumentare o diminuire la nostra speranza che gli ebrei possano aprire le braccia a Cristo :)
 
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Raimundus
view post Posted on 11/7/2007, 12:04     +1   -1




Noi preghiamo perché si convertano (e quindi si salvino), loro ci lanciano quotidianamente delle maledizioni.
 
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TotusTuus
view post Posted on 11/7/2007, 12:13     +1   -1




La solita disinformazione per screditare il rito romano antico...Il maligno si agita...!
 
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Guido Ferro Canale
view post Posted on 11/7/2007, 13:24     +1   -1




Ah, sono ancora in uso le maledizioni contro i Nazareni?
Lo temevo.
Dialogo a senso unico. Un classico.
Biritualismo: la Fraternità S. Pietro si è trovata ad affrontare problemi seri, su cui Unavox riferisce ampiamente, proprio perchè c'erano alcuni suoi Sacerdoti che celebravano - non so quanto di frequente - con il Messale di Paolo VI.
Ora, è evidente che la celebrazione abituale secondo il NO è di per sè incompatibile con la permanenza all'interno di un istituto la cui ragion d'essere sia l'incremento della Liturgia antica; Sacerdoti di tal fatta si troverebbero meglio altrove, p.es. - non me ne voglia Totus - presso la Fraternità della SS.ma Vergine Maria, che non nutre preferenze per l'uno o l'altro rito, ma coltiva, in tutti i suoi membri, l'amore per i Santi Misteri e l'ars celebrandi, di cui i riti - se mi consentite l'espressione - sono i diversi stili, quasi rifrazioni differenti dell'unica, luminosa Bellezza.

Ciò detto: giusto non escludere a priori che un Sacerdote degli istituti "Ecclesia Dei" possa celebrare secondo il NO (magari in privato, specularmente a quanto previsto per la "forma straordinaria"), ma sarebbe preferibile dettare norme ben precise. Che ne so: vada pure alla Messa crismale, ma celebri con il NO - almeno cum populo - solo se non ci sia altro sacerdote, che, al di là di ogni altra considerazione, dovrebbe conoscere, e quindi celebrare, meglio il rito di Paolo VI.
Meglio ancora sarebbe incardinarli tutti in una Prelatura personale... ma questo è un altro discorso.

Guido
 
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TotusTuus
view post Posted on 11/7/2007, 14:03     +1   -1




CITAZIONE
Sacerdoti di tal fatta si troverebbero meglio altrove, p.es. - non me ne voglia Totus - presso la Fraternità della SS.ma Vergine Maria

E chi ha mai sostenuto il contrario? :blink: Tutti i sacerdoti dovrebbero celebrare sia il rito antico che quello di Paolo VI.
 
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Guido Ferro Canale
view post Posted on 11/7/2007, 14:35     +1   -1




Infatti.
E questa è la ragione per cui intendo puntare sui Seminari ed espugnarli uno per uno.

Guido
 
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TotusTuus
view post Posted on 11/7/2007, 14:37     +1   -1




:blink: :wacko: :huh:
 
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Guido Ferro Canale
view post Posted on 11/7/2007, 14:52     +1   -1




Sai meglio di me che, per la maggior parte, sono roccheforti progressiste, no?
Esigo che i Seminaristi apprendano l'ars celebrandi secondo entrambe le forme del rito romano!
(Tanto più che le mille lacune normative del Novus Ordo, per diritto comune, vanno colmate attingendo sal vecchio).
Copio e incollo la lettera di un mio amico - con consulenza giuridica mia - al Card. Hoyos; l'ho già postata, ma non ricordo dove...





Sua Eminenza Reverendissima
Cardinale Dario Castrillon Hoyos
Presidente della Pontificia Commissione
“Ecclesia Dei”
Palazzo della Congregazione per la Dottrina della Fede
Piazza Sant’Uffizio 11
00120 Roma ( S.C.V.)



Oggetto: Motu Proprio “Summorum Pontificum cura” dubbi circa gli articoli 4 e 5

Eminenza Reverendissima

Ho appena finito di leggere il testo del Motu Proprio in oggetto , finalmente pubblicato su Vatican .va . Quasi non riesco ad esprimere la commozione , la gioia e la gratitudine che accendono di trasporto il mio cuore ad ogni parola del Santo Padre;e tuttavia l’esultanza del cuore non ottenebra il raziocinio , sicchè questa prima lettura ha suscitato in me alcuni dubbi interpretativi per la cui soluzione , che non mi è parsa intuitiva , ho pensato bene di ricorrere alla Paternità vostra , vista anche l’importanza del provvedimento citato per la Chiesa Universale.

• “ Art. 4. Ad celebrationes sanctae Missae de quibus supra in art. 2 admitti possunt, servatis de iure servandis, etiam christifideles qui sua sponte id petunt .” Poiché nessuna nota individua le disposizioni cui rinvia l’inciso evidenziato , non mi riesce di comprendere quali formalità siano richieste per la manifestazione della volontà dei fedeli: la regola generale in dubiis abrogatio non praesumitur porterebbe a credere che , sul punto , restino in vigore le prescrizioni del Motu Proprio “Ecclesia Dei” ( raccolta nominativa di firme) in quanto compatibili. Tuttavia ,atteso il sommo rilievo pratico della questione , sarebbe quanto mai opportuno un chiarimento ufficiale nelle forme dell’interpratazione autentica .
• “ Art. 5, § 1. In paroeciis, ubi coetus fidelium traditioni liturgicae antecedenti adhaerentium continenter exsistit, parochus eorum petitiones ad celebrandam sanctam Missam iuxta ritum Missalis Romani anno 1962 editi, libenter suscipiat. Ipse videat ut harmonice concordetur bonum horum fidelium cum ordinaria paroeciae pastorali cura, sub Episcopi regimine ad normam canonis 392, discordiam vitando et totius Ecclesiae unitatem fovendo.
Il dubbio qui verte sui requisiti in base ai quali un coetus fidelium possa dirsi continenter exsistens .Da un lato , infatti , l’espressione impiegata nel testo appare più ampia di Christifidelium consociationes , sicchè non sarebbe necessaria la costituzione di una vera e propia associazione di fedeli a norma del CJC ; dall’altro , però , questa scelta interpretativa fa sorgere il dubbio su quali mezzi possano dimostrare sia l’esistenza del coetus sia la sua stabilità . Mi chiedo in particolare se , per analogia , possa intendersi richiamata anche qui la già citata raccolta di firme del Motu Proprio “Ecclesia Dei” quanto all’esistenza ; e se la stabilità possa presumersi in base al regolare compimento di atti giuridici da parte dello stesso coetus .
Inoltre , chiedo se quanto ad eventuali ricorsi amministrativi valga il can. 1737 e, ricorrendone i presupposti, l’interpretazione autentica del 29 Aprile 1987 dove appunto si parla di Christifidelium Coetus.

Fiducioso nella solerzia della Paternità Vostra , la ringrazio fin d’ora per il responso chiarificatore , mi chino in spirito al bacio del sacro anello e le porgo i più ampi segni della mia particolare devozione nel Signore.

 
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TotusTuus
view post Posted on 11/7/2007, 15:00     +1   -1




CITAZIONE
Sai meglio di me che, per la maggior parte, sono roccheforti progressiste, no?
Esigo che i Seminaristi apprendano l'ars celebrandi secondo entrambe le forme del rito romano!

Buona battaglia....
 
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242 replies since 6/7/2007, 23:40   3500 views
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